Fact checking
Di Maio-Salvini verso il governo
Alessandro D'Amato 21/04/2018
Il leader del Carroccio pronto a formare un governo partendo da una maggioranza Lega-M5S. Lasciando la porta aperta a Fratelli d’Italia e ai transfughi di Forza Italia. Ma c’è il problema del sovranismo
Tre passi avanti nel delirio. A 48 giorni dal voto la luce in fondo al tunnel ancora non si vede ma Matteo Salvini è ormai sempre più vicino a chiudere con Berlusconi e ad aprire con Di Maio la nuova fase di governo Lega-MoVimento 5 Stelle. Un piano che si scontra con il Quirinale, che sembra invece orientato a conferire a Roberto Fico il mandato per cercare un’intesa tra M5S e Partito Democratico. E la sensazione è che la vittoria tra i due fronti arriverà per chi troverà prima un accordo.
Di Maio-Salvini verso il governo
Proprio perché quello con il PD sembra ancora in alto mare nonostante le proposte di referendum tra gli iscritti, il forno con il pane più caldo sembra proprio essere quello della Lega. Secondo Amedeo La Mattina, che ne parla sulla Stampa, il Capitano ha saltato il guado: «Agli italiani non frega niente del centrodestra, del centrosinistra, sono categorie superate. Partiamo dal 4 marzo, aspettiamo Mattarella». Avrebbe fatto sapere al Capo dello Stato, attraverso la presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati, di essere pronto a formare un governo partendo da una maggioranza Lega-M5S, lasciando la porta aperta a Giorgia Meloni e soprattutto ai quei parlamentari di Forza Italia che guardano al «futuro».
La qual cosa, lo sappiamo, sarebbe flagranza di voltagabbanismo, ma la realpolitik impone la necessità di chiudere un occhio per non chiuderli tutti e due. E la sorpresa potrebbe essere proprio Fratelli d’Italia. Ignorato scientemente dal MoVimento 5 Stelle nei giorni della trattativa in cui i riflettori erano tutti puntati su Berlusconi, è diventato oggetto di veto al governo quando Di Maio ha parlato a Palazzo Giustiniani dopo il colloquio con Elisabetta Casellati: ora il rientro di Giorgia Meloni nelle trattative potrebbe servire a Salvini per dimostrare che non ha rotto con tutti nel centrodestra (ma solo con chi voleva per forza rompere: Berlusconi) ma ci sarà molto da ridere nel vedere come la prenderanno gli eletti di FdI in Regione e soprattutto al Comune, dove i grillini sono il Male Assoluto e il partito si riempie da anni di reprobi.
Il problema del sovranismo salviniano
C’è però un altro problema all’orizzonte che rovinerebbe l’eventuale idillio. Perché, spiega invece Ugo Magri, il Quirinale non sembra per niente pronto a dare l’incarico a Salvini. Per questioni di sovranismo:
Ogni tentativo di riportare in vita l’asse grillo-leghista viene considerato lassù con notevole freddezza, se non proprio gelo. E non solo per le posizioni filorusse di Salvini che hanno messo in allarme tutte le cancellerie europee. Moniti come quelli piovuti dagli Stati Uniti durante la crisi siriana sarebbe difficili da ignorare. E se davvero Salvini farà un comizio a Nizza il primo maggio con Marine Le Pen, si può immaginare come la prenderebbe l’attuale inquilino dell’Eliseo.
Chiunque abbia la testa sulle spalle non può non valutare l’impatto internazionale di un eventuale governo a trazione sovranista. E ci sarà certamente un motivo se, dalle parti del Quirinale, nessuno prende sul serio il pressing di Salvini, che a gran voce pretende di essere incaricato. Tra i consiglieri del Presidente, l’interrogativo è: a quale titolo Mattarella dovrebbe metterlo alla prova?
Per fare un passo avanti, secondo il Quirinale, bisognerebbe che Salvini mollasse Berlusconi e Di Maio rinunciasse all’ambizione dell’incarico a Palazzo Chigi. Circostanze che non si sono ancora verificate.
Se rompe, se non rompe
In tutto ciò non è una sorpresa che la preparazione a un’intesa di governo sta procurando qualche problema al MoVimento 5 Stelle. L’economista Andrea Roventini, indicato come ministro di un governo Di Maio prima delle elezioni, non sembra intenzionato a partecipare a un governo con la Lega. Lo stesso discorso vale per Pasquale Tridico. La possibilità, spiega oggi il Corriere, è che Salvini rompa gli indugi quando dalle Regionali in Molise comincerà a emergere un risultato netto. Insomma, la rottura definitiva con il Cavaliere potrebbe consumarsi già lunedì, al netto delle risoluzioni che intenderà prendere il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Salvini potrebbe utilizzare Bruxelles tra i suoi argomenti per giustificare la rottura dell’alleanza con Berlusconi: paventare il rischio di un governo “dell’Europa” contro il popolo italiano manderebbe in sollucchero i suoi ammiratori. Certo, non ci cascherebbero così facilmente gli amministratori in Liguria, Veneto, Lombardia e (quasi sicuramente) Friuli Venezia Giulia. Ma questo potrebbe diventare un problema secondario. Prima il governo.