Opinioni
Alessandro Meluzzi e il tweet sul microchip nelle mascherine
dipocheparole 07/07/2020
Da quando è cominciata l’emergenza Coronavirus l’insigne “medico psichiatra, psicologo, psicoterapeuta e criminologo” Alessandro Meluzzi è in prima linea nel denuziaquerelare i complotti come quello dell’idrossiclorochina, di George Floyd che in realtà non è morto (ma si è imbarcato su un cargo battente bandiera liberiana, cit.) e delle bare di Bergamo che non sono vere. Non […]
Da quando è cominciata l’emergenza Coronavirus l’insigne “medico psichiatra, psicologo, psicoterapeuta e criminologo” Alessandro Meluzzi è in prima linea nel denuziaquerelare i complotti come quello dell’idrossiclorochina, di George Floyd che in realtà non è morto (ma si è imbarcato su un cargo battente bandiera liberiana, cit.) e delle bare di Bergamo che non sono vere. Non stupisce quindi che ieri, abboccando alla provocazione di un troll (vi pare giusto infierire così, eh?) abbia ritwittato un tweet in cui si dice che dentro le mascherine ci nascondono “microchip invisibili pagati da Bill Gheits e Soros per controllarci!!!!”.
Il tweet originario è quello (satirico e parody account) del comune di Bastione (PR), il quale faceva sapere che un loro (inesistente) cittadino gli segnalava che nella sua mascherina aveva trovato “tracce di microchip funzionate grazie al 5G”.
‼️⚠️? ATTENZIONE: 5G NELLA MASCHERINA ?⚠️‼️
Un nostro cittadino ci segnala che nella sua #mascherina, ha trovato tracce di #microchip funzionante grazie al #5G, fate molta attenzione.
MASSIMA DIFFUSIONE!!! pic.twitter.com/cEkAQZgUQk
— Comune di Bastione (@Comune_Bastione) July 6, 2020