Pensioni, per il governo l’uscita a 62 anni costa troppo

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-01-13

Il problema era ed è sempre lo stesso: i costi. Già all’epoca del governo Gentiloni quota 41 era stata scartata perché costosissima. E qualcuno — tra governo e Pd — considera anche la controproposta del sindacato (che pure contempla quota 41) infattibile per via dei costi

article-post

Ieri abbiamo parlato del piano dei sindacati per le pensioni che prevede l’uscita a 62 anni. Oggi arriva lo stop del governo: a parole tutti vogliono risolvere lo scalone di Quota 100 e riscrivere la Fornero. Ma quando si passa ai fatti, Italia Viva insiste per cancellare Quota 100, difesa dagli altri. E non disdegna le proposte più forti, come quella di Brambilla — già consigliere della Lega — di ricalcolare con il contributivo gli assegni di chi vuole uscire prima, a 64 anni con 36 o 38 di contributi. Spiega Valentina Conte su Repubblica:

Il problema era ed è sempre lo stesso: i costi. Già all’epoca del governo Gentiloni quota 41 era stata scartata perché costosissima. E qualcuno — tra governo e Pd — considera anche la controproposta del sindacato (che pure contempla quota 41) infattibile per via dei costi. Scasserebbe i conti del Paese, si ragiona. Sia come sia, il tema è sentito. «Diciamo stop a Quota 100 subito, per evitare di alimentare aspettative tra i lavoratori che nel 2021 si tradurranno in una corsa insostenibile all’uscita», ragiona Luigi Marattin, deputato di Iv. «Non è accettabile dimezzare l’anzianità contributiva e abbassare l’età addirittura a 62 anni, come propongono i sindacati. Ma certo i lavori non sono tutti uguali. Rivediamo allora l’Ape sociale, allarghiamola, rendiamola strutturale per consentire la giusta flessibilità a chi ne ha bisogno. Un operaio non può essere trattato al pari di un dirigente».

pensione 62 anni 1

Tommaso Nannicini, senatore pd, pensa invece che un compromesso sia possibile giocando sulle quote. Il suo disegno di legge propone un’uscita a 64 anni con 20 di contributi, ma ricalcolo contributivo. «Se vuoi la flessibilità, la paghi», dice. Propone anche «una super Ape rafforzata a quota 92 — 62 anni e 30 di contributi — per le fasce deboli». Oltre a «una pensione contributiva di garanzia per i giovani e una pensione di cura per le donne con sconti contributivi per i figli o il lavoro di assistenza». Stefano Fassina, deputato di Leu invita a guardare «non solo alla sostenibilità dei conti, ma anche a quella sociale».

Leggi anche: Pensioni, le soluzioni per l’uscita nel 2020

Potrebbe interessarti anche