Maurizio Martina: «Sono io, Coccolino»

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-05-06

Al reggente che non conta niente chiedono delle bordate di Renzi, delle critiche di Veltroni e del suo licenziamento a breve. Lui risponde chiaramente: “Non ho capito la domanda”

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Il reggente che non conta niente Maurizio Martina rilascia oggi una poderosa intervista al Corriere della Sera rilascia oggi un’intervista al Corriere della Sera in cui gli chiedono delle bordate di Renzi, delle critiche di Veltroni e del suo licenziamento/sostituzione con personalità del calibro di Matteo Orfini. La risposta del reggente che non conta niente a tutti questi problemi sul piatto è chiara, semplice, cristallina: “Boh”.

L’impressione è che dalla direzione sia uscita un’immagine di falsa unità.
«La nostra direzione è stata un momento vero, di confronto. So bene che è stato un passaggio delicato e non mi nascondo che la sfida dell’unità vada confermata ogni giorno. Non mi stancherò mai di lavorare per la collegialità e il rilancio del Pd».

Renzi l’ha sfiduciata in tv, sul dialogo con i 5 Stelle.
«Voglio ricordare che quel tentativo era frutto di un mandato preciso. E penso ancora che fosse giusto sfidare al confronto i 5 Stelle sul terreno del cambiamento. Non era una resa, ma un rilancio. Ora quel passaggio si è esaurito e siamo in un altro scenario».

Renzi si è detto orgoglioso di aver fatto fallire l’accordo e Franceschini ha giudicato quest’analisi«superficiale».
«Guardi, sono rimasto sorpreso quando ho sentito dire che il confronto sarebbe stato una corsa alle poltrone. Non scherziamo. Usare queste parole è sbagliato».

maurizio martina

Veltroni ha detto che fosse stato in lui avrebbe sostenuto Cantone.
«Condivido lo spirito con cui ha fatto le sue riflessioni. Anche Veltroni ha cercato di indicare un percorso di sfida, in particolare verso i 5 Stelle».

Ma sostiene che il Pd è «a un punto limite». Siamo vicini alla scissione?
«Non credo alla scissione ma non sottovaluto il momento, molto delicato. Occorre lavorare subito a una riprogettazione profonda del Pd».

Si dice che lei potrebbe essere «licenziato» e sostituito da Orfini.
«E da chi? Non rincorro le provocazioni di giornata. Non siamo un partito padronale. Io vado avanti con la tenacia e la passione di sempre. In assemblea ci sarò e non mi tirerò certo indietro. Occorre riscrivere il progetto del Pd anche radicalmente. Poi i delegati decideranno».

Insomma, Martina schiva tutte le domande e risponde a suocera perché nuora intenda, senza il coraggio di parlare chiaro e con un gattopardismo degno della Prima Repubblica. Somigliando di più a quella pubblicità dell’ammorbidente degli Anni Ottanta invece che al segretario di un partito politico.

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