Il PD diviso tra Fronte Repubblicano e terrore del voto

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-05-30

Calenda getta sul tavolo la carta della disperazione: nuova lista e nuovo simbolo per correre alle elezioni contro “il sovranismo anarcoide”. Cosa può andare storto e perché ci sarebbe bisogno di darsi una mossa

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Il ministro Carlo Calenda in un’intervista al Corriere della Sera getta sul tavolo la carta della disperazione: un Fronte Repubblicano che raggruppi tutta la sinistra e il centro intorno all’idea della difesa dell’Europa e dell’euro, “coinvolgendo tutte quelle forze della società civile e tutti quei movimenti politici che vogliono unirsi per salvare il Paese dal sovranismo anarcoide di Di Maio e Salvini”.

Il PD diviso tra Fronte Repubblicano e terrore del voto

Questo fronte, sostiene Calenda, dovrebbe essere guidato dall’attuale presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e avere una lista e un altro simbolo rispetto a quello del Partito Democratico. Un’idea molto simile a quella che aveva cominciato a tratteggiare Matteo Renzi nei giorni scorsi e che ad oggi sembra l’unica via di sbocco per la crisi speculare a quella di governo che involve l’Italia da tre mesi. Ovvero quella del Partito Democratico, coinvolto in una situazione di stasi cristallizzata dall’ultima Assemblea del Partito Democratico e dall’ennesima prova di comicità del Reggente che non conta niente, che due giorni fa al mattino ha annunciato la fiducia al governo del presidente guidato da Carlo Cottarelli e nel pomeriggio è stato smentito dai suoi capigruppo e ha innestato la retromarcia fino ad arrivare all’astensione.

maurizio martina pd

Ma se Maurizio Martina è il lato “Coccolino” della storia tragica del Partito Democratico, dall’altro è stata l’intemerata del renziano Andrea Marcucci al Senato sul voto a luglio a offrire un ulteriore appiglio alla Trattativa Stato-Lega-M5S sul Grande Ritorno del governo gialloverde. La prospettiva di un governo in carica – si fa per dire, visto che nessuno o quasi voterà la fiducia – soltanto per pochi mesi ha contribuito a orientare il Quirinale e l’incaricato verso un rallentamento dei tempi in attesa che qualcun altro decida qualcosa d’altro. Il voto a luglio dal punto di vista del Partito Democratico fa cogliere una serie di opportunità: le liste blindate con scarse possibilità di intervento da parte dell’opposizione che si è coagulata intorno a Martina da una parte e un Gentiloni ancora in carica che quindi, purtroppo, sarebbe impossibilitato a guidare il Fronte repubblicano come proponeva Calenda.

Il Fronte Repubblicano a inviti

La lettura delle scelte del PD con la convenienza delle scelte tra le correnti, secondo i DEM, è miope e quasi diffamatoria nei confronti del partito. Il Fronte Repubblicano avrebbe comunque una partenza in salita con un veto nei confronti di Berlusconi e Forza Italia, che però appare il minimo necessario per non finire nelle polemiche che hanno causato l’emorragia di voti negli anni scorsi. E Liberi e Uguali? L’ex segretario, racconta Repubblica, preferisce non sbilanciarsi e nutre parecchi dubbi al riguardo, anche se al Senato si intrattiene a lungo con Vasco Errani. E comunque da Pierluigi Bersani arrivano segnali non distensivi. «Non mi si presenti l’union sacrée, il fronte della sopravvivenza – dice – Si deve fare un’operazione larga, ma che abbia dentro un senso e cioè chiunque si sente di sinistra, radicale, moderato, civico, ambientalista».

maurizio martina

Di certo la riapertura delle trattative tra Lega e M5S fa tirare un sospiro di sollievo a chi nel partito cominciava a contare i seggi sicuri: significa altro tempo, giorni come minimo ma anche mesi o anni, prima di tornare ad affrontare le urne. Ma il PD non potrà continuare a nascondersi ancora e ancora ripudiando addirittura nome e simbolo per presentarsi alle elezioni. Dovrebbe tornare a fare politica. Se non altro per evitare che alla fine dietro il vessillo del Fronte Repubblicano non si presenti proprio nessuno degli elettori. E a quel punto l’abbandono della politica, per taluni, non sarà più una questione di promesse in tv tradite. Ma un fatto.

In copertina: vignetta da Panache Salvetois

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