Perché il Mario Giordano show sugli abusi di Bibbiano fa male alle vittime

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-09-12

Continua la meticolosa opera di convincimento del pubblico televisivo sul complotto di Bibbiano. Ieri grandissima performance del mattatore Mario Giordano, con pupazzi, urla, pianti e palloncini scoppiati. E a fare tutto questo non sono le vittime o i genitori: è il giornalista di Rete 4, vero artista della TV del dolore

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Venghino signori, venghino, su Rete 4 è ricominciato Fuori dal Coro. Una puntata pazzesca, piena di cose, immagini documenti esclusivi per parlare di temi concreti. Ad esempio? Di Bibbiano, perché non siamo mica del PD qui. E ieri sera c’era l’imbarazzo della scelta, perché si poteva sentire parlare di Bibbiano “con documenti esclusivi” sia su Rete 4 che su Rai 3, dove andava in onda Chi l’ha visto?

Mancava solo il plastico di Bibbiano (ma quello forse ce l’ha Vespa)

Ad oggi, settembre 2019, di Bibbiano è rimasto ben poco da dire di nuovo. L’unica novità è la decisione del Gip di rigettare la richiesta di arresti domiciliari per il sindaco di Bibbiano Andrea Carletti (che è accusato di abuso d’ufficio e non ha nulla a che fare secondo la procura con la gestione del sistema degli affidi). Decisione contro la quale i Pm hanno annunciato di voler fare ricorso, come riportato ieri da tutti i giornali (quelli accusati di non parlare di Bibbiano).

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Certo, nulla vieta di continuare a parlare di Bibbiano. Ma il risultato è che si continua a parlare delle solite cose e per renderle interessanti e avvincenti bisogna ricorrere a qualche espediente. Ad esempio il pupazzo che Giordano stringe tra le mani mentre a stento trattiene le lacrime e che apparteneva ad una delle vittime dei “ladri di bambini” (nemmeno presunti). Non a caso ieri in studio da Giordano c’erano Anna e Franco, due genitori a cui i Servizi Sociali (loro però sono di Reggio Emilia e non della Val D’Enza) hanno tolto la figlia. La drammatica e dolorosa testimonianza di “Anna e Franco” era già stata pubblicata il 6 agosto da Panorama (e a fine luglio da Il Sussidiario) in un articolo dove venivano presentati come “Marco e Stefania” e dove Stefania racconta del suo passato e della sua dipendenza dall’eroina e di un altra figlia, avuta con un precedente compagno che ora è in affido da una zia materna. Particolari appena accennati ieri sera, perché si deve dare spazio solo all’accusa di un processo che deve ancora iniziare.

La spettacolarizzazione di Bibbiano

Per rendere più pepato il racconto Giordano, quello che ha raccontato la storia delle ONG che traghettano migranti in combutta con gli scafisti che tante soddisfazioni ci ha dato in questi ultimi anni, parla di business e naturalmente di ideologia. Uno dei bambini “rubati” è infatti dato in affido ad una coppia di due donne, attualmente indagate (cosa che ha spinto un consigliere comunale di Ferrara a chiedere la schedatura delle coppie omosessuali), una procedura legale ma per i timorati del Gender chiaramente c’è qualcosa che non va.

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Non basta, lo spettatore ha bisogno di qualcosa di più. Ed ecco l’altra trovata. Non basta la messa in onda degli audio delle intercettazioni e dei colloqui (lo fa anche Chi l’ha visto) già resi pubblici. E non è senza dubbio sufficiente la semplice lettura delle carte dell’inchiesta, di passi selezionati ovviamente. E visto che non è un processo non serve nemmeno un contraddittorio, una voce fuori dal coro di Bibbiano che faccia chiarezza. Si cerca la reazione emotiva, pura e semplice. Perché anche un caso drammatico come quello di Bibbiano alla fine fa spettacolo.

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La trovata di Giordano: far recitare ad un’attrice i passaggi dell’ordinanza della Procura. E quando diciamo recitare intendiamo non la semplice lettura degli atti ma una loro interpretazione. In fondo bisogna fare qualcosa per mandare in onda una puntata diversa da quella dell’11 luglio, che è sostanzialmente identica nei contenuti. Manca un colpo di teatro. Ed eccolo: dopo la lettura di un passaggio della valutazione psicologica in cui si racconta che una delle bambine tolte ai genitori “ha subito degli abusi” perché ha scoppiato un palloncino ad una festa di compleanno. E subito in studio compaiono dei palloncini colorati che Giordano in una performance catartica fa esplodere per dimostrare che non c’è nulla di sbagliato o perverso. Naturalmente noi abbiamo sentito solo alcune parti della valutazione psicologica e né il giornalista né il pubblico hanno gli strumenti per capire dove si può annidare l’errore. Giordano fa di tutto per convincerci che lui è dalla parte delle vittime, ed in fondo chi è che non sarebbe dalla parte dei bambini. Ma il punto non è più quello. Il punto è che non c’è più nulla da raccontare. E così per qualche punto di share si va a fare macelleria in una situazione ed in un’inchiesta che, proprio perché sono coinvolti dei bambini, è delicatissima. Per rispetto delle vittime e delle famiglie bisognerebbe evitare di trasformare “Bibbiano” (che poi sarebbe un paese, non un metodo) in uno spettacolo con trovare circensi.

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