Se per l’Arma dei Carabinieri sono più gravi due foto sexy del pestaggio di Cucchi

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-11-28

La marescialla protagonista – suo malgrado – dello “scandalo” delle foto sexy è stata trasferita ad altra sede e sulla vicenda il Comando Generale avrebbe aperto anche un’indagine. C’è chi si chiede come mai tanta solerzia non sia stata applicata anche ad altri casi di cronaca con protagonisti dei carabinieri

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È stata trasferita F.G. la trentenne marescialla dei Carabinieri della stazione romana di Talenti protagonista di alcuni scatti “sexy” finiti in Rete nei giorni scorsi. L’Arma ha deciso per il trasferimento d’urgenza in altra sede. Non è chiaro in base a quale reato, ammesso che ce ne sia uno, o se per proteggerla dal momento che hanno iniziato a circolare anche informazioni personali come il suo stato di servizio. Quelle foto non sono state messe intenzionalmente online dalla marescialla ma da qualcuno che ne era in possesso e che ha tradito la sua fiducia. Purtroppo non è la prima volta che succede che foto che avrebbero dovuto rimanere private diventano di dominio pubblico attraverso scambi via WhatsApp e altro.

L’Arma e il trasferimento della marescialla

Stano a quanto riportano Libero e Cronaca Vera i Carabinieri avrebbero aperto un’indagine per fare chiarezza. Non si sa se sulla diffusione illecita delle foto (e quindi per violazione della privacy della marescialla) oppure per eventuali violazioni del codice di condotta. In questo secondo caso addirittura la carabiniera potrebbe essere sospesa dal servizio. E per cosa? Per alcune fotografie che, a detta di chi le ha viste, non ledono l’onore dell’Arma. Sono foto private dove la donna non è certo ritratta in pose da educanda ma non ha addosso la divisa e per la verità non è nemmeno nuda. Qualcuno però nel condividere quegli scatti “hot” avrebbe poi inviato anche foto prese direttamente dal profilo Facebook della donna (dove invece è in uniforme). Ma è tutto lì. Semmai andrebbe punito colui (o coloro) che le ha diffuse, violando la privacy della marescialla.

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Nelle foto la marescialla è ritratta assieme ad un’amica, Samantha Brega (della quale sarebbero state invece diffuse alcune foto di nudo). La carabiniera dello “scandalo” a Libero spiega che «Samantha è un’amica che ho conosciuto in palestra, non abbiamo fatto nulla di male. Quei selfie? Uno scherzo tra noi. Non so come siano usciti» e ha già sporto denuncia. Di certo però non si capisce come possano quegli scatti mettere in imbarazzo l’Arma al punto di trasferire altrove la trentenne. Dal Comando generale dei Carabinieri fanno sapere che nulla verrà lasciato di intentato per accertare le eventuali responsabilità sullo “scandalo”.

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Su Facebook c’è chi commenta “incredulo” per la tempestività dell’azione dell’Arma, ricordando che nel caso dello stupro nei confronti delle due studentesse americane a Firenze i vertici si erano comportati diversamente. Non è vero però, perché al termine di un’indagine disciplinare i due vennero destituiti (in seguito uno dei due è stato condannato a 4 anni e 8 mesi con il rito abbreviato).

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Diverso invece è il caso dei Carabinieri coinvolti nel pestaggio e nell’omicidio di Stefano Cucchi. Per loro per anni non è stato preso alcun provvedimento disciplinare né è stato stabilito di procedere al trasferimento. Solo qualche settimana fa Giovanni Nistri, comandante generale dell’Arma dei Carabinieri, ha promesso che i responsabili della morte di Stefano Cucchi non indosseranno mai più la divisa. Ma tutto è accaduto perché nel frattempo Riccardo Casamassima, l’appuntato che con la sua testimonianza aveva fatto riaprire il processo, aveva deciso di denunciare l’Arma raccontando in un video di aver subito «trasferimenti, punizioni e vessazioni per aver testimoniato nel caso Cucchi». Questione di priorità.

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