Nadia Toffa, la lotta contro il cancro e contro l’odio

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-08-13

La Toffa era stata protagonista di una polemica scatenata da una sua frase scritta sui social in occasione del lancio del suo libro nella quale definiva il cancro come “un dono”. Ed era partita un’aggressione senza precedenti

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Nel giorno della morte di Nadia Toffa non possono non tornare in mente i tempi in cui la conduttrice delle Iene ha dovuto lottare contro il cancro al cervello e contro gli haters. La Toffa era stata protagonista di una polemica scatenata da una sua frase scritta sui social in occasione del lancio del suo libro nella quale definiva il cancro come “un dono”. In altri commenti su Twitter poi la conduttrice si era lasciata ad andare ad alcuni commenti controversi come quello sul fatto che tutti i tumori “sono uguali”.

Nadia Toffa, la lotta contro il cancro e quella contro gli haters

Odio alimentato non solo dal suo contributo ad un programma che spesso e volentieri ha diffuso bufale e informazioni scientifiche alquanto controverse (quando non pericolose) ma da quello che ha detto sul suo cancro, sulla sua malattia. Inutile negarlo, Nadia Toffa in questi ultimi anni è stato il volto delle Iene, di quel programma che fa intrattenimento facendo malainformazione se non addirittura disinformazione. Basti pensare all’ultimo servizio della Toffa dove si parlava di un rischio Fukushima per un esperimento “segreto” che si doveva svolgere nei laboratori dell’INFN del Gran Sasso.

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Anche nel famigerato post su Instagram dove definiva il cancro “un dono” la Iena lasciava intendere di non essere guarita. In un’intervista al Corriere della Sera di qualche tempo fa invece aveva chiarito il senso della sua frase: «Ho cercato di trasformare questo accidente, che mai avrei voluto, in un’opportunità per riuscire a conviverci» ribadendo che «il cancro è una sfortuna e si batte con la chemio».

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Nadia Toffa, gli haters e la polemica sul cancro come dono

All’epoca la Toffa finì nei guai nel giorno del suo ritorno in tv, perché all’epoca parlò della sua malattia senza però

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Persone che di sicuro non hanno bisogno di avvocati e di essere messe sotto tutela da parenti amici che decidono di parlare per loro e li strumentalizzavano per attaccare la Iena. Eppure invece che rinfacciare alla Toffa di non aver chiesto scusa in televisione per la sua frase sul cancro “dono” sarebbe bastato leggere quell’intervista al Corriere.

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«Le malattie si curano con dignità e silenzio» sentenziava una spettatrice. E magari era una di quelle che criticava la Iena perché aveva detto che pensare positivo aiuta a vivere la malattia.

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Ed è vero, vedere le Iene è stato difficile perché si vedeva che Nadia Toffa era cambiata. Ma si vedeva anche che aveva voglia di essere lì. E possiamo immaginare che i medici che la stavano curando abbiano dato il loro consenso. Eppure non basta. Perché secondo molti non aveva diritto di stare in televisione.

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Eppure chi si indignava o era a disagio aveala stessa reazione di quelli che non vorrebbero vedere malati o portatori di handicap in giro perché non riescono a sostenerne lo sguardo o la presenza, perché gli fanno schifo. Sono quelli che vorrebbero mettere i “pazzi” dietro le sbarre perché la malattia mentale mette in discussione il loro concetto di salute mentale. Eppure nessuno si è mai lamentato di essersi sentito a disagio durante una conferenza di Stephen Hawking (se non del fatto di essersi sentito ignorante, ma non è grave). Nessuno degli spettatori si è indignato quando Fabrizio Frizzi è tornato a condurre l’eredità.

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Le bufale contro Nadia Toffa

All’epoca giravano anche bufale sulla sua morte. Riprese anche da giornali come La Stampa. Eppure, come è stato scritto qui all’epoca, stavamo sbagliando tutti quanti.

 Avete mai conosciuto qualcuno con il lobo frontale in metastasi? Oltre alla chemioterapia, al dolore, alle operazioni, agli interminabili momenti di attesa passati negli androni degli ospedali, in attesa di un referto sempre indecidibile; oltre ad un’esistenza che si fa incauta per obbligo e non per scelta, il cancro al cervello ci mette il carico da novanta, tra cambi di personalità, mal di testa, problemi alla vista e addirittura allucinazioni sensoriali.

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Di più, Nadia Toffa probabilmente, si intuisce dalle sue parole, dal cancro non è guarita definitivamente. E non guarire dal cancro al cervello (sto ipotizzando, sia chiaro) incentiva tutta quella parte di sintomatologia legata alla personalità. Nadia Toffa è una persona malata che, tramite un libro, ha detto la sua. E usando d’altronde tutte quelle frasi di rito che si dicono quando si è in mezzo alla merda. Che ne so, non avete mai avuto un nonno che vi diceva che la guerra gli è servita per imparare ad apprezzare la vita? Sì, si possono dire delle cazzate, ma dall’altra parte si possono anche comprendere. Non è che al nonno che vi dice che si stava meglio quando si stava peggio gli tirate una bastonata in faccia. Semmai, si cerca di capire e, se proprio non se ne ha voglia, si gira la testa. Una malattia, in particolare quella della quale si parla in questo articolo, ha il potere di farti cambiare radicalmente. E non è detto che sia in meglio.

Oggi che è tutto finito qualcuno se ne ricorderà.

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