Fact checking
Nel M5S ora è obbligatorio votare la fiducia al governo (ma fino a ieri chi la votava era un servo)
di Giovanni Drogo
Pubblicato il 2018-01-04
Per cinque anni ci siamo sentiti dire che chiedere di votare la fiducia in Parlamento era una “prova tecnica di dittatura” e rendeva evidente la deriva autoritaria del Paese. Per questo motivo il nuovo codice etico sancisce l’obbligo per gli eletti di votare la fiducia “ogni qualvolta sarà richiesta”. Vi ricordate com’era che faceva l’inno del M5S? “C’è un movimento senza capi né padroni”
Il MoVimento 5 Stelle è finito, evviva il MoVimento 5 Stelle. Il M5S non è in picchiata nei sondaggi e Di Maio, Grillo e Casaleggio (quest’ultimo non si sa bene a che titolo) sono ancora saldamente in sella. Ma il MoVimento di oggi è sempre più partito e meno movimento. Per poter andare a governare il M5S si è ormai spogliato definitivamente di tutte quelle caratteristiche che – nel bene e nel male – avevano convinto molti a votarlo negli ultimi anni. Il M5S ora è un partito come tutti gli altri, dove la Democrazia Diretta non esiste e dove i vertici guardano agli eletti come dei bravi soldatini che devono ubbidire punto e basta.
Ora il M5S vuole che tutti votino la fiducia
All’articolo 3 del codice etico del M5S vengono esposti gli obblighi per i portavoce eletti sotto il simbolo del MoVimento 5 Stelle troviamo alcune interessanti novità. Ciascun portavoce eletto all’esito di una competizione elettorale nella quale si sia presentato sotto il simbolo del MoVimento 5 Stelle è tenuto ad esempio «a votare la fiducia, ogni qualvolta ciò si renda necessario, ai governi presieduti da un presidente del consiglio dei ministri espressione del MoVimento 5 Stelle». Questo significa che qualora alle prossime elezioni Luigi Di Maio ricevesse l’incarico di formare il nuovo governo i parlamentari eletti nel M5S sono obbligati a votare la fiducia all’esecutivo ogni qualvolta il governo deciderà di porre la questione di fiducia il deputato/senatore a 5 Stelle sarà obbligato a votarla. Inoltre i deputati e senatori pentastellati saranno obbligati a dimettersi dalla carica in caso di espulsione dal MoVimento 5 Stelle.
Il codice etico suscita più di qualche perplessità e non solo per il modo in cui è stato discusso (non è stato discusso dall’Assemblea degli iscritti) votato (non è stato votato) e approvato. Il problema principale è che il partito che più di ogni altri si è speso (a parole) in questa legislatura per difendere la Costituzione e la democrazia ha deciso di dotarsi di una serie di norme e regole palesemente anticostituzionali. Non c’è alcun dubbio che la pretesa che gli eletti votino obbligatoriamente la fiducia non ha alcun fondamento costituzionale. Ma è molto più interessante che quando a votare la fiducia erano gli altri allora erano tutti servi, ora invece no.
Quando per il M5S il voto di fiducia era l’anticamera della dittatura
Ma in fondo il MoVimento 5 Stelle è quel partito che da anni si batte per l’abolizione dell’articolo 67 della Costituzione, quello che sancisce che ogni membro del Parlamento esercita le sue funzioni senza alcun vincolo di mandato. Nel marzo 2013 Grillo definì l’articolo 67 “circonvenzione di elettore” spiegando che “l’eletto può fare, usando un eufemismo, il cazzo che gli pare senza rispondere a nessuno”. Appena tre anni prima però Grillo ci ricordava che «chi è eletto risponde ai cittadini, non al suo partito». A quanto pare il ragionamento aveva senso fino a che Grillo non si è trovato ad avere un partito e un centinaio di eletti in Parlamento da tenere sotto controllo.
Le nuove regole rispondono alle nuove esigenze di Grillo e del M5S di esercitare quanto più potere possibile sugli eletti. Il MoVimento 5 Stelle si è accorto così che anche il voto di fiducia, una modalità prevista dai regolamenti parlamentari, non è assolutamente anticostituzionale. Dopo 5 anni spesi a spiegare che il voto di fiducia significa “commissariare il Parlamento” e che il ricorso alla fiducia da parte di Renzi era il sintomo “della deriva autoritaria delle istituzioni” (parole del componente del Collegio dei Probiviri Riccardo Fraccaro) ora il M5S scopre che non solo la fiducia può essere chiesta ma che addirittura deve essere obbligatoriamente votata dai parlamentari del M5S.
Perché se da un lato è giusto che il M5S pretenda (lo fanno tutti i partiti) che gli eletti rispettino gli impegni presi dall’altro non può non stupire il radicale mutamento cui è andato incontro il M5S. Da partito che sosteneva che il ricorso alla fiducia fosse sostanzialmente illegale a partito che contempla l’obbligo di votare tutte le questioni di fiducia (pena una ridicola multa da 100 mila euro che nessuno pagherà mai) il passo è decisamente lungo. Alcuni provano a giustificarsi dicendo che «per poterci presentare alle elezioni ci siamo dovuti dotare di un nuovo Statuto» lasciando intendere che i cambiamenti radicali siano dovuti alla nuova legge elettorale. Ma non è così, il nuovo Statuto, il nuovo regolamento e il nuovo codice etico servono solo a giustificare la necessità dei vertici di esercitare un controllo sugli eletti. Ma al di là degli obblighi morali non c’è alcun obbligo giuridico per rispettare quanto stabilito dal Grillo e Di Maio.