C’è un piano della Lega per smantellare la legge 194 sull’aborto?

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-03-26

La Lega è fatta così: vota una legge per ribadire che la “difesa è sempre legittima” e che si può uccidere un ladro in casa propria. Ma poi fa di tutto per togliere alle donne il potere di decidere per sé stesse e definisce l’aborto un omicidio

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Questo fine settimana a Verona si radunerà l’internazionale del Family Day per parlare di come difendere la famiglia naturale. Ma il lavorio dei pro-life nostrani non si ferma certo fuori dal Parlamento. Il senatore Pillon del resto ha fatto sapere che la sua ferma intenzione è quella di cambiare “prima o poi” la legge 194 del 1978, quella che regolamenta l’interruzione volontaria di gravidanza. Certo, l’argomento non è nel contratto di governo con il M5S, ma sognare non costa nulla.

La Lega sta iniziando a svuotare la 194

E così a ottobre 2018 il deputato leghista Alberto Stefani ha presentato (assieme ad una nutrita pattuglia di onorevoli salviniani) una proposta di legge recante disposizioni in materia di adozione del concepito che punta, in maniera nemmeno troppo nascosta, a cancellare la legge 194. Come? Innanzitutto la legge gronda tutta la retorica prolife antiabortista, come ad esempio il passaggio nella presentazione dove si parla delle «”uccisioni nascoste” prodotte dalle pillole abortive», che sarebbero le pillole come la RU486 che blocca la crescita del sacco embrionale.  Ma soprattutto – si legge –  che «manca all’appello una popolazione di 6 milioni di bambini, che avrebbero impedito il sorgere dell’attuale crisi demografica». Insomma se oggi siamo “costretti” ad accogliere di buon grado gli immigrati è perché negli ultimi 40 anni le donne hanno deciso, in tutta libertà e autonomia, di non portare a termine una gravidanza. La crisi demografica è quindi colpa della 194 e conseguentemente delle donne.lega aborto 194 adozione concepito - 1

Non sappiamo invece – perché i deputati non se ne occupano – quanti bambini non sono nati a causa di contraccettivi come preservativi o pillole, o ancora peggio perché qualcuno preferisce la masturbazione al sesso o preferisce il sesso “ludico” a pagamento (curiosamente la Lega vorrebbe riaprire le case chiuse) a quello a fini esclusivamente riproduttivi. Ma a tutto questo c’è rimedio: la legge che si propone di «coniugare l’elevato numero di concepiti “indesiderati” e il desiderio reale di coppie disponibili all’adozione nazionale».

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coniugare l’elevato numero di concepiti “indesiderati” e il desiderio reale di coppie disponibili all’adozione nazionale

Ed è qui che arriva il bello. Perché gli onorevoli leghisti prevedono che una donna che vuole abortire possa invece portare a termine la gravidanza dando in adozione “il concepito” ancora prima della sua nascita. Sarà un tribunale a decidere l’adottabilità del nascituro mettendo così in contatto la domanda di genitorialità con il – non sempre voluto – concepito. Va da sé, ragionano alcuni come Francesca Sforza sulla Stampa, che in questo modo si spiana la strada affinché il concepito possa diventare un soggetto giuridico. E quindi non più oggetto delle decisioni della madre che lo vuole abortire ma soggetto di diritti come quello alla nascita, sempre e comunque. Il tutto mentre Salvini a parole difende i diritti delle donne.

L’utero in affitto che piace alla Lega

Ma ci sono anche altri punti oscuri. Il primo è l’evidente ignoranza da parte dei proponenti del fatto che già ora, se lo vuole, una donna può dare in adozione il figlio appena nato nel più totale anonimato. Significa che già oggi, senza nessuna legge ulteriore, se una donna vuole portare a termine la gravidanza ma non vuole il bambino il neonato può scegliere di non riconoscerlo alla nascita. In quel caso il Tribunale per i minorenni provvede “immediatamente” alla dichiarazione dello stato di adottabilità “senza eseguire ulteriori accertamenti”, ai sensi dell’art.11, comma 2, della legge 184/83. Eppure quella legge è citata all’articolo 5 della proposta di legge Stefani.

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Qual è la differenza? Ad esempio la creazione di «un apposito elenco di coppie la cui residenza è posta a una distanza non inferiore a 500 chilometri dal luogo di nascita del concepito». Naturalmente gli adottanti a favore dei quali il Tribunale disporrà l’affidamento preadottivo non potranno sapere chi è la madre né viceversa. Un sistema congegnato per evitare pratiche di commercio come quella dell’utero in affitto. Ma l’espressione utero in affitto non è il termine esatto. Generalmente, nei paesi dove è consentito, si parla di gestazione per altri (Gpa) oppure di maternità surrogata. E alla fine quando entro il terzo mese di gravidanza si decide di non abortire ma di dare in adozione “il concepito” si sta facendo esattamente una Gpa, senza compenso economico e senza conoscere l’identità dei futuri genitori. Cosa cambia nel farlo volontariamente quando si tratta di «coniugare l’elevato numero di concepiti “indesiderati” e il desiderio reale». L’obiettivo è quello di salvare una vita, diranno i pro-life. Invece evidentemente generarne una e darla ad una coppia è una faccenda totalmente diversa e si chiama utero in affitto. “Un bambino ha diritto ad avere una mamma ed un papà”, diranno quelli che sono contrari alle adozioni da parte di coppie omosessuali. Ma se un bambino nasce senza il papà perché la mamma è stata violentata e ha deciso di tenere il figlio allora è un bambino a metà?

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Ma alla fine non è così importante dare una mamma e un papà al bambino. L’importante è convincere la donna a non abortire espropriandola di un suo diritto, quello del controllo sul suo corpo. Lo si evince da dal comma 3 dell’articolo 7 che prevede che se uno dei due genitori muore durante l’affidamento preadottivo (ovvero prima della nascita del “concepito”) l‘adozione può essere disposta ugualmente. L’ipocrisia sulla materinità surrogata in fondo è nota. Nel nostro Paese è consentita anche la doppia fecondazione eterologa, ovvero anche alle coppie nelle quali entrambi i partner siano sterili. La moglie porterà a termine la gravidanza di un figlio che nel migliore dei casi è “a metà” di un donatore sconosciuto ma che potrebbe essere anche completamente altro rispetto al patrimonio genetico della coppia. Ma nemmeno questa soluzione, stranamente, piace ai prolife perché genera altri morti (gli embrioni scartati). Ah se solo qualcuno proponesse di impiantare gli embrioni scartati dall’eterologa in donne italiane fertili! Every sperm is sacred!

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