“Sono stato troppo ingenuo”, il mea culpa di Letta dopo la rottura di Calenda

di Enzo Boldi

Pubblicato il 2022-08-08

Il segretario del PD racconta le ultime ore che hanno portato alla fine del patto elettorale con Azione. E smentisce qualsiasi tipo di riavvicinamento con il M5S

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I precedenti, probabilmente, dovevano spingere il segretario del PD a seguire il vecchio detto popolare: non dire gatto se non ce l’hai nel sacco. Perché la possibile rottura dopo quella stretta di mano (anche in favore di telecamere) era dietro l’angolo. E ora Enrico Letta si è pentito, dopo quanto accaduto domenica pomeriggio, di quel patto con Carlo Calenda che si è sciolto per volontà del leader di Azione. E l’impossibilità di convolare a nozze in vista del voto del 25 settembre porterà il Partito Democratico a ridiscutere (con gli altri alleati) la suddivisione dei collegi elettorali. Ma non ci sarà il MoVimento 5 Stelle.

Letta-Calenda, il mea culpa del segretario del PD sul patto fallito

Nessun ripensamento, nessun campo ancor più largo con i vecchi alleati (nel governo Conte-2 e in quello Draghi). Perché ora, viste le imminenti scadenze (entro il 22 agosto andranno consegnate le liste elettorali, e Calenda ha il “problema firme” dopo la rottura col PD), è tempo di mettersi al tavolo con quel che resta degli alleati (Sinistra Italiana, Europa Verde, Impegno Civico e quel che resta dei rappresentanti di Articolo Uno e LeU) per condividere il programma elettorale da offrire agli italiani. Ma il giorno dopo la rottura con Azione, il segretario dem fa mea culpa. Nella sua intervista a La Stampa, Letta ricorda come Calenda non sia nuovo a questo tipo di strappi dopo le strette di mano:

“È la seconda volta. Col senno di poi sono stato troppo ingenuo. Ma sono esterrefatto: il principio fondamentale del diritto è ‘pacta sunt servanda’. Se un politico, un uomo di Stato, fa saltare gli accordi che ha firmato perché ha cambiato idea non c’è più politica, siamo su Twitter, dove si può cambiare idea ogni minuto. Ecco, credo che Calenda abbia scambiato Twitter con il mondo reale”.

Riferimento ai social, in particolare a Twitter, che il segretario dem fece già durante la sua relazione alla Direzione del PD dello scorso 26 luglio. E a fare da cornice alla rottura Letta-Calenda c’è anche +Europa che, come confermato dallo stesso leader del Partito Democratico, ha deciso di mantenere in vita quell’accordo sancito la scorsa settimana. Il motivo? Secondo Letta è evidente:

“È la dimostrazione che si tratta di un colpo di testa tutto personalistico di Calenda, che ha sfasciato la sua stessa federazione”.

E mentre Azione deve fare il contro con una repentina (e difficile) raccolta firme per poter presentare il suo simbolo e le sue liste in modo indipendente (scadenza 22 agosto) e potrebbe aprire le porte al Terzo polo centrista su proposta di Matteo Renzi, il Partito Democratico sembra aver chiuso le sue trattative per le alleanze elettorali. E non ci sarà alcun tipo di abboccamento con il MoVimento 5 Stelle di Giuseppe Conte. A confermarlo è lo stesso Enrico Letta:

“I 5 stelle si sono assunti la gravissima responsabilità di aver fatto cadere Draghi. Lo hanno fatto senza alcuna capacità di capire la slavina che avrebbero provocato, in modo irresponsabile, e questo ha sancito una rottura di rapporti insanabile […]. Per quanto ci riguarda le alleanze sono chiuse e definite”.

E anche Giuseppe Conte smentisce qualsiasi ipotesi di riavvicinamento:

“Qualcuno mi chiede: e se ora Letta riaprisse al Movimento? Provo a dare una mano e a evitare ulteriori imbarazzi, dopo le dannose decisioni che sono già state prese: noi non siamo professionisti della politica. Il balletto di questi giorni, tra giochi di potere e spartizioni di seggi, ci ha lasciati stupefatti. Noi condividiamo con i comuni cittadini una visione della politica diversa. A questo punto a Enrico rivolgo un consiglio non richiesto: offri pure i collegi che si sono liberati a Di Maio, Tabacci e agli altri alleati. Ti saluto con cordialità e senza nessuna acrimonia”.

(Foto IPP/Felice De Martino)

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