PD, Orfini all’attacco di Gentiloni e Minniti

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-06-26

Qualcosa si muove nel Partito Democratico, e si capisce da come le correnti si stanno schierando. Mentre Nicola Zingaretti convoca gli amministratori del Lazio per indicare il modello che ha vinto in Regione come quello a cui deve guardare il PD, anche il presidente Matteo Orfini si muove in attesa dell’assemblea del 7 luglio. E decide …

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Qualcosa si muove nel Partito Democratico, e si capisce da come le correnti si stanno schierando. Mentre Nicola Zingaretti convoca gli amministratori del Lazio per indicare il modello che ha vinto in Regione come quello a cui deve guardare il PD, anche il presidente Matteo Orfini si muove in attesa dell’assemblea del 7 luglio. E decide di attaccare Paolo Gentiloni (e Marco Minniti) proprio mentre altri (come Calenda) lo consideravano il prossimo segretario del Partito Democratico. Già subito dopo le elezioni Orfini aveva detto che la cosiddetta popolarità del governo Gentiloni era un effetto ottico, visto che poi le elezioni avevano visto sconfitte clamorose nei collegi come quella di Minniti. In un’intervista pubblicata sul Manifesto e ripresa sul suo sito, Orfini chiarisce meglio il suo pensiero usando l’argomento dell’immigrazione:

Una delle scelte che hanno determinato la nostra sconfitta. Abbiamo sdoganato la lettura del fenomeno migratorio delle destre. Lo dico da tempo, da quando abbiamo cominciato a chiederci `quanti ne arrivano` anziché `perché partono`, una lettura che poi ci ha portato a dichiarazioni allucinanti, tipo che la democrazia è messa a rischio dagli sbarchi e non dalle mafie o dall’esclusione sociale. Qualche giorno fa Gentiloni ha rivendicato la diminuzione degli sbarchi dicendo che `abbiamo fatto fare meno affari agli scafisti`.

Falso: gli scafisti hanno riconvertito le attività e si sono messi a gestire lager e vendere schiavi. È accettabile da una forza di sinistra? Secondo me no. C`è chi si sorprende che il 60 per cento dia ragione a Salvini. A me sembra un miracolo che il 40 ancora no, nonostante il silenzio anche nostro. L`Espresso ha pubblicato un`inchiesta in cui si dice che questi lager sono stati costruiti su sollecitazione e forse finanziamento dei servizi. Sarebbe allucinante, appena ci sarà il Copasir mi occuperò di segnalare la questione.

matteo orfini

L’obiettivo di Orfini però è anche quello di affossare Zingaretti, del quale dice che ha vinto perché la destra è arrivata divisa (Parisi e Pirozzi erano entrambi candidati insieme a Roberta Lombardi) e segnala che il punto non è l’allargamento della coalizione di centrosinistra (a LeU, sottinteso) perché rincorrere il ceto politico non serve: serve conquistare i voti dei cittadini.

matteo orfini giuditta pini 1

E infatti una deputata a lui storicamente molto vicina, Giuditta Pini, è ancora più chiara: critica anche lei sulla scia di Orfini la politica di Minniti, ma soprattutto dice che non c’è bisogno né di una nuova En Marche – bocciando così la possibilità di un “partito di Renzi” – né, ed è quello che le interessa di più, “una segreteria composta dall’ex governo”.

matteo orfini giuditta pini

E allora il progetto qual è? Nell’intervista al Manifesto Orfini precisa che non gli piace nemmeno il progetto di Calenda: “La soluzione non sono le coalizioni larghe fatte a prescindere: le abbiamo fatte alle amministrative, non hanno vinto. Il problema è più profondo. No. E lo dico nel momento di massima debolezza del Pse. Non ci ridaremo un orizzonte europeo sommando tutto ciò che non è populismo xenofobo. Se si vuole rilanciare davvero il centrosinistra non serve una grande coalizione Ppe-Pse. Serve lavorare a un soggetto europeo che vada da Macron a Tsipras”. D’altronde Calenda è stato criticato anche da Luciano Nobili, renzianissimo esponente di primo piano del PD romano. Insomma, gli schieramente sono chiari. E sono sempre gli stessi. Come se il 4 marzo non fosse mai arrivato.

Leggi sull’argomento: Le fregnacce di Manlio Di Stefano sui migranti al Consiglio d’Europa

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