Gianluigi Bombatomica Paragone è piuttosto sibillino in questi ultimi giorni. Il Senato voterà la fiducia al governo Conte martedì e lui, dopo essersi preso una reprimenda da Vasco Rossi per l’uso delle sue canzoni, ha prima annunciato che ci stava ripensando e poi ha detto che ci stava ri-ripensando e che non avrebbe dato la fiducia.
In tutte le dichiarazioni di Paragone mancano riferimenti alle dimissioni, che aveva promesso di dare in caso di no con tanto di promessa di ritornare a fare il giornalista. Oggi però Paragone fa un passo avanti e dice che nel gruppo Senato M5S ci sarebbero altri pronti a votare no al governo: “Secondo me potrei non essere più solo, nel gruppo Senato M5S, ad aver capito che il Conte 2 è una operazione contro i cittadini…”
A chi si riferisce il senatore, che comunque fino a martedì ha tempo per ri-ri-ripensarci? Un indizio ci porta dalle parti del senatore Elio Lannutti, che era appena riemerso da un lungo silenzio per annunciare appena il 3 settembre il suo sì all’alleanza M5S-PD nel voto su Rousseau. “Dopo la squilibrata formazione del governo a vantaggio del PD ed alcune improvvide dichiarazioni contro principi e valori del M5S, nessuna fiducia al buio”, annuncia il senatore.
La cosa divertente è che condisce la sua dichiarazione con una lunga citazione di Luigi Einaudi, non a caso visto che l’ultima volta che aveva citato qualcosa erano i Protocolli dei Savi di Sion e non è andata benissimo (il M5S all’epoca inventò l’antisemitismo involontario per giustificarlo). Intanto ieri ha minacciato il no alla fiducia anche il senatore Mario Michele Giarrusso: “Darò la fiducia al governo Conte in base alla posizione che avra’ il Pd rispetto alle dichiarazioni fatte dal ministro De Micheli o se il ministro stesso chiarirà meglio. La posizione del M5s è chiara: siamo per la revoca delle concessioni”, ha aggiunto, ribadendo: “Non diamo la fiducia se si inizia subito a martellare l’accordo”.
Il senatore Giarrusso non ha evidentemente chiaro cosa c’è scritto nell’accordo tra M5S e PD riguardo Autostrade. Ma soprattutto, se i tre non votano la fiducia sono fuori dal M5S. E hanno anche preso l’impegno a versare penali e dimettersi. Chissà se cambieranno idea entro martedì.
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