Politica
Liliana Segre e le emergenze di Salvini risolte da Lamorgese con una telefonata
neXtQuotidiano 22/11/2019
La senatrice a vita spiega perché ha votato la fiducia al Conte Bis: «Si era creato un clima parossistico di continue forzature, con le emergenze artefatte a ogni arrivo di poche decine di disgraziati — questioni che oggi la ministra Lamorgese risolve con una telefonata —, con l’invocazione dei pieni poteri, con la preparazione di una specie di crociata»
Liliana Segre rilascia oggi un’intervista al Corriere della Sera nella quale dimostra di avere una lucidità fuori dal comune e una capacità di analisi politica superiore a quella del 99% degli esponenti della nostra classe politica. La senatrice a vita parte dal voto sulla Commissione, che si dice pronta a guidare:
La Commissione che ho proposto non può giudicare né censurare nessuno e non può cambiare le leggi. Si tratta di studiare un fenomeno, di avanzare proposte su un problema per cui tutti, anche gli esponenti dell’opposizione quando parlano a telecamere spente, si dichiarano allarmati. L’odio in rete dilaga. La convinzione di agire in una zona franca e nell’anonimato sta producendo un imbarbarimento, una sorta di bullismo su larga scala, che le leggi esistenti non riescono a contenere».
Anche Matteo Salvini e Giorgia Meloni dicono di essere bersagliati.
«Colgo l’occasione per esprimere loro solidarietà. Sarò un’illusa, ma continuo ad auspicare che tutti si uniscano in un impegno bipartisan per prevenire le epidemie dell’odio. Io ho sperimentato i danni che possono produrre». […]Anche sui messaggi di odio contro di lei sono stati avanzati dubbi.
«Sapevo poco di questi messaggi perché non sono iscritta ai social network e i miei figli avevano deciso di risparmiarmi tali miserie. Dopo il rapporto dell’Osservatorio antisemitismo del Centro di documentazione ebraica contemporanea, ho dovuto occuparmene ed è stato molto sgradevole. Per le oscenità che ho dovuto vedere. Ma anche perché, facendo leva sul numero dei messaggi, “200 al giorno” ,scaturito da un’inesattezza giornalistica, si è scatenata una campagna negazionista in cui non solo veniva contestato quel numero, ma l’esistenza stessa delle espressioni di odio. Scopo: far passare tutti per visionari o speculatori».
Come stanno davvero le cose?
«I messaggi non solo esistono, ma sono una valanga. Nessuno può dare numeri attendibili perché occorrerebbe monitorare milioni di pagine Facebook, Twitter, Instagram, siti, blog. Quello che emerge è un campione, la punta dell’iceberg. Sono stati registrati picchi in corrispondenza di una mia maggiore esposizione. Il meccanismo è questo: qualcuno inizia postando un attacco contro di me spesso veemente, non necessariamente di cattivo gusto, ma da lì parte la ridda dei commenti che si trasforma in una gara di esternazioni triviali, truci, immonde: decine, a volte centinaia, sotto ogni singolo post. Abbondano gli auguri di morte, gli insulti, il rammarico perché “i nazisti non hanno finito il lavoro”, l’accusa di essere una vecchia rimbambita e manovrata “dai comunisti”.
Infine, nel colloquio con Alessia Rastelli, la senatrice punta Matteo Salvini: spiega di aver votato la fiducia al Conte Bis perché aveva sentito un allarme dentro di sé:
Qual era l’allarme?
«Si era creato un clima parossistico di continue forzature, con le emergenze artefatte a ogni arrivo di poche decine di disgraziati — questioni che oggi la ministra Lamorgese risolve con una telefonata —, con l’invocazione dei pieni poteri, con la preparazione di una specie di crociata. Credo che anche chi ha creato quel clima si sia poi reso conto di avere esagerato. Nella nuova ondata di odio che si è abbattuta su di me, mi hanno anche scritto: “Rispetta la nostra religione!”, quando sono l’Osservatore Romano e l’Avvenire a denunciare che è proprio l’abuso politico dei simboli religiosi a costituire una mancanza di rispetto».Salvini è venuto a casa sua. Come è andato l’incontro?
«Non voglio dire nulla perché ci siamo impegnati entrambi alla riservatezza per evitare strumentalizzazioni politiche. In ogni caso incontrarsi e parlarsi, a maggior ragione tra due colleghi senatori e concittadini milanesi, più che un gesto di civiltà dovrebbe essere considerato un fatto normale».
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