«Il M5S non ha ricevuto soldi da Parnasi». Davvero?

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-06-17

La vicepresidente M5S della Camera sostiene che il M5S non ha ricevuto finanziamenti “leciti o illeciti” da Parnasi. Le carte raccontano un’altra storia

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Maria Edera Spadoni, vicepresidente M5S della Camera dei Deputati, ieri ha twittato imperiosamente sull’indagine per lo Stadio della Roma a Tor di Valle: “Basta falsità contro @virginiaraggi . Non e’ coinvolta nell’inchiesta che, come ha spiegato la Procura non riguarda atti del Comune di Roma. Inoltre #M5S non ha ricevuto alcun finanziamento lecito o illecito da Parnasi. Stop al fango!”.

«Il M5S non ha ricevuto soldi da Parnasi». Davvero?

Che Virginia Raggi, nonostante abbia avvertito Luca Lanzalone dell’arrivo dei carabinieri in Campidoglio il 24 maggio scorso per chiedere le carte della sua consulenza sullo Stadio forse spingendo l’avvocato a cancellare le mail, non sia indagata è indubbiamente vero. Ma in effetti nessuno ha scritto il contrario. Riguardo la seconda affermazione contenuta nel tweet, invece, forse bisogna effettuare un po’ di fact checking. Come abbiamo scritto, infatti, tra gli indagati ci sono anche due avvocati romani, Mauro Vaglio Daniele Piva entrambi candidati – e non eletti – con il M5S alle elezioni politiche del 4 marzo. Sia Vaglio che Piva erano stati candidati dal MoVimento 5 Stelle all’uninominale (Vaglio al Senato, Piva alla Camera) e quindi erano stati personalmente scelti dal Capo Politico del MoVimento 5 Stelle Luigi Di Maio e dallo staff del M5S.

m5s parnasi

L’accusa nei confronti dei due è la medesima: aver ricevuto fondi per la campagna elettorale da parte di Parnasi (che ha finanziato anche il coordinatore di Forza Italia Bordoni, candidato nello stesso collegio elettorale di Piva). Fino a qui nulla di illecito – ma in quello stesso periodo la candidata alla Regione Roberta Lombardi tirava fuori le ricevute delle donazioni di Buzzi alla campagna di Zingaretti del 2013 –  se non fosse che i due indagati sono accusati di aver “mascherato” la donazione con l’emissione di fatture per attività professionali “di fatto mai eseguite” al fine di consentire alla società destinataria della fattura di evadere le imposte sui redditi.

daniele piva mauro vaglio m5s camera inchiesta tor di valle - 4

Luca Parnasi è accusato di aver erogato «somme a sostegno della campagna elettorale dei candidati Vaglio e Piva  mascherando la natura della dazione mediante l’artificioso conferimento di incarichi e la conseguente fatturazione di compensi per prestazioni professionali non eseguite».

Daniele Piva e Mauro Vaglio

Nello specifico, Mauro Vaglio – già noto alle cronache per aver utilizzato la mailing list dell’ordine degli avvocati di Roma per fare propaganda elettorale – avrebbe ricevuto 15 mila euroDaniele Piva invece qualcosa di più: 16.032 euro. Dalle carte risulta che dal momento che i bonifici non sono arrivati in tempo (c’è stato a quanto pare qualche problema o errore) Vaglio e Parnasi «si accordano per reintegrare l’erogazione attraverso una fatturazione per attività professionale svolta dall’avvocato in quanto, essendo trascorso il periodo elettorale, non e più possibile eseguire contribuzioni in favore dei candidati alle elezioni». Per quanto riguarda l’altro avvocato, durante una conversazione con Parnasi nei giorni successivi alle elezioni Piva dice all’imprenditore di non aver utilizzato i fondi erogati per la campagna elettorale perché “arrivati troppo tardi” e chiede all’interlocutore di poterli trattenere per alcuni impegni economici che erano sopraggiunti nel frattempo. Parnasi accetta di lasciare a Piva tutta la somma ma rimane il problema di come giustificare l’erogazione.

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In una successiva conversazione telefonica Parnasi definisce Piva “braccio destro di Di Maio” (si tratta di uno dei candidati all’uninominale che il M5S ha “pescato” dalla Link Campus University) e spiega la sua importanza per l’operazione. Ovviamente ci sono delle indagini in corso e quello che il M5S considera una sentenza di colpevolezza quando riguarda politici concorrenti potrebbe rilevarsi alla fine di tutto un equivoco. Ma la verità per ora è questa: i rappresentanti del M5S, candidati scelti personalmente da Di Maio, ci sono, e i soldi in ballo anche. Forse la Spadoni dovrebbe stare un po’ attenta agli entusiasmi, quando fa propaganda.

Leggi sull’argomento: La storia dei soldi offerti da Parnasi ai candidati M5S

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