A chi spetta la pensione di cittadinanza

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-08-17

I conti di grillini e leghisti tornano a fatica: il rischio è che le pensioni d’oro non diano abbastanza risorse. Il nodo ISEE

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La Lega e il MoVimento 5 Stelle sono ancora a caccia del giusto schema per “ricalcolare” la parte retributiva delle pensioni superiori ai 4mila euro netti al mese, per portare a casa così i 500 milioni utili per alzare le pensioni più basse in quella che con poca fantasia è stata ribattezzata pensione di cittadinanza.

A chi spetta la pensione di cittadinanza

A Ferragosto il capogruppo della Lega Riccardo Molinari ha ammesso che nella proposta controfirmata insieme al collega grillino Francesco D’Uva c’era qualcosa che non andava, visto che il testo però non parla di ricalcolo dell’assegno in base ai contributi versati ma di taglio proporzionale all’anticipo del pensionamento, causando un cortocircuito evidente negli effetti ottenuti. Ora i leghisti caldeggiano la proposta di Alberto Brambilla che prevedeva un prelievo triennale sugli assegni da 2mila euro lordi tra i 5 e i 7 euro al mese per reperire fino a 1,5 miliardi. Un nuovo confronto è previsto dopo il 20 agosto per trovare una soluzione da presentare a settembre.

pensione di cittadinanza a chi spetta
A chi spetta la pensione di cittadinanza (Il Sole 24 Ore, 17 agosto 2018)

La pensione di cittadinanza che porta a 780 euro netti al mese il conquibus dai 500 della pensione minima dovrebbe costare intorno ai 4,2 miliardi per 3 milioni e 430mila pensionati con più di 65 anni. Ma ci sono altri conti da fare, come quelli che oggi accenna il Sole 24 Ore:

Poiché la pensione “di cittadinanza” sarà sicuramente soggetta alla prova dei mezzi (Isee entro una certa soglia) consideriamo i pensionati e non le singole pensioni poiché potrebbero essere sotto i 780 euro anche soggetti che sommano più trattamenti minimi. La stima sui costi delle nuove pensioni “di cittadinanza” è invece di Tabula, la società di consulenza di Stefano Patriarca, ed è prudenziale come detto, poiché non si conoscono le articolazioni effettive del provvedimento e si parte dal presupposto che solo 1,7 milioni di quella platea abbia un reddito complessivo inferiore ai 780 euro.

Si tratterebbe di 814mila soggetti che già godono delle maggiorazioni sociali, e che avrebbero bisogno di un incremento di 101 euro netti al mese per raggiungere la soglia “di cittadinanza” (costo 1,1 miliardi) e 886mila pensionati senza maggiorazioni sociali, per i quali l’addendum necessario per allinearsi a 780 euro è di 270 euro al mese (3,1 miliardi l’anno). «Al netto degli aspetti finanziari e dunque della sostenibilità dell’operazione – dice Patriarca – bisogna considerare sia le interazioni con il Reddito di inclusione, sia gli effetti perequativi, perché appena sopra la soglia di cittadinanza ci sono pensionati che hanno una pensione previdenziale molto bassa frutto di una vita di contributi, e non in tutti i casi anche le nuove 14esime sarebbero in grado di differenziare equamente le posizioni».

La pensione di cittadinanza dovrebbe entrare nella prima legge di bilancio gialloverde. Il rischio è però che le pensioni d’oro non diano abbastanza risorse. A quel punto bisognerà cambiare qualcosa nella platea.

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