Marcello Minenna: il candidato alla CONSOB e quel veto del Colle

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-01-20

Scende in campo anche Beppe Grillo per sostenere l’ex assessore della Giunta Raggi. Ma le perplessità del Colle ci sono e paiono insormontabili

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Quando l’Elevato scende in campo significa che la situazione è grave. Eppure ieri Beppe Grillo si è risvegliato dal suo torpore politico per sponsorizzare su Twitter la candidatura di Marcello Minenna a capo della CONSOB, ultimo ma non ultimo dopo le parole chiare di Matteo Salvini sulla nomina – non lo erano sempre state – e quelle di Luigi Di Maio di qualche tempo fa.

Marcello Minenna: il candidato gialloverde alla CONSOB

I gialloverdi quindi dicono a gran voce che il loro candidato a ereditare la poltrona di Nava è Minenna, già assessore al bilancio per un brevissimo tempo nella Giunta Raggi e successivamente protagonista (involontario) di polemiche e querele in compagnia di Carla Ruocco. Lui, apparentemente imperturbabile, firma oggi un editoriale sul Sole 24 Ore in cui parla dell’assetto multipolare delle aree valutarie prendendo spunto da un paper della Banca per i regolamenti internazionali. Intanto però Giuseppe Conte non ha ancora messo all’ordine del giorno del consiglio dei ministri la sua nomina e nessuno conosce il motivo della decisione del premier. Che è già finito nel tritacarne grillino grazie al senatore Elio Lannutti e ad altri eletti romani che nelle scorse settimane hanno fatto partire la crociata.

marcello minenna lannutti conte

Per ora senza risultati apprezzabili. Perché, come ha spiegato un paio di giorni fa Ugo Magri sulla Stampa, a differenza di ciò che sembrava è vero che su Minenna pendono le riserve di Sergio Mattarella:

A chi lo frequenta non risulta che il presidente della Repubblica abbia modificato il proprio giudizio, tantomeno sia intenzionato a subire il pressing dei partiti di maggioranza. Già, perché l’ultima parola spetta, per legge, proprio a Sergio Mattarella. E l’idea che il Capo dello Stato possa essere considerato un semplice passacarte non viene presa al Quirinale nemmeno in considerazione. Il presidente pretende nomine che siano cristalline, e nel caso specifico diano garanzie di indipendenza nell’interesse dei risparmiatori.

Già in passato (vedi Bankitalia), aveva resistito alla tentazione di promuovere soluzioni variamente sponsorizzate. Nella specifica vicenda, poi, certamente pesa il ricorso collettivo al Tar di 12 dirigenti Consob che protestano contro una recente promozione di Minenna viziata (secondo loro) da favoritismo. Il governo insomma si trova a un bivio: cambiare cavallo ovvero procedere in ogni caso su Minenna, con una forzatura che verrebbe vissuta lassù come un’aperta sfida.

I rapporti tra Marcello Minenna e il M5S

Sulla nomina di Minenna c’è anche un altro problema da segnalare: mai, finora, un interno era arrivato alla presidenza di CONSOB per la quale la politica ha sempre scelto di nominare esterni. Questo però pare il male minore, mentre su Internet rimbalzano gli attacchi causati dalle sue dichiarazioni di appartenenza al M5S, rivendicata anche in una memoria difensiva che oggi è tornata a circolare su Twitter:

 

Intanto la nomina è ancora congelata in attesa che il presidente del Consiglio Conte decida cosa vuole fare: tornare a trattare con i due maggiori azionisti della sua maggioranza o sfidare il Colle.

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