«Il PD con Marino ha sbagliato»

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-06-28

Luciano Nobili, deputato renziano, in un’intervista al Foglio fa autocritica sul destino del sindaco cacciato dal notaio. E gli eletti dell’epoca partono all’attacco

article-post

Luciano Nobili, renzianissimo deputato romano e punto di riferimento della corrente dell’ex segretario in città, ha rilasciato oggi un’intervista al Foglio che sta movimentando la giornata all’interno del Partito Democratico romano. Il pezzo, firmato da Salvatore Merlo, è molto interessante fin dall’inizio, visto che esordisce con un “Col senno di poi credo che con Marino sbagliammo”. E prosegue in modo ancora più interessante: “Credo che da quel giorno, e nei mesi a seguire, si sia consumata una frattura con una parte della città”.

«Il PD con Marino ha sbagliato»

Il riferimento, chiarissimo, è alla vicenda che si concluse con l’ordine di andare a dare le dimissioni dal notaio dato dal partito ai consiglieri dell’Assemblea Capitolina. Una scelta che allora portò alla caduta del sindaco Ignazio Marino e che non portò fortuna al Partito Democratico da Roma, che poi dovette assistere alla tremenda scoppola elettorale di Virginia Raggi a Roberto Giachetti e recentemente ha visto vincere nei municipi III e VIII i candidati alternativi a quelli designati dallo stesso partito.

luciano nobili ignazio marino

Ma in cosa sbagliò esattamente il PD secondo lui? Nobili lo spiega meglio: “La sera del biliardino dicemmo che si doveva salvare Marino a tutti i costi.E solo dopo pochi mesi decidemmo invece di mollarlo. Mi rendo conto che in quei giorni non siamo stati comprensibilissimi. Tuttavia va tenuto conto di un fatto, della complicazione del momento, della pressione mediatica, dei troppi pasticci del sindaco. Certo una cosa è indiscutibile, il prezzo del fallimento di Marino lo stiamo pagando ancora oggi”. L’errore quindi non è stato cacciare Marino, ma mandare messaggi contraddittori prima confermandolo e poi cacciandolo qualche tempo dopo. La “sera del biliardino” che rievoca Nobili è invece quella in cui l’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi si presentò alla Festa dell’Unità insieme a Matteo Orfini, Luca Lotti ed altri fedelissimi prima per discutere del sindaco di Roma e poi per godersi una partita a calcio-balilla.

La polemica nel Partito Democratico romano

La frase in ogni caso deflagra nel Partito Democratico romano mentre si scaldano i motori per l’assemblea e per il congresso (e Zingaretti è in pole position). Gli ex consiglieri capitolini del Pd Gianni Paris, Antonio Stampete, Dario Nanni, Erica Battaglia, Maurizio Policastro e Cecilia Fannunza fanno girare una lunghissima nota in cui puntano il dito su Nobili, «che non solo candidamente ammette il suo personale errore di aver preso una decisione sbagliata, ma omette anche di chiedere scusa a quella classe dirigente eletta democraticamente e obbligata a consegnare ad un notaio le sorti del loro destino e di Roma e soprattutto omette di chiedere scusa ad una città, appunto, che oggi paga un prezzo altissimo in termini di qualità della vita per un’Amministrazione pentastellata incapace e bugiarda. Il ‘senno di poi’ è facile esternarlo peraltro quando si siede oggi sugli scranni del Parlamento, il premio giusto per chi non difese e non sostenne un pezzo di classe dirigente di allora infangata da un clima offensivo e dall’accusa pesantissima di essere mafiosa».

