Economia

Macron vende 300 Airbus a Pechino per 30 miliardi di euro e Di Maio festeggia la vendita delle arance

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-03-26

Da mesi il MoVimento 5 Stelle ci spiega l’importanza dell’accordo commerciale con la Cina per la vendita delle arance rosse di Sicilia per via aerea. Poi arriva il Presidente francese che piazza una commessa miliardaria e stipula accordi commerciali senza doversi nemmeno piegare sulla Nuova via della Seta

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Avevamo lasciato Luigi Di Maio a postare emoji di arance per festeggiare in occasione della visita del Presidente cinese Xi Jinping un accordo che non è merito del suo governo. Ci aveva pensato poi Virginia Raggi a rincarare la dose della propaganda quotidiana spiegandoci – senza che Giletti accennasse ad una minima reazione – che proprio grazie al bisministro dello Sviluppo Economico per la prima volta dai tempi di Marco Polo gli imprenditori italiani potranno finalmente esportare le proprie merci in Cina. Questo succedeva in Italia. In Francia invece Emmanuel Macron e Xi Jinping firmavano un accordo commerciale da 30 miliardi di euro.

Così Parigi diventa partner di Pechino senza diventarne suddito

Mentre Di Maio ci spiegava l’importanza di poter finalmente esportare per via aerea le arance siciliane in Cina i francesi siglavano un accordo commerciale per la vendita di 300 Airbus a Pechino. Si tratta di 290 Airbus A320 e 10 Airbus A350. Una commessa che forse non varrà quanto gli agrumi Made in Italy ma che senza dubbio ha il suo peso, soprattutto dal punto di vista economico. Provate a pensare quante tonnellate di arance bisogna vendere ai cinesi per raggiungere la cifra di 30 miliardi di euro, e avrete con buona approssimazione l’idea della differenza tra lo “storico” accordo siglato da Di Maio e il misero accordicchio dei francesi. Se proprio volete farvi male tenete presente un’altra cosa: la Cina è uno dei principali produttori di arance sul mercato mondiale, non così per quanto riguarda il settore aerospaziale.

macron airbus cina francia arance italia - 1

Ma non finisce qui, perché dopo l’incontro all’Eliseo sono stati siglati accordi bilaterali Francia-Cina per la costruizione di un impianto eolico da un miliardo di euro a Dongtai (a realizzarlo sarà la EDF, l’azienda elettrica pubblica); i francesi di Cma-Cgm e China Sete Shipbuilding hanno firmato un accordo da 1,2 miliardi di euro per la costruzione di 10 navi container. Nel 2018 China General Nuclear (Cgn) ed Edf avevano costruito in Cina a Taishan il primo reattore nucleare Epr (European Pressurized Reactor). Da noi invece Centinaio si vanta dell’accordo per l’esportazione di arance rosse e carne suina (i francesi hanno ottenuto l’abolizione dell’embargo cinese sul pollame transalpino). Francia e Cina hanno infine stipulato accordi di cooperazione e partenariato nei mercati dei paesi africani. Come a dire: mentre da noi ci si indigna per il Franco CFA che ci riempie di immigrati Parigi e Pechino si danno da fare per fare i soldi veri. Alla faccia del neocolonialismo cinese.

Valgono di più 300 Airbus o 2,5 miliardi di arance?

Il ministro delle politiche agricole Gian Marco Centinaio al Messaggero ieri diceva che «Macron dovrebbe rilassarsi ed essere forse meno invidioso». Eppure mentre l’Italia per ottenere tutto questo ben di Dio ha dovuto sottoscrivere il memorandum sulla Belt and Road Initiative  di Pechino la Francia dell’invidioso Macron non ha dovuto nemmeno aderire al progetto della Nuova via della Seta. Anche questo per Di Maio è un “traguardo storico” perché consente di tracciare nuovamente la Via della Seta tra Italia e Cina.

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«Gli accordi firmati oggi valgono 2,5 miliari di euro», scriveva il ministro dello Sviluppo Economico tre giorni fa. Una cifra che impallidisce a confronto dell’entità dell’accordo sulla vendita degli Airbus di cui beneficeranno anche i tedeschi visto che fanno parte del consorzio europeo (anche se gli A320 e gli A350 vengono assemblati a Tolosa). E la storia di Airbus dovrebbe essere un monito per il nostro Paese, visto che all’epoca di Craxi ci rifiutammo di entrarne a far parte preferendo le aziende statunitensi a quelle europee. L’Italia sovranista e populista del 2019 dovrebbe imparare a guardare al Continente Europeo come un’opportunità strategica e commerciale invece che puntare a dividere l’Unione Europea. Certo, qualcuno magari dirà che fa tutto parte del piano di Di Maio e che quella flotta di aerei servirà per portare in Cina le arance italiane. Resta da vedere se le arance rosse saranno un successo commerciale in Cina.

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