«Vi spiego perché Beppe Grillo dopo Genova non potrà più dire "fidatevi di me"»

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-04-28

L’avvocato Lorenzo Borré, che ha assistito la Cassimatis in tribunale, racconta cosa c’è da imparare dalla vicenda giudiziaria di Genova e perché la vera battaglia per la democrazia nel MoVimento 5 Stelle si gioca a Roma. Dove a maggio si discuterà dello statuto e del regolamento M5S in tribunale. Puntando ad annullarlo

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L’avvocato Lorenzo Borré ha assistito Marika Cassimatis insieme ad Alessandro Gazzolo al tribunale civile di Genova ottenendo l’annullamento del voto che sul blog incoronava Pirondini dopo aver eliminato la professoressa di geografia. Oggi la candidata ha annunciato che non proseguirà la battaglia legale con il MoVimento 5 Stelle per candidarsi con una lista civica. In questa intervista rilasciata a neXtQuotidiano Borré spiega a cosa è servita la vicenda e perché può costituire un ottimo precedente per il giudizio di Roma, dove si discuterà della validità dello statuto e del regolamento di Beppe Grillo.
Avvocato, cosa abbiamo imparato dalla vicenda giudiziaria di Marika Cassimatis contro Beppe Grillo e dalla resa della candidata che aveva vinto le comunarie sul blog?
Innanzitutto non si tratta di una resa. La Cassimatis e gli altri ricorrenti escono a testa alta perché l’ordinanza ha riconosciuto le loro ragioni e la funzione sovrana degli iscritti al M5S, gli unici titolati a scegliere i candidati grillini.
In sintesi possiamo dire che dopo il caso Cassimatis il “fidatevi di me” di Beppe non è sufficiente ad escludere un candidato scelto dalla rete degli iscritti.
Eppure voi oggi non vi siete presentati all’udienza che doveva discutere il ricorso di alcuni della lista Pirondini, che vogliono annullare il voto che aveva incoronato Cassimatis perché non c’è stato il preavviso di 24 ore prescritto dal regolamento. Un argomento che voi stessi avevate sollevato e che, curiosamente, non vale per Padova, Piacenza, Verona e Palermo dove si è votato senza preavviso ma il voto non è stato annullato.
Questo è vero, ma si tratta di considerazioni politiche. Io di mestiere faccio l’avvocato e mi piace invece sottolineare che i tribunali di Roma, Napoli e oggi Genova hanno confermato che ci sono dei principi a cui tutti devono sottostare. Si può dire che oggi sono stati i tribunali i “garanti di seconda istanza” dei principi della democrazia diretta che ispirano il M5S.
Continuare la battaglia per la Cassimatis avrebbe significato ingaggiare una guerra giudiziaria senza possibilità di portare a casa la candidatura basata sulla votazione del 14 marzo, visto che nel frattempo le condizioni che soddisfacevano il Metodo Genova sono venute meno. La Cassimatis e gli altri ricorrenti escono a testa alta dall’agone grazie all’ordinanza cautelare del Tribunale di Genova del 10 aprile, che ha riconosciuto in pieno le loro ragioni.
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E comunque c’è sempre un giudizio pendente a Roma, no?
A Roma alla fine di maggio si svolgerà la prima udienza della citazione di cinque iscritti al M5S contro lo statuto e il regolamento approvato l’ottobre scorso. Ho segnalato al tribunale 12 motivi di contestazione sui quali i giudici saranno chiamati ad esprimersi. La battaglia per la sovranità dell’assemblea -e con assemblea intendo la presenza fisica di persone che dibattono e si confrontono dialetticamente sugli argomenti da decidere- non si ferma di certo.
In caso di accoglimento totale dell’istanza entrambi i documenti dovranno essere riscritti e approvati di nuovo, ma in modo politicamente partecipato. E un’altra conseguenza sarebbe quella di veder annullate le sanzioni disciplinari fin qui disposte dal MoVimento in forza di tale Regolamento. Non mi pare poco.
A proposito, ma come mai lei, avvocato Borré, si trova sempre in mezzo alle cause dei 5 Stelle?
La mia è una battaglia per il rispetto delle regole associative e nient’altro. Parte dei simpatizzanti del 5 Stelle – stando ad alcuni commenti – forse non se ne rendono conto, ma io mi sto battendo per i diritti di tutti gli iscritti, dall’ultimo associato in ordine di tempo fino ai Portavoce. E per quei principi che mi hanno portato, per ben 4 anni, a far parte del Movimento.

Leggi sull’argomento: Perché il nuovo regolamento M5S potrebbe morire in tribunale

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