marco miccoli marino

Ma anche Fabrizio Panecaldo, ex capogruppo PD in Campidoglio, ci va giù pesante: “Nobili forse dimentica il clima di terrore di quei giorni, l’aria pesante, la mancanza di sostegno da parte del Partito a tutti noi. Dimentica anche il nostro ingiusto isolamento e le ferite che lui oggi con leggerezza riapre. Non era d’accordo neanche ad andare in Aula, come io stesso ed altri almeno chiedemmo. Non si preoccupo’ di nulla, se non di alimentare su di noi – sopravvissuti – altro disonore. Chieda scusa a tutti noi. Chieda scusa a Roma”. A parlare anche  la consigliera capitolina Valeria Baglio – che disse pubblicamente che la decisione del notaio fu presa dal partito – insieme alla “regionale” Valentina Grippo: “”Fa piacere che si arrivi a una riflessione attesa da tre anni su un passaggio delicato della storia di questa città e della storia del Partito Democratico. Anche se solo su un quotidiano, seppure autorevole e stimabile, e non nelle sedi di partito come chiediamo da tempo, oggi il deputato Nobili fa mea culpa delle decisioni prese nei giorni che portarono alla caduta di Ignazio Marino. In quei giorni, anche se schiacciate tra il clima offensivo dove tutti sembravano colpevoli, e l’umiliazione di non essere ascoltate dal proprio sindaco e dal proprio partito, eravamo fra coloro che fino all’ultimo hanno sperato ci fosse un dialogo, che non hanno mai chiuso la porta al confronto vero e che hanno mandato sempre messaggi costruttivi al proprio Partito, a ogni livello”.

Il PD e Zingaretti

Al coro di critiche si accoda anche l’ex deputato Marco Miccoli, ma il punto è che arrivano in un momento particolarmente difficile del Partito Democratico romano e nazionale. Dopo la batosta rimediata alle amministrative, bis delle politiche, è cominciato il movimento di truppe intorno all’assemblea del 7 luglio, che dovrebbe decidere di aprire la fase congressuale. E infatti dall’inizio della settimana si sono moltiplicate le iniziative di chi si sente in corsa: l’ex ministro Carlo Calenda ha presentato sul Foglio il suo progetto per andare oltre il PD con il Fronte Repubblicano; Zingaretti ha radunato a Roma i sindaci dell’Alleanza del Fare, decisivi per la sua rielezione in Regione Lazio, e ha ricevuto l’endorsement di Andrea Orlando e di Paolo Gentiloni.

luciano nobili

Nel frattempo Orfini è andato all’attacco di Gentiloni e Minniti così come dell’idea di coalizione allargata che ha portato alla vittoria Zingaretti nel Lazio e i due presidenti nei municipi III e VIII; nel mezzo, i renziani non hanno ancora fatto sapere se intendono appoggiare una candidatura per la segreteria, anche se lo stesso Orfini faceva sapere che ci saranno “altri candidati” oltre a Zingaretti. Le frasi di Nobili su Marino gettano sale sulle ferite e benzina sul fuoco di un dibattito che però gli elettori rischiano di non capire.

EDIT: Una dichiarazione di Orfini: “Leggo un dibattito surreale innescato da un articolo de Il Foglio. Ci tengo a ribadire quello che ho sempre detto in questi anni: la scelta di porre termine all’esperienza Marino dopo che l’ex sindaco ritirò le dimissioni che aveva presentato fu mia. Solo ed esclusivamente mia. Non consultai nessuno se non i consiglieri comunali e gli assessori del Pd chiedendo loro di seguire quella indicazione”. Così in una nota Matteo Orfini, presidente del Pd. “Dal giorno dopo li ho sempre difesi dagli attacchi strumentali che subirono e intendo farlo anche oggi, nonostante alcune ricostruzioni piuttosto creative. Perché allora fecero la cosa giusta, ponendo termine a una esperienza amministrativa inadeguata. A due anni di distanza ritengo che la scelta di mandare via un sindaco inadeguato e – stando alle sentenze di secondo grado della magistratura – disonesto fosse l’unica scelta possibile in un partito serio”, spiega. “Aggiungo che rimpiangere il partito di allora, travolto dagli arresti e dagli scandali, è forse utile a qualche reduce ma non mi pare granché costruttivo, né tantomeno opportuno in un momento in cui purtroppo il tema della corruzione torna al centro dell’attenzione nella nostra città. Furono scelte difficili – aggiunge – ma se oggi il Pd è guidato da un nuovo gruppo dirigente, che in due anni lo ha riportato ad essere primo partito in città quando avrebbe rischiato l’estinzione a causa di Mafia capitale e del fallimento amministrativo di Marino, è la dimostrazione che quelle scelte difficili e dolorose furono indispensabili a salvare il Pd”, conclude Orfini.

Leggi sull’argomento: Partito Democratico, arrivato al capolinea?

Potrebbe interessarti anche