Come il MoVimento 5 Stelle ha fatto saltare l’emendamento sulla Cannabis Light per paura di Salvini

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-12-04

Nel 2016 il M5S aveva fatto approvare una legge che legalizzava la coltivazione di Canapa “light” con un basso contenuto di THC. Quella legge però non si esprimeva circa la possibilità di commercializzare le infiorescenze e un emendamento proposto dal senatore pentastellato Mantero avrebbe dovuto colmare quel vuoto normativo dopo mesi di promesse agli operatori del settore. Quell’emendamento però è stato ritirato, perché?

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«Ho scoperto che i due emendamenti su canapa industriale sono stati ritirati senza neppure essere discussi nella seduta di sabato scorso». A scriverlo è il senatore del MoVimento 5 Stelle Matteo Mantero, da sempre sostenitore della legalizzazione della marijuana che su Facebook chiede scusa a nome della maggioranza di cui fa parte «perché mentre il resto del mondo veleggia sulla rotta della legalizzazione della “marijuana” noi abbiamo paura di affrontare il tema della canapa industriale, di regolamentare la vendita di un fiore senza alcun “effetto stupefacente” ma che permetterebbe a migliaia di persone, agricoltori e commercianti, di continuare a lavorare e pagare le tasse».

Il M5S teme che Salvini prenda voti se passa l’emendamento per la Cannabis Light?

L’emendamento di Mantero era stato accolto positivamente da Federcanapa, l’associazione dei coltivatori, come un provvedimento che avrebbe potuto dare slancio al settore. Ma forse Mantero le scuse dovrebbe chiedere soprattutto a nome del partito di cui fa parte. Perché fu proprio il MoVimento 5 Stelle, con una legge (la 242 del 2016) recante disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa a dare nuovo impulso (in passato era una coltivazione molto comune) alla produzione di canapa.

mantero emendamenti cannabis canapa - 1

Durante l’iter di approvazione di quella legge però venne tolta la parte che consentiva la commercializzazione delle infiorescenze (che non possono contenere in ogni caso più dello 0,6% di THC) pur consentendone la produzione. Un vuoto normativo grazie al quale nei mesi scorsi sono stati emanati numerosi provvedimenti di sequestro nei confronti dei negozi che vendono la cannabis light. I 5 Stelle devono quindi risolvere un problema creata proprio dalla loro legge.

mantero emendamenti cannabis canapa - 2

Ma mentre Salvini combatteva contro i negozi di Cannabis Light il MoVimento 5 Stelle si muoveva in un’altra direzione proponendosi come garante di una riforma del settore che garantisse i posti di lavoro. O almeno così pensava Luca Fiorentino amministratore di Cannabidiol Distribution di Torino, una società con 1500 rivenditori che fino a pochi mesi fa aveva 12 dipendenti e dava lavoro ad una settantina di persone tra agenti di commercio e agricoltori. Fino a pochi mesi fa il settore della Cannabis Light complessivamente dava lavoro a 12mila persone con circa 150 milioni di euro di fatturato, oggi l’azienda di Fiorentino ha appena quattro dipendenti mentre in tutta italia sono stati persi tremila posti di lavoro. Secondo Fiorentino la colpa è della guerra scatenata dall’ex ministro Salvini contro i negozi che vendevano la Cannabis Light.

Le vane promesse del MoVimento 5 Stelle

«Diversi senatori e deputati del M5S ci hanno chiaramente detto che si sarebbero impegnati per il rilancio del settore», ad esempio  ma il giorno in cui Mantero avrebbe dovuto essere presente in Commissione non c’era anche se sono due anni che si faceva promotore di questa iniziativa. L’emendamento di Mantero prevedeva di inserire un’accisa di 10 centesimi al grammo che «per quanto penalizzante era ottimale per il settore perché dava delle linee guida dal punto di vista legislativo», ha spiegato Fiorentino. E quell’emendamento è stato ritirato senza essere nemmeno discusso  in Commissione. Segno evidente che non si vuole nemmeno affrontare la questione. «Da quando Salvini è all’opposizione per paura di far crescere i suoi consensi non stanno minimanente affrontando questo problema lasciando in totale difficoltà finanziare economiche e soprattutto legislative i negozianti», dice Fiorentino.

Eppure la a sentenza delle Sezioni Riunite della Cassazione aveva chiesto al Parlamento di fare una legge per colmare quel vuoto legislativo sul limite di THC nelle infiorescenze per le quali poteva essere consentito il commercio. Ma il MoVimento 5 Stelle per ora sembra volersene lavare le mani. Ad ottobre il presidente della Commissione Agricoltura Filippo Gallinella dichiarò che «se si parla di canapa industriale, la regolamentazione dell’uso tecnico, ludico, da collezione o come si vuole chiamare, non riguarda la nostra Commissione. E non è nemmeno corretto affermare che i Cinque Stelle vogliono regolare la disciplina sulla canapa industriale solo se venduta ai fine estrattivi. Abbiamo già una proposta che mi auguro verrà discussa al più presto in Senato».

Ci sono in Italia persone come Fiorentino, che hanno investito tantissimo nello sviluppo del settore, un settore che esiste in base ad una legge, che vengono equiparati a spacciatori o peggio. Fiorentino denuncia che proprio Gallinella ha smesso di rispondere alle email degli operatori del settore una volta conclusasi la campagna elettorale in Umbria. Eppure proprio Gallinella (che è umbro) a inizio anno aveva fatto visita all’unico stabilimento italiano dove viene prodotta la cannabis legale ad uso terapeutico (che è diversa dalla cosiddetta Cannabis Light). Ma evidentemente il M5S ha più a cuore i consensi che lavorare ad una legge che garantisca e tuteli chi lavora nel settore, persone come Luca Fiorentino o Matteo Venturini, agricoltore e fondatore dell’associazione Canapa delle Marche che raduna 150 associati, che ha deciso di chiudere il negozo e sospendere la produzione per timore di multe, sequestri e procedimenti penali. Il punto è molto semplice: sotto la soglia massima la legge non fissa un limite di THC per le infiorescenze da vendere ma è lasciata alla discrezionalità dei singoli giudici. Sostanze non psicotrope vengono considerate “droga” anche se non lo sono. E così grazie all’ignavia del M5S un settore sta rapidamente morendo.

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