Il MISE paralizzato per colpa dell’uomo di Di Maio

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-11-22

Il Corriere punta il dito su Salvatore Barca, concittadino di Di Maio a Pomigliano che era già finito sui giornali per i suoi rapporti con Assunta Montanino

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Dario Di Vico sul Corriere della Sera oggi punta il dito in maniera irritualmente esplicita per i suoi soliti modi su Salvatore Barca, segretario generale del ministero dello Sviluppo Economico promosso all’epoca da Luigi Di Maio

La parola chiave è «arroganza»(la seconda è «improntitudine») e il riferimento è ai comportamenti dell’attuale figura-chiave del Mise, il segretario generale Salvatore Barca, amico personale dell’ex ministro Luigi Di Maio e originario anche lui di Pomigliano d’Arco. Barca, prima che al Mise sbarcasse il suo concittadino, era un dirigente di prima fascia promosso poi di colpo a segretario generale.

Secondo i sindacati,  riportano direttamente a lui (descritto come «potente e pervasivo») ben 187 dipendenti, un piccolo ministero nel ministero. Ma è tutta la gestione Di Maio ad essere sotto accusa: prima una insensata rotazione dei direttori generali poi una riorganizzazione del dicastero che avrebbe dovuto essere, secondo l’ex ministro, il primo passo di «una rivoluzione in tutta la pubblica amministrazione». Il risultato è stato, invece, la sostanziale paralisi del ministero che, solo per fare l’esempio più eclatante, non effettua più le missioni a Bruxelles perché non ha risolto «il problema delle spese da rimborsare all’agenzia di viaggio Cisalpina».

salvatore barca assunta montanino luigi di maio 1

Di Salvatore Barca si era parlato l’anno scorso in relazione ai suoi rapporti con Assunta Montanino detta Assia. Si fece anche dell’ironia sul M5S che diceva che non si assumono gli amici ai ministeri.

Il nuovo ministro Stefano Patuanelli sembra subire questa situazione e non avere la forza di rimettere mano allo scempio made in Pomigliano così oltre a barcamenarsi nelle crisi Ilva e Alitalia non riesce a convocare i tavoli dell’automotive che aveva annunciato urbi et orbi ormai un mese fa. Non parliamo poi delle crisi aziendali che languono senza che si intraveda, per le più spinose di esse, una possibile via d’uscita.

Una exit strategy non sembra esistere neppure per il Mise che da mesi è paralizzato e rischia di non poter utilizzare nemmeno le risorse di bilancio. Mentre si capisce come tutto ciò imbarazzi i 5Stelle e lo stesso entourage di Patuanelli meno spiegabile è il silenzio del Pd, che avrebbe ampia materia per chiedere conto all’alleato di governo. Ma non si ha notizia che lo stia facendo.

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