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Così il M5S rischia di perdere il III Municipio

Giovanni Drogo 12/10/2017

Il municipio governato da Roberta Capoccioni è allo sbando. Il M5S non ha più i numeri per governare e per evitare di rendere evidente la crisi chiede di poter convocare il consiglio municipale solo una volta al mese. Le opposizioni occupano l’aula per protesta e preparano una mozione per sfiduciare il Presidente del consiglio municipale. E così i “dissidenti” pentastellati si trovano a fare l’ago della bilancia. Staccheranno la spina alla maggioranza?

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A Roma c’è un municipio in cui si lavora una volta al mese. O meglio, così vorrebbe il MoVimento 5 Stelle, visto che al III municipio il capogruppo grillino Roberto Monalli ha espresso la volontà di volerlo convocare una volta al mese. Solitamente il consiglio municipale si riunisce una volta a settimana. Ma il problema è che nel municipio presieduto dalla “lombardiana” Roberta Capoccioni il M5S non ha più la maggioranza. Non avendo più i numeri per far passare gli atti.

Le opposizioni occupano l’aula per protesta

Tutto comincia ieri, quando il capogruppo del M5S in III Municipio chiede e ottiene di rinviare il consiglio già programmato perché il gruppo politico “è impegnato in un evento a carattere nazionale promosso dalla propria formazione politica”, ovvero la manifestazione a Piazza Monte Citorio contro il Rosatellum bis. E sì che di cose da fare al III Municipio ce ne sarebbero. Ma il 5 Stelle ha un problema: la mancanza di consiglieri. Quindici mesi fa il MoVimento poteva contare su una maggioranza schiacciante. Ora dopo il passaggio di Donatella Geretto a Fratelli d’Italia i numeri si sono assottigliati. La defezione di Geretto ha anche un valore simbolico perché la consigliera era considerata una capoccioniana doc.
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La maggioranza conta infatti tre “dissidenti fissi” ovvero tre consiglieri che spesso e volentieri non votano in base alle indicazioni di partito ma “secondo coscienza”. I tre sono Francesca Burri, la prima a far scricchiolare la maggioranza, Valerio Scamarcia e Donatella Di Giacinti. A questi si è aggiunto un paio d’occasioni anche il consigliere Paolo Caviglioli. Oggi il Consiglio municipale avrebbe dovuto discutere la proposta di convocare un solo Consiglio al mese, anziché farne uno a settimana. A pesare su questa decisione anche la vicinanza con le elezioni di novembre dove si vota il rinnovo del X Municipio. E ad Ostia il M5S è condannato a vincere.

Il Municipio di Roberta Capoccioni è allo sbando

Le opposizioni in Aula però hanno dato battaglia e occupato i banchi bloccando i lavori. I consiglieri di Fratelli d’Italia hanno diffuso una nota nella quale spiegano che hanno deciso di occupare simbolicamente l’Aula del Consiglio del III Municipi perché «i grillini non vogliono più fare Consigli perché non hanno più i numeri, la Presidente Capoccioni non ha più una maggioranza che la sostiene, ma pur di rimanere attaccata alla poltrona preferisce bloccare l’attività istituzionale». Secondo il Partito Democratico da un mese – ovvero da quando la Geretto ha lasciato il M5S – il Municipio III è senza una maggioranza politica: «siamo di fronte allo sfaldamento del Movimento 5 Stelle, che sta portando alla paralisi del Municipio. Per la seconda volta in un mese non è stato convocato il Consiglio municipale, data la consapevolezza che nei fatti il M5S è oggi minoranza nel Municipio».

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Le opposizioni occupano l’aula [Fonte]

I numeri infatti parlano chiaro: dei 25 consiglieri che compongono il ‘parlamentino’ municipale, infatti, i pentastellati possono contare ormai solo su 12 scranni sui 15, compresa la presidente Roberta Capoccioni. La presenza dei tre “dissidenti fissi” porta infatti il numero teorico dei voti della minoranza a 13. Quanto basta secondo il regolamento municipale per sfiduciare il presidente del Consiglio municipale. Basterebbe depositare la mozione per far cadere Novelli e mettere ulteriormente nei guai il M5S che non avrebbe i numeri per eleggere uno dei suoi e lascerebbe così la presidenza ad un membro della minoranza.

La maggioranza è appesa ad un filo

Il rischio è che anche al III Municipio si viva una situazione analoga a quella del VIII dove le dimissioni (in quel caso spontanee) del Presidente Paolo Pace hanno costretto la sindaca Virginia Raggi a sciogliere il VII Municipio facendo assumere alla Giunta comunale il compito di amministrarlo fino a nuove elezioni. Nei corridoi di Piazza Sempione c’è chi assicura che entro poco tempo anche il III Municipio subirà la stessa sorte, con la Capoccioni messa in minoranza ed impossibilitata a far approvare i suoi provvedimenti (già diversi atti del M5S sono stati respinti dal consiglio).

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L’occupazione dell’Aula continua

Ma la consigliera Francesca Burri ha dichiarato a Nextquotidiano che non firmerà l’eventuale mozione di sfiducia. «Non sarò io a farla – ha detto la Burri – se mai cadrà non sarà per colpa mia e la Capoccioni deve fare i conti con sé stessa e assumersi le proprie responsabilità». Secondo la consigliera dissidente, apertamente critica nei confronti della Capoccioni, la responsabilità della situazione attuale non è dei tanto bistrattati “dissidenti” quanto del fatto che dopo l’uscita della Geretto si è resa manifesta la falla nella maggioranza. In questo modo i tre “dissidenti” sono diventati il vero e proprio ago della bilancia. Ad aggravare dal punto di vista politico la caduta della Capoccioni si aggiunge il fatto che l’assessora al Bilancio del municipio è Giovanna Tadoniomoglie di Marcello De Vito,  sulla quale pesa il fatto (che per i Cinque Stelle è grave anche se legale) di essere stata chiamata per nomina diretta dalla Capoccioni.
Foto copertina via Facebook.com
 

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