Perché noi Italiani, per essere orgogliosi, dobbiamo guardare il passato?

di Vincenzo Vespri

Pubblicato il 2018-10-26

Sono stato invitato a Quito sia per un convegno di Matematica (e questo è normale) e sia per un convegno su Dante (e questo meno usuale). Esperienza meravigliosa incontrare questi Dantisti capaci di porgere così bene una materia così affascinante. Se avessi avuto loro come insegnanti d’italiano sicuramente non sarei diventato un matematico. Troppo più intrigante …

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Sono stato invitato a Quito sia per un convegno di Matematica (e questo è normale) e sia per un convegno su Dante (e questo meno usuale). Esperienza meravigliosa incontrare questi Dantisti capaci di porgere così bene una materia così affascinante. Se avessi avuto loro come insegnanti d’italiano sicuramente non sarei diventato un matematico. Troppo più intrigante il mondo letterario.
Ho imparato una miriade di cose che prima ignoravo. Ad esempio non immaginavo quanto fosse importate la numerologia nel Medioevo. I numeri erano anche simboli. La Divina Commedia non a caso è una costruzione anche numerologica. È incredibile come un pensiero così alto sia potuto essere espresso seguendo regole capestro come la lunghezza del canto, la struttura delle rime e il ritmo degli endecasillabi. Ma tutto è Numero, anche quello che uno non si aspetta. Ad esempio il sonetto è composto di 14 strofe di endecasillabi. Era usualmente scritto su due fogli: 7 righe da una parte e 7 dall’altra. Quindi erano 22 sillabe su 7 righe. Ma 22/7 era l’approssimazione di Archimede per il pi greco. Nell’alto Medioevo pi greco era uguale a 22/7… Non avevo mai pensato al fatto che la struttura del sonetto richiamasse la quadratura del cerchio. Eppure nel Medioevo la numerologia permeava tutta la weltenschaung.

 

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Nel convegno ho conosciuto il Dante umano. Quello che chiede umilmente a Cangrande della Scala un contributo per finanziare la sua opera. Quello battuto in una gara di poesia da un certo Albertino Mussato. Quando l’ho saputo ho pensato che l’Italia non è cambiata per nulla….In quanti concorsi è stato messo avanti il Mussato locale all’Alighieri di turno? Ho saputo dell’amicizia e della rivalità con il Cavalcanti. L’odio del “narciso” Petrarca che pubblicamente minimizzava l’opera dantesca e di sera, lavorando per il Canzoniere, combatteva ferocemente ed inutilmente per raggiungere l’eleganza e l’efficacia delle rime inimitabili di Dante. Ma Dante era anche un teologo. È stato praticamente lui a introdurre l’idea del Purgatorio. È stato lui a proporre la separazione fra potere temporale e ecclesiastico in De Monarchia Per questo, lui, poeta cristiano per eccellenza, ebbe il De Monarchia messo all’indice fino alla fine dell’Ottocento. Ma immensa fu l’influenza di Dante. Fu tra i primi “visitatori” della Sorbona. La sua opera fu la ragione principale per cui il dialetto toscano fu scelto come linguaggio ufficiale fra tutti i dialetti italici. Grandissima l’influenza della sua opera nell’ambito letterario : come non pensare all’influenza della figura dell’ Ulisse dantesco su autori come Joyce e Borges? Dante è anche un poeta contemporaneo. La Divina Commedia è usata nella letteratura latino-americana come metafora del dramma della migrazione. Ben 200 mila messicani risultano dispersi nella migrazione verso gli USA. Un vero Inferno dantesco. Per Primo Levi, in “Se questo è un Uomo”, non solo il paragone Lager= Inferno Dantesco è sempre presente, ma anche la Divina Commedia è la ragione della sua sopravvivenza. Cercare di ricordare i canti di Dante, l’aiuta a sopravvivere. Dante quindi anche come metafora della Speranza.

divina commedia 1

Il mio intervento nel convegno, invece, entrava più o meno nel filone dell’influenza dell’Islam nell’opera Dantesca. Che ci sia stata un’influenza è innegabile. Circolava a Firenze (oltre ad essere nota a Brunetto Latini, il maestro di Dante) l’opera “il Libro della Scala di Maometto” dove un autore musulmano ignoto descriveva il mondo ultraterreno con tanto di laghi di pece per i dannati, di cori di angeli che ruotano intorno a Dio e di pene comminate secondo la legge del contrappasso. Ma l’influenza islamica su Dante si è limitata a dargli lo spunto sulla Divina Commedia? Sicuramente Dante non aveva accettato completamente le idee di Averroè anche se lo ammira mettendolo nel Limbo fra i grandi. Proprio il non aver accettato la teoria dell’anima universale proposta da Averroè (e poi duramente contestata da San Tommaso in Contra Gentiles) aveva messo Dante in contrasto con Cavalcanti che lo accusava di tener troppo di conto argomenti vili come l’amore terreno. Per Cavalcanti era oggetto di scandalo che Dante trasformasse l’amore terreno verso Beatrice come strumento di trascendenza… Ma la raffigurazione fatta dai pittori rinascimentali del Paradiso Dantesco ricorda proprio la visione del cosmo islamico e non quello cristiano. Da una parte raffigurano il mondo tolemaico, con l’Universo che ruota intorno alla Terra e con il centro della Terra occupato da Lucifero. Dall’altra il mondo celestiale con i cori degli Angeli che ruotano intorno a Dio. Questi due mondi vengono collegati dalla Rosa Mistica in Dante. Nell’Islam l’anello di congiunzione è rappresentata dalla figura del Profeta. Ma questa non è la visione cristiana: il Dio Cristiano è immanente nel mondo, non può essere una Entità separata come nell’Islam. Nel mio intervento ho fatto vedere che, come puntualizzato in alcuni studi matematici, esistono modelli di geometrie non euclidee che permettono di avere un Universo Dantesco dove Lucifero non è il centro dell’Universo e dove Dio non vive in un mondo sostanzialmente separato dalla Sua creazione. Poteva, il genio di Dante, aver immaginato questa costruzione geometrica? Considerando la grandezza di Dante, penso che abbia potuto intuire questo modello di Universo e quindi la Divina Commedia è un’opera genuinamente cristiana, scevra dell’influenza dall’Islam. Alcune domande però sorgono spontanee. Ma perché nelle nostre scuole non si insegna Dante in questo modo? Per me è stata una rivelazione. E infine, ma perché noi Italiani, per essere fieri del nostro Paese dobbiamo volgerci ai grandi del nostro passato? Perché il presente non ci infonde alcuna gioia?

 

Foto di copertina da qui

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