Dichiarazione integrativa: la pace fiscale e il condono sul nero

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-10-16

Si potrà far emergere fino a un terzo di quanto dichiarato l’anno precedente e non oltre 100 mila euro, pagandoci sopra solo un 20% di imposta: il miglior regalo possibile ai contribuenti onesti…

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Un condono vero e proprio per chi fa emergere fino a un terzo del reddito dichiarato l’anno precedente, una rottamazione ter delle cartelle di Equitalia con pagamento dilazionato in cinque anni, sconti per chi rinuncia ai contenziosi tributari con il fisco e cancellazione di interessi e sanzioni per chi ha in corso un accertamento fiscale e paga la maggiore imposta per evitare guai peggiori. Sarà davvero arduo continuare a ripetere che la pace fiscale del governo Lega-M5S non è un condono, tanto che c’è già chi, come Marco Travaglio, ha già perso la voglia di reggere il gioco ai gialloverdi. E se ne capisce perfettamente il motivo.

Dichiarazione integrativa: la pace fiscale e il condono sul nero

Spiega oggi La Stampa che tecnicamente si chiama “dichiarazione integrativa”, ma vale mezzo condono perché per i precedenti cinque anni di imposta si potrà far emergere fino a un terzo di quanto dichiarato l’anno precedente e non oltre 100 mila euro, pagandoci sopra solo un 20% di imposta. Secondo lo studio del tributarista Gianluca Timpone, spiega sempre il quotidiano, un contribuente che abbia dichiarato 50mila euro nel 2013 e integri a 65mila euro il proprio reddito, sui 15mila fatti emergere pagherà soltanto 3mila euro di Irpef, risparmiandosi il pagamento delle salatissime sanzioni e gli interessi di mora.

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Come funziona la pace fiscale del governo Lega-M5S (La Stampa, 16 ottobre 2018)

Roberto Petrini su Repubblica nota che si tratta dello stesso strumento usato da Berlusconi e Tremonti nel 2002 per varare il condono tombale, ed è stato oggetto di resistenza da parte dei grillini fino all’ultimo: tant’è che nel penultimo testo circolato la settimana scorsa c’era, mentre in quello di sabato scorso era sparita. Ora torna, con qualche paletto, ma mantenendo intatta la propria efficacia. Il punto fondamentale della nuova “dichiarazione integrativa”, che la qualifica come condono, è che non si limita a cancellare sanzioni e interessi di mora ma consente di mettersi in regola pagando — come avviene con il decreto varato ieri — il 20 per cento dell’imponibile Irpef emerso. Si dichiara oggi con lo sconto quello che non è stato dichiarato allora.

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Regali a piccoli e grandi evasori

C’è un tetto da rispettare: il nuovo imponibile dichiarato ad integrazione del vecchio non può essere superiore al 30 per cento di quanto dichiarato in modo fraudolento e comunque non superare il tetto dei 100 mila euro. L’IVA non può far parte della sanatoria, e quindi il lavoratore autonomo che si autodenuncia rischia di vedersi contestare l’Iva relativa ai nuovi redditi emersi. Spiega ancora La Stampa:

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Come funziona la pace fiscale del governo Lega-M5S (La Stampa, 16 ottobre 2018)

La novità è che anziché pagare tutto in sette mesi ora si pagherà in cinque anni con più comode dieci rate semestrali a tasso di interesse ridotto dal 3,5 al 2%. In pratica per una cartella notificata nel giugno scorso per 55mila euro di Irpef evasa, anziché pagare 86.135 euro, di cui oltre 11mila di interessi e sanzioni, si chiuderà la partita versando 67.050, il 22% in meno. Sconti che salgono se la cartella è più datata, perché in quel caso gli interessi sono molto più alti. Si posso sanare Irpef, Iva, contributi previdenziali, Irpef ed Ires per debiti notificati dal 2000 al 31 dicembre 2017.

La rottamazione-ter delle cartelle

Poi c’è la rottamazione-ter delle cartelle: per mettersi in regola si pagherà l’intero ammontare delle imposte dovute, ma saranno annullate sanzioni (che possono arrivare al 150 per cento) e interessi. L’estensione del rottamabile è molto ampia e riguarda l’intera filiera del rapporto contribuente-fisco: dall’accertamento in corso alla cartella che ingiunge il pagamento. Le rate saranno trimestrali, in tutto venti, dunque si potrà pagare l’intero ammontare in cinque anni con interessi più bassi: in tutto l’incasso sarà di 11 miliardi.

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Tutti i condoni fiscali dei governi negli ultimi 45 anni (La Repubblica, 16 ottobre 2018)

C’è poi la chiusura delle liti pendenti con il fisco di fronte alle commissioni tributarie: il processo con l’Erario si potrà interrompere pagando il 50% del non dichiarato e il 20% in secondo grado per evitare la Cassazione. Ne potranno beneficiare tutti, quindi anche i maxi contenziosi avranno una speranza di chiusura indolore. Esultano i grandi evasori. L’unico provvedimento “popolare” è la rottamazione dei debiti sotto i 1.000 euro con fisco e varie amministrazioni: multe, bollo auto e piccoli debiti, naturalmente assai vecchi, ricevute nel decennio 2000-2010.

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