Cosa c’è scritto nelle lettere della BCE alle banche italiane

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-01-16

Francoforte sta chiedendo a ogni istituto di svalutare a zero in bilancio tutti i crediti esistenti che si trovano in qualunque forma di default. Ogni banca avrebbe un calendario con tempi diversi

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Nel settore del credito in Italia, secondo una stima di Andrea Filtri di Mediobanca, ci sono 15 miliardi di Non performing Loans (NPL) o crediti deteriorati. Il Sole 24 Ore ha scritto che la Banca Centrale Europea, in una serie di lettere, sta chiedendo a ogni istituto di svalutare a zero in bilancio tutti i crediti esistenti che si trovano in qualunque forma di default. Ogni banca avrebbe un calendario con tempi diversi, ma in media l’operazione dovrebbe concludersi entro sette o nove anni. Soltanto l’annuncio della lettera ha portato al crollo in Borsa del Monte dei Paschi di Siena, ma i rischi di un big bang bancario sono ancora sul piatto per tutto il sistema. Oggi Federico Fubini sul Corriere racconta cosa c’è scritto nelle lettere della BCE alle banche italiane:

Gli istituti europei sono classificati in «gruppi» secondo la qualità dei bilanci e ogni gruppo riceve richieste simili. Se non è un automatismo vincolante, poco ci manca. Il ritmo delle svalutazioni è fissato progressivamente ogni anno fin dall’inizio, con una rigidità che invece non esiste per i crediti in default futuri. Gualtieri, della commissione economica dell’Europarlamento,non è convinto: «Bisognerebbe definire obiettivi specifici per ciascuna banca e se in certi casi non è così – dice – c’è un errore: lo scopo è indicare delle aspettative, non obiettivi vincolanti e automatici. Questi sarebbero illegittimi».

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Il peso dei crediti deteriorati sulle banche italiane (Corriere della Sera, 16 gennaio 2019)

Anche delle lettere di questi giorni, con il tempo, emergerà un’interpretazione un po’ più elastica. Resta però qualcosa di rigido: i prezzi depressi dei titoli di Stato italiani, perché gravano sempre più sui bilanci delle banche che li detengono; è questo che impedisce loro l ’accesso al mercato e contribuisce a erodere in modo allarmante il capitale di Monte dei Paschi. La strada più diretta per sostenere gli istituti e riattivare il credito resta dunque quella di sempre: ridurre lo spread.

Nicola Borzi sul Fatto Quotidiano invece spiega che le lettere della BCE hanno rimesso in moto anche il valzer delle ipotesi su possibili aggregazioni tra istituti italiani, comprese operazioni di nazionalizzazione o interventi di acquisizioni dall’estero: “Oggetti dei rumors, oltre a Mps, anche Bpm, Bper e la stessa Ubi. Quello che è certo, a oggi, è che le regole Antitrust non facilitano questi percorsi: l’impatto sulla rete degli sportelli e sui dipendenti, variabile caso per caso, sarebbe comunque pesante”.

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