Ma la Lega che vuole fare luce sulla morte di Giulio Regeni è la stessa che toglieva il suo striscione a Ferrara e a Treviso?

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-12-03

Si è insediata finalmente la Commissione d’inchiesta sulla morte di Giulio Regeni. Soddisfazione da parte della Lega che sottolinea i numerosi rinvii e dà la colpa alla maggioranza. Ma la richiesta di istituire una commissione risale al maggio del 2018, in questi mesi Salvini era preoccupato di mantenere i buoni rapporti con l’Egitto mentre altrove la Lega sembrava non accorgersi del significato degli striscioni di Amnesty International

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Oggi, a tre anni dalla morte di Giulio Regeni si è riunita per la prima volta la Commissione Regeni. A presiederla sarà il deputato Erasmo Palazzotto di Sinistra Italiana. Ma a festeggiare per l’insediamento della Commissione sono anche i deputati della Lega. In una nota i leghisti Giulio Centemero, capogruppo della Lega nella Commissione stessa, Roberto Turri, segretario della commissione, e i componenti Eugenio Zoffili e Paolo Formentini hanno esternato tutta la loro soddisfazione: «dopo settimane di rinvii e sterili polemiche, finalmente si potrà lavorare per accertare la verità su quanto accaduto al giovane ricercatore italiano. Fondamentale sarà la collaborazione con il Governo Egiziano per trovare una soluzione giudiziaria».

Quando Salvini diceva che era fondamentale avere buoni rapporti con l’Egitto

Nel comunicato i deputati della Lega spiegano che «lo dobbiamo alla famiglia e all’Italia. Il teatrino celebrato in seno alla maggioranza in questi mesi di rinvii e litigi è un’offesa intollerabile alla memoria e al lavoro di Regeni. Gli italiani chiedono a noi parlamentari un impegno serio e la Lega si adopererà affinché venga fatta luce sull’intera vicenda». Sembra ieri che Salvini parlava del “problema Regeni” spiegando di «comprendere bene la richiesta di giustizia della famiglia di Giulio Regeni. Ma per noi, l’Italia, è fondamentale avere buone relazioni con un Paese importante come l’Egitto». Sembra ieri, ma era appena il 12 giugno del 2018, Salvini era Ministro dell’Interno da poco più di una settimana e già metteva le cose in chiaro. Da anni si accusano i vertici dei servizi segreti egiziani di aver ucciso Regeni, portare avanti quell’accusa nuoce alle buone relazioni con il Cairo.

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Quando Centemero parla dei mesi di rinvii e litigi sembra quasi che abbia dimenticato che la proposta di istituire una Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni è stata presentata il 28 maggio del 2018, e che se in questo ultimo anno e mezzo la Commissione non si è insediata è perché la maggioranza che ha governato per 14 mesi non ha voluto farlo. E quella maggioranza era quella gialloverde con la Lega al governo.

Lo striscione rimosso a Treviso “perché era fuori da un bel po'” e quello vandalizzato a Ferrara

Il fatto è che la Lega è sempre stata alquanto “intermittente” nel suo interesse per arrivare alla verità sulla  morte del ricercatore italiano ucciso in Egitto tra il 25 gennaio e il 3 febbraio 2016. Ad esempio a luglio del 2018 Salvini in visita al Cairo spiegava che «chiarezza e giustizia sono state promesse sull’omicidio di Giulio Regeni, e chiarezza e giustizia verranno fatte, in tempi rapidi, per la famiglia ma per tutto il popolo italiano». Da quell’incontro con Al Sisi sono passati un anno e sei mesi e non c’è traccia né della chiarezza né della giustizia promesse. Salvini evidentemente aveva altre priorità e altre modalità per tutelare il popolo italiano.

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Qualche giorno dopo a Treviso – città dove la Lega aveva eletto da poco il sindaco Mario Conte – scomparve lo striscione per Giulio Regeni appeso alle finestre del palazzo civico. Il sindaco Conte disse che che lo striscione era appeso da due anni e “si era rovinato” e che “era stato esposto già da un bel po’ di tempo”. Nel giugno del 2019 Ferrara invece la Lega festeggiò la vittoria alle amministrative coprendo con la propria bandiera lo striscione per Giulio. Il 20 giugno il Presidente (leghista) del Friuli Venezia-Giulia Massimiliano Fedriga fece rimuovere lo striscione di Amnesty International dal palazzo della Regione. «Anticipando le polemiche che continueranno a susseguirsi ad ogni batter di ciglio – scrisse all’epoca Fedriga –  comunico che lo striscione non verrà più esposto né a Trieste né in altre sedi di Regione».

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E sempre nella città governata da Alan Fabbri a fine ottobre lo striscione di Amnesty International appeso allo scalone del Municipio di Ferrara fu oggetto di un atto vandalico denunciato dai consiglieri di minoranza. Il sindaco spiegò che la sera precedente alla scomparsa qualcuno aveva tentato di bruciare lo striscione che era poi stato ritrovato a terra e consegnato al custode. «Non voglio banalizzare – aveva aggiunto Fabbri – Bisogna condannare ogni atto vandalico, tanto più a un simbolo di questo tipo, ma mi fa specie che subito da alcuni consiglieri comunali si lanci un grido d’allarme». Insomma, a Treviso come a Ferrara il simbolo della richiesta di fare luce sulla morte di Giulio Regeni veniva rimosso o vandalizzato e per la Lega non era poi un grande problema. Salvini diceva che bisognava salvaguardare le relazioni con l’Egitto e oggi la Lega ci racconta che vuole fare luce sulla morte di Giulio, come se niente fosse.

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