Le due proposte di legge identiche di PD e M5S sui vitalizi dei parlamentari

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-02-27

Il copincolla della politica: con quella che sarà presentata da Luigi Di Maio oggi sale a tre il numero delle proposte di legge (più una petizione online) per regolamentare il calcolo dei contributi dei parlamentari. Due – a firma PD – sono ferme alla Camera da due anni ma ora tutti hanno fretta di farle approvare. Come mai?

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Il MoVimento 5 Stelle va all’attacco di Renzi per chiedere di far approvare la propria proposta di legge per l’abolizione del vitalizio dei parlamentari. I Cinque Stelle infatti temono che deputati e senatori vogliano tirare a campare fino a settembre per poter incassare il vitalizio. Alessandro Di Battista ha chiesto ai suoi di condividere la richiesta sulla pagina di Matteo Renzi mentre il Fatto Quotidiano festeggia il superamento delle duecentomila firme raccolte dalla petizione online lanciata dagli autori di Orgoglio e Vitalizio Primo Di Nicola, Antonio Pitoni e Giorgio Velardi.
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Le tre proposte di legge sul ricalcolo dei vitalizi dei parlamentari

Il M5S ha presentato qualche giorno fa una proposta di legge per l’abolizione del vitalizio parlamentare. Nella realtà delle cose però il vitalizio inteso come rendita parzialmente alimentata da un prelievo sull’indennità del periodo di esercizio della carica che veniva erogata sotto una certa soglia di età è stato abolito nella riforma del 2012, che ha introdotto il metodo di calcolo contributivo: oggi il diritto al trattamento pensionistico si matura al conseguimento di un duplice requisito, anagrafico e contributivo. Pertanto, il parlamentare ha diritto al vitalizio dopo avere svolto il mandato parlamentare per almeno 4 anni e mezzo e una volta compiuti 65 anni di età. Inoltre il 15 settembre – data fatidica a partire dalla quale secondo il MoVimento “scattano i vitalizi” – i deputati e i senatori non matureranno una pensione anticipata ma il diritto ad incassare l’assegno pensionistico una volta compiuti i 65 anni di età. La proposta dei Cinque Stelle, hanno notato in molti, ricalca però quella avanzata nel luglio 2015 (e da allora rimasta lettera morta) dal parlamentare PD Matteo Richetti che infatti ieri ha risposto a Di Battista a posto di Renzi (il quale non sono non è più Presidente del Consiglio ma che non essendo parlamentare non avrà diritto ad alcuna forma di vitalizio).
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La proposta di legge di Richetti, firmata da altri 74 parlamentari del Partito Democratico, prevede il ricalcolo di tutti i vitalizi con il sistema contributivo (che quindi dovrebbe comportare una riduzione anche per gli assegni pensionistici che già vengono erogati). Esattamente la stessa cosa che chiede la petizione online promossa dal Fatto che al primo punto infatti prevede di “ricalcolare tutti i vitalizi attualmente in essere con il sistema contributivo in vigore a Montecitorio e Palazzo Madama dal 2012“. Si tratta nel complesso di una questione che avrebbe potuto essere risolta già nel 2011 con delibere e regolamenti degli Uffici di Presidenza delle due Camere ma che per qualche ragione non è stata affrontata. La questione dei vitalizi infatti è sempre stata normata dai regolamenti interni del Parlamento e la proposta di legge di Richetti (così come quella del Cinque Stelle) vuole andare a superare questa situazione intervenendo con un provvedimento legislativo.
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Vero è, come ricordava anche Luigi Di Maio ieri sera, che la proposta di legge di Richetti che ora il PD tira fuori dall’armadio è stata ferma alla Camera per quasi due anni nonostante Renzi avesse la maggioranza per farla approvare. Nello stesso lasso di tempo le Camere avrebbero potuto anche approvare un nuovo regolamento a proposito dei vitalizi e del ricalcolo contributivo, cosa che evidentemente non è avvenuta.
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Sempre dal PD arriva anche l’altra proposta – datata agosto 2015 – per “superare” i vitalizi che è stata avanzata dalla deputata Anna Giacobbe che per quanto riguarda le pensioni “nuove” (ovvero quelle dei parlamentari al primo mandato) proponeva, spiega oggi la Giacobbe a La Stampa, “il versamento dei contributi all’Inps, nell’area ,(già esistente) dei lavoratori parasubordinati“. La legge della Giacobbe  non andrebbe però a toccare i vitalizi già in essere (ovvero quelli antecedenti al 2012) ma solo quelli futuri. Va segnalato che all’epoca la presentazione quasi contemporanea delle due proposte di legge fu letta come una battaglia tra due opposte fazioni all’interno del Partito Democratico. La proposta di legge che verrà presentata oggi da Luigi Di Maio, Riccardo Fraccaro e Laura Bottici è in sostanza molto simile sia a quella di Richetti che a quella della Giacobbe e non sarebbe quindi una novità e ci sono pochi dubbi che il PD possa decidere di votare la proposta di legge a Cinque Stelle avendone ben due di proprie. A quanto pare il PD non vuole perdere l’iniziativa e ricorda ai Cinque Stelle che sono stati i primi a parlare di una nuova legge sui vitalizi però ora i Dem devono spiegare come mai per due anni quell’iniziativa è rimasta lettera morta. Un modo di gestire la situazione che ha lasciato campo libero al MoVimento che ora ha buon gioco a chiamare in causa Renzi e il PD per vedere se escono allo scoperto a sostegno della loro proposta di legge. Perché se le leggi di riforma sui vitalizi parlamentari sono così simili non dovrebbe essere poi così difficile farne approvare almeno una. Scommettiamo?

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