«Se il M5S si allea con la Lega perderà milioni di voti»

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-04-22

Mentre Di Maio si avvicina con passi da gigante verso Salvini, un buon numero di intellettuali di sinistra rimane sconcertato perché il suo voto sta per andare a foraggiare un governo con la destra. Ma un’idea chiara ce l’hanno: è colpa del PD

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Colpo di scena. I personaggi “di sinistra” che hanno votato o hanno espresso apprezzamenti per il MoVimento 5 Stelle sarebbero scandalizzati da un’alleanza con la Lega per il governo Di Maio – Salvini e predicono che con questa scelta i grillini “perderanno milioni di voti”. Chi l’avrebbe mai detto, vero?

Se il M5S si allea con la Lega perderà milioni di voti?

Oggi è Alessandra Longo su Repubblica a regalarci un “giro di opinioni” nel quale molti che hanno lasciato la sinistra per approdare al MoVimento 5 Stelle si dicono basiti del contratto di governo offerto da Salvini a Di Maio. A torto, visto che dalle sue origini il M5S ha sempre seguito questa filosofia e oggi con Di Maio non fa che mettere in pratica quello che Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio hanno sempre teorizzato. Fa eccezione in questa lista Tomaso Montanari, che Di Maio avrebbe voluto inserire nella lista dei suoi candidati ministri «ma io dissi di no per due ragioni. La prima è che non ero d’accordo con la modifica dell’articolo 67 della Costituzione e l’introduzione del vincolo di mandato, La seconda era proprio l’alleanza con la
Lega. Non posso dimenticare l’immagine del terrorista fascista di Macerata, quello che sparava ai neri che incontrava sulla sua strada, quello fotografato con la celtica tatuata assieme a Salvini. La Lega è un partito lepenista, contiguo al neofascismo». Montanari evidentemente si era accorto per tempo di quello che a molti non era chiaro. Ovvero che nel M5S, come in tutti i partiti, c’è del buono e del nuovo ma il buono non è nuovo e il nuovo non è buono.

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Poi c’è Ivano Marescotti che invece un’idea ben chiara ce l’ha: Se Di Maio va con Salvini è colpa della sinistra.

«Ho votato Cinque Stelle», aveva rivelato a «Il Fatto», le urne ancora calde. «Voto tattico», per punire il partito di Renzi. «Io e tanti altri – dice ora Marescotti – abbiamo pensato: “Succeda quel che succeda”. Ci provi, salti il muro. E poi rischi di finire nel burrone, ti ritrovi a due passi da un governo con la Lega dei muri e della “razza bianca”, del network con le formazioni più becere d’Europa. Va bene lo stesso? Mica tanto.

L’attore prevede sfracelli: «I Cinque Stelle hanno incassato più o meno 5 milioni di voti in libera uscita dal Pd e da altre sinistre. Gente che non li ha votati pensando che andassero con la Lega, che è un partito in sintonia con la destra europea più razzista. Si spaccheranno, penso». Pentito? «Ma no, il tavolo andava comunque rovesciato. E l’errore fatale lo ha fatto la sinistra spingendo il Movimento nelle braccia della destra».

Ben svegliati, VIP

Il ragionamento di Marescotti è interessante perché dimostra che il MoVimento 5 Stelle non viene considerato un partito maturo che fa delle scelte, ma come un eterno bambino che siccome ha ricevuto un brutto insegnamento dagli adulti del PD allora sbaglia inconsapevolmente alleandosi con Salvini. Povere 5 Stelle! Un ragionamento condiviso dal sociologo Domenico De Masi, che quando non è impegnato in proposte comiche per combattere la disoccupazione tecnologica si diletta in analisi politiche di pari valore:

«Se andavano con il Pd – è la teoria di De Masi – avrebbero esaltato la loro dimensione proletaria, se ora accettano «il patto contro natura» con Salvini diventerebbero un partito di destra con il rischio «di venir cannibalizzati dal più furbo e dal più demagogico». Cioè da Matteo Salvini. De Masi si rammarica e azzarda: «Ho votato Cinque Stelle. C’era la possibilità remota di creare la prima seria socialdemocrazia del Mediterraneo. L’hanno avuta i tedeschi, gli scandinavi, noi mai. Ma i neoliberisti del Pd non hanno voluto».

bacio salvini di maio

Anche nel ragionamento di De Masi, che ha votato 5 Stelle, c’è questa dimensione curiosa in cui il M5S “viene spinto” tra le braccia di Salvini per colpa di qualcun altro, non per sua volontà. Eppure il M5S ha già spiegato che non ha alcuna intenzione di allearsi con Berlusconi perché lo ritiene – a ragione – antropologicamente lontano dalla sua dimensione. Per lo stesso motivo, se la dimensione dei 5 Stelle fosse stata quella immaginata da Marescotti e De Masi, avrebbe dovuto allontanare la Lega. Invece le propone un contratto di governo. E tra l’altro la maggioranza degli elettori grillini benedice la strategia di Di Maio. Il che potrebbe magari instillare un dubbio nella cosiddetta “anima rossa” dei 5 Stelle: il PD sarà quel che sarà, ma voi forse semplicemente non avete capito niente di quello che avete votato.

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