Attilio Fontana, il piano segreto del governo e il tecnico della Regione Lombardia che lo ha scritto

di Mario Neri

Pubblicato il 2020-04-22

Il governatore della Lombardia ha un diavolo per capello stamattina e non ha paura di dirlo chiaro e forte: “Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più” (cit.). Con cosa, di preciso? Ma con il piano segreto sul Coronavirus che il governo gli avrebbe nascosto, come ha letto ieri sul Corriere della Sera: …

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Il governatore della Lombardia ha un diavolo per capello stamattina e non ha paura di dirlo chiaro e forte: “Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più” (cit.). Con cosa, di preciso? Ma con il piano segreto sul Coronavirus che il governo gli avrebbe nascosto, come ha letto ieri sul Corriere della Sera:

Il governo era al corrente dei rischi della pandemia ma li ha tenuti segreti. L’ha detto il direttore generale del ministero della Sanità, Urbani, parlando di un piano riservato. Sono rivelazioni gravissime: è la verità? L’Italia e la Lombardia hanno il diritto di sapere. Chiedo #chiarimenti al presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

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Ora, sorvoliamo per carità di patria sul fatto che nello status c’è un sacco di gente che gli dice che sembra che stia cercando di buttarla in caciara e di cambiare discorso, come gli succede di fare piuttosto spesso, rispetto all’ecatombe di morti in Lombardia e alle storie sulle RSA che man mano vengono fuori.

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E invece, visto che la fonte di Fontana è il Corriere, lo invitiamo a leggere il pezzo di oggi sul piano segreto del governo: dice una cosa molto interessante nel finale.

La prima versione dell’analisi, poi aggiornata fino al 4 marzo, è del 12 febbraio ed è stata presentata anche al Comitato tecnico scientifico «per il necessario approfondimento». In quei giorni in Italia c’erano solo tre casi «tutti importati dalla Cina» e in quella fase, puntualizza la nota del ministero, tutti i lavori del Comitato si sono svolti «in forma riservata». Quelle 60 pagine hanno orientato le scelte del governo, contribuendo «alla definizione delle misuree dei provvedimenti adottati a partire dal 21 febbraio», dopo la scoperta dei primi focolai italiani.

La nota ufficiale non lo dice, ma tra le pagine più allarmanti del documento ci sono quelle che stimano la necessità di posti letto in rianimazione e terapia intensiva. Posti che, nella fase in cui l’emergenza ha raggiunto il picco, gli ospedali italiani non avevano a sufficienza. Anche per questo il ministro Speranza ha deciso che lo studio dovesse restare segreto: «Non si possono comunicare con leggerezza cose tanto delicate in una situazione drammatica».

Tra gli estensori del piano figura anche un tecnico della Regione Lombardia, l’area del Paese che più ha dovuto avvalersi delle raccomandazioni contenute in quelle pagine. Adesso che il virus ha rallentato, il ruolo dello studio si è in parte svuotato. Perché tutti i protocolli sono stati attuati e perché non contiene indicazioni sulla fine del lockdown.

E insomma, davvero pare che le cose succedano sempre all’insaputa di Fontana, eh?

Leggi anche: Le balle di Attilio Fontana al Corriere della Sera su RSA e zone rosse

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