La lettera di Zingaretti a Repubblica (è un ultimatum al governo e al M5S)

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-12-05

Una lettera di Nicola Zingaretti inviata a Repubblica suona come un ultimatum al governo Conte e a Luigi Di Maio, che con Alessandro Di Battista da qualche tempo è partito all’attacco del MES per guadagnare (o meglio: recuperare) voti su Salvini: Caro direttore, non possiamo sottovalutare in alcun modo il rischio che la maggioranza di …

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Una lettera di Nicola Zingaretti inviata a Repubblica suona come un ultimatum al governo Conte e a Luigi Di Maio, che con Alessandro Di Battista da qualche tempo è partito all’attacco del MES per guadagnare (o meglio: recuperare) voti su Salvini:

Caro direttore,

non possiamo sottovalutare in alcun modo il rischio che la maggioranza di governo tra distinguo, liti e sgambetti si allontani sempre più da i bisogni e dalla voglia di riscatto del Paese. Continuano a esplodere drammatiche crisi aziendali che dovrebbero molto di più influenzare l’agenda politica in primo luogo della maggioranza. Lo abbiamo detto dal primo giorno. Accettiamo la sfida del Governo solo a condizione che produca una svolta in grado di fermare la destra e realizzare un cambiamento reale, economico e sociale. E in grado di rispondere alla cultura dell’odio con la costruzione di una speranza. Già nelle prime settimane di vita dell’esecutivo Conte il Pd si è prodigato per richiamare tutti alla responsabilità. Non si può governare insieme se ci si sente avversari e senza una comunanza sulla visione comune del futuro. Il Paese non vive solo una difficoltà economica e sociale, ma un vero sfilacciamento di legami antichi e un’assenza di punti di riferimento che gettano le persone nella solitudine. Ecco perché spetta a noi dare un segno di unità, sobrietà, disinteresse nell’impegno e nel fare bene al Paese, un’attenzione etica nel costruire piuttosto che distruggere.

D’altra parte le piazze di queste settimane, nella loro irrinunciabile autonomia, ci dicono questo: è ora di mettere alle nostre spalle ogni egoismo, ogni tatticismo, ogni chiusura in noi stessi, per rimettere al centro un cammino delle persone, delle singole persone, nell’esercizio della loro responsabilità politica e civile. Non sono più le piazze della rabbia o dell’antipolitica che si sono riempite negli anni passati. Le nuove piazze reclamano una bella politica. Una politica non urlata, ma ragionata. Una politica non leaderistica, ma collettiva. Una politica piena di idee, sogni realizzabili con la passione, la pazienza del fare quotidiano Questo è lo sforzo che con determinazione in questi mesi abbiamo compiuto come Pd.

Il cammino comune per essere all’altezza è ancora lungo, per iniziarlo occorre immediatamente, e con urgenza, cambiare passo. Non solo l’Italia, ma l’Europa ha bisogno di giustizia e di uno sviluppo sostenibile dal punto di vista sociale e ambientale. Il Governo Conte è nato con l’ambizione di realizzare una rigenerazione democratica. La manovra economica che si sta approvando, pur partendo da condizioni molto difficili, rappresenta un’inversione di tendenza. Ora fondamentale è ricostruire la fiducia nel Paese. La scarsa generosità di alcune insensate polemiche nella maggioranza, di una ricerca ossessiva e quotidiana di visibilità, la paura tra gli alleati di abbracciare una solidarietà aperta e leale sono i segni di un vecchio modo di intendere la politica. Tanto più dannoso di fronte a una destra nuova risorgente e pericolosa.

Il Partito Democratico è altro da tutto questo. Vuole essere il costruttore, insieme a tanti altri, di una proposta civile per l’Italia: per creare lavoro e sviluppo, per scommettere sulla rivoluzione verde, per investire sulla scuola e l’università, per semplificare la vita degli italiani, per nuove politiche industriali, per infrastrutture utili, per sostenere la rivoluzione digitale. Il Pd combatterà per questo. Con le sue liste a viso aperto e con spirito unitario sarà presente in tutte le Regioni che andranno al voto per fermare il pericolo delle destre. Auspichiamo di poterlo fare dentro una alleanza larga che sarà vincente solo se capace di dimostrare di essere utile all’Italia, a sostegno di un governo che ha un senso solo a condizione che interpreti questo sentimento positivo e di riscatto che sta crescendo nel Paese.

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