Il vero piano del governo Conte per l’estate degli sbarchi

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-06-12

«Non c’è scritto da nessuna parte che debbano sbarcare nei porti: possono sbarcare su un’altra nave»: una frase apparentemente paradossale del ministro Toninelli rivela quali sono le intenzioni dell’esecutivo…

article-post

Danilo Toninelli, ministro delle infrastrutture del governo Conte, in questa dichiarazione rilasciata ieri ai giornalisti e pubblicata da Repubblica TV pronuncia una frase apparentemente paradossale ma che in realtà rivela le vere intenzioni dell’esecutivo per fronteggiare l’estate di sbarchi che si sta preparando.

Il vero piano del governo Conte per l’estate degli sbarchi

Toninelli ha parlato ai giornalisti al termine del vertice sull’immigrazione a Palazzo Chigi di ieri sera; la frase più importante pronunciata dal ministro è stata questa: «”Non c’è scritto da nessuna parte che il “place of safety”, cioè il luogo in cui devono essere sbarcati e messi in sicurezza i migranti, debba essere un porto. Può essere anche una nave, battente bandiera straniera. Di conseguenza noi chiederemo un’assunzione di responsabilità a quei paesi di cui le navi della ONG battono bandiera». Ovviamente la frase di Toninelli suona paradossale per l’uso del termine “sbarcare”: di solito quando si sbarca si raggiunge la terraferma, essere trasferiti su un’altra nave non è, tecnicamente, uno “sbarcare”.

Ma basta guardare un attimo in controluce le parole di Toninelli per comprendere il vero senso della sua affermazione: il governo ha deciso di non far sbarcare più in Italia le persone che vengono raccolte in mare dalle organizzazioni non governative, e di spiegare le sue azioni sostenendo che devono essere i paesi di origine o di appartenenza delle Organizzazioni Non Governative a muoversi per prendere i migranti sulle loro navi: questo si accorda perfettamente con l’invito a “una presa di coscienza” fatto ieri da Salvini quando ha chiamato in causa anche Francia, Gran Bretagna e Germania.

Le ONG e i paesi di bandiera

L’ipotesi che la lettura delle parole di Toninelli debba essere questa è avvalorato dalla risposta successiva: al ministro fanno notare che però questo significherebbe, nel caso della nave Aquarius che batte bandiera britannica, circumnavigare l’Oceano per arrivare in Inghilterra (contravvenendo dunque al principio del porto sicuro più vicino), e lui risponde: “Noi chiediamo un’assunzione di responsabilità e condivisione delle spese”.

navi ong mediterraneo
Le nazionalità delle ONG nel Mediterraneo (TGCOM)

Ecco quindi cosa intende Toninelli con “assunzione di responsabilità” e “condivisione delle spese”: se la nave viene salvata ad esempio da una ONG tedesca, che siano i tedeschi a farsene carico completando il salvataggio con le loro navi dove potrebbero essere trasportati i naufraghi esattamente come si sta facendo per la Aquarius (ma qui il dettaglio non conforme è che è la Marina italiana che sta agendo per portare i migranti a Valencia).

La strategia di Lega-M5S e le leggi

Una strategia che però confligge con le leggi: la  “Convenzione Internazionale sulla ricerca e il salvataggio marittimo” siglata ad Amburgo il 27 aprile del 1979 e ratificata dal nostro Paese con la legge 147 del 1989 fissa l’obbligo di soccorso in mare a chi sia in pericolo di vita e quello del suo trasferimento in un luogo sicuro. Per quanto riguarda il nostro Paese, questo significa che il Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo della Guardia Costiera di Roma (Imrcc), ricevuta la segnalazione di un’emergenza al di fuori della propria area di responsabilità Sar (Search and rescue), in acque internazionali, assume il coordinamento del soccorso. Nel caso della Aquarius l’Italia, che aveva condotto le operazioni di salvataggio e trasbordo con la sua Guardia costiera, aveva assunto un obbligo giuridico — “indisponibile” alla propaganda — di portare a termine il soccorso con l’individuazione di un approdo sicuro che non poteva che essere italiano.

ong sea watch aquarius
Le posizioni delle navi delle ONG ieri nel Mediterraneo (Corriere della Sera, 12 giugno 2018)

Quindi le ipotesi sono due: o il governo si prepara a dare ordine alla Marina di non soccorrere né intervenire lasciando i salvataggi alle ONG per poi dire ai paesi di appartenenza di venirsi a prendere i naufraghi salvati dalle “sue” navi (e questa tattica rischia di far finire l’Italia in una serie di giochi pericolosi per la vita delle persone), oppure intende usare lo stesso modus operandi riservato alla Aquarius, violando così le leggi.

Leggi sull’argomento: Cosa ha vinto esattamente Salvini con l’Aquarius in Spagna

Potrebbe interessarti anche