Come hanno preso i No Tap il dietrofront del governo sul Tap

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-10-16

Moltissimi hanno votato il MoVimento 5 Stelle perché Barbara Lezzi aveva promesso di fermare i lavori per la costruzione del gasdotto ma ieri si è scoperto che farlo costerebbe troppo e che per “responsabilità” nei confronti del Paese non è possible fermare i lavori. E così i No Tap chiedono le dimissioni della ministra del Sud e di tutti gli eletti pugliesi

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Il no al TAP? Costerebbe venti miliardi e così il governo del Cambiamento sembra essere ormai rassegnato a non bloccare la costruzione del gasdotto. Il presidente del Consiglio e Avvocato del Popolo Giuseppe Conte prende tempo: «Ci prendiamo 36 ore per far valutare al ministero dell’Ambiente le nuove carte che ci avete fatto avere». La ministra del Sud Barbara Lezzi uscendo dall’incontro con il premier e i parlamentari pugliesi però ha lasciato poche speranze dichiarando che fermare l’opera comporterebbe un costo troppo alto e «che questi costi il Paese non può permetterseli e noi non ce la sentiamo di addossarli sui cittadini».

Il governo ammette che non si può fermare il TAP

Anche il ministro dell’Ambiente Costa ammette che dopo l’analisi dei documenti tecnici durata due mesi e mezzo «abbiamo le mani legate dal costo troppo alto che dovremmo far pagare al Paese per fermare l’opera, un costo che per senso di responsabilità non possiamo permetterci». Ne è davvero passato di tempo da quando Alessandro Di Battista prometteva di fermare i lavori per il TAP “in due settimane”. Promessa che – assieme a quella non mantenuta di chiudere l’Ilva – ha consentito al M5S di raccogliere enormi consensi elettorali in Puglia. Alla prova dei fatti però il governo scopre quello che tutti sapevano, ovvero che non è più possibile bloccare la costruzione del gasdotto che ha già ottenuto tutte le autorizzazioni necessarie.

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Su Facebook Barbara Lezzi tace e non ha dato nessuna comunicazione ai cittadini. In ossequio al principio fondamentale della democrazia diretta che prevede un rapporto con l’elettore solo quando fa comodo. E così mentre risuonano ancora le parole di Luigi Di Maio che il 9 settembre alla Fiera del Levante aveva detto che «il Movimento 5 Stelle era ed è no Tap» ribadendo che «è inutile pensare di fare un’opera senza discutere col sindaco e i cittadini, passando per tutte le organizzazioni che si battono contro quell’opera». Eppure Marco Potì il sindaco di Melendugno (il comune nel cui territorio passa il tracciato di 8km del Tap) non sembra soddisfatto visto che l’ascolto non ha prodotto nessun risultato concreto.

I No Tap che chiedono le dimissioni di Barbara Lezzi

Ma se la ministra del Sud evita accuratamente di farsi vedere sui social gli attivisti “No Tap” sono ben presenti e presidiano la pagina della Lezzi che si sta riempiendo di insulti e accuse di tradimento. Il portavoce del movimento No Tap Gianluca Maggiore ha chiesto le dimissioni in blocco di tutti gli eletti del MoVimento 5 Stelle qualora dovessero ricominciare i lavori per il gasdotto. Altri invece definiscono la Lezzi “inutile” e parlano di promesse sparate in aria e voti “rubati” illudendo gli elettori.

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Il mancato stop al Tap viene visto come il tradimento di uno dei principali valori del M5S: la difesa dell’ambiente. C’è chi ricorda come proprio su questo aspetto il governo abbia già mancato l’obiettivo quando dopo mesi di supercazzole ha sostanzialmente confermato l’accordo siglato dall’ex ministro Calenda sull’Ilva buttando a mare tutte le promesse sulla chiusura degli impianti e la riconversione dello stabilimento siderurgico.

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All’improvviso: il genio

C’è anche chi tira fuori la questione dell’autonomia finanziaria delle regioni del Nord mentre il Sud rimane la “cenerentola” d’Italia, dimenticato dal suo stesso ministro.

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C’è anche però chi chiede alla Lezzi un passo indietro. Dal momento che le promesse “fatte al comitato No Tap (e alla comunità leccese che ti ha votato massicciamente)” non sono state mantenute la ministra dovrebbe dimettersi. C’è chi si chiede se per caso il MoVimento abbia mentito durante la campagna elettorale ma ieri la Lezzi ha dichiarato che «non avevamo a nostra disposizione una serie di dati che forniremo pubblicamente». Il che significa che quando il M5S faceva quelle promesse non aveva in mano tutti gli elementi per poterne parlare e fare le promesse che ha fatto.

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E la percezione è che – ancora una volta – sia la Lega di Matteo Salvini a dettare la linea dell’esecutivo gialloverde sulle questioni che stanno più a cuore agli attivisti pentastellati. Il ministro dell’Interno ha dichiarato ieri «Oggi dovrebbero ripartire i lavori per la Tap in Salento che abbasserebbe del 10% i costi dell’energia per famiglie e imprese. Anche lì il tira e molla.
Io rispetto il contratto e la sensibilità degli alleati, ma l’Italia ha bisogno di più infrastrutture, strade e ferrovie e di viaggiare» aggiungendo di non capire «come si possono mettere in discussione la Pedemontana veneta e lombarda o il terzo valico. Non credo alla decrescita felice. Quando decresci non sei felice». Pedemontana veneta e Terzo Valico dei Giovi sono due dossier caldi del M5S di lotta ma non per quello di governo. E così l’unico cambiamento in atto è quello del MoVimento 5 Stelle. Peccato inizi a non piacere molto agli elettori.

 

Leggi sul’argomento: Il no al TAP costa venti miliardi

 

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