Guido Tabellini: chi è il probabile ministro di Cottarelli e cosa pensa sull’euro

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-05-29

L’ex rettore della Bocconi dovrebbe andare al MEF, ma l’attenzione di tutti è concentrata su alcune parole pronunciate sull’euro nel 2014. Secondo i soliti Tabellini sarebbe a favore dell’uscita dall’euro. Ma le cose stanno diversamente

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Il premier incaricato Carlo Cottarelli salirà questo pomeriggio al Quirinale per presentare la lista dei ministri. Nel ruolo chiave del dicastero dell’Economia, nell’occhio del ciclone delle polemiche dei giorni scorsi per la scelta suicida di Di Maio di non voler cedere sul nome di Paolo Savona dovrebbe andare Guido Tabellini. Editorialista del Sole 24 Ore, docente di Economia alla Bocconi dal 1994 è stato rettore dell’Università da novembre 2008 a settembre 2012. Nel 2014 si parlò di Tabellini come uno dei possibili ministri dell’allora nascente governo Renzi.

Davvero Tabellini vuole uscire dall’euro come Savona?

Nel giugno del 2014 Tabellini prese parte ad un convegno organizzato dalla società di gestione del risparmio AcomeA e dalla fondazione Corriere della Sera sul tema della sostenibilità del debito pubblico italiano. Di quel convegno in queste ore ha ripreso a circolare un breve estratto (ripreso all’epoca senza alcun approfondimento anche da Scenarieconomici) dell’intervento dell’ex rettore della Bocconi dove sembra proporre un’uscita dall’euro come “male minore” per i problemi del Paese. Insomma Tabellini la penserebbe proprio come Savona. Come sempre accade però il pensiero di Tabellini non corrisponde proprio a quel minuto scarso di filmato. Per scoprirlo è sufficiente accedere all’area “premium” per visionare tutti i dodici minuti dell’intervento di Tabellini. Perché è vero che dice che «Se dovessimo tornare in una situazione di crisi finanziaria, cosa possibile date le circostanze , io credo che l’alternativa preferibile se davvero non abbiamo scelta sia quella di uscire dall’euro piuttosto che non di ristrutturare il debito» ma dice anche che «È troppo presto per dire se il debito è sostenibile o insostenibile. il problema è un problema di crescita, non di politica di bilancio, una ristrutturazione [del debito NdR] aggraverebbe il problema della crescita e non risolverebbe il problema di bilancio».

 

Nell’intervento completo Tabellini prosegue dicendo che «ci sono ormai tante ragioni per pensare che la moneta unica non stia funzionando come dovrebbe, abbiamo una politica monetaria inadeguata, l’inflazione è troppo bassa, è difficile pensare che ci sia condivisione dei rischi all’interno dell’Europa e ci troviamo in una situazione in cui ci abbiamo al tempo stesso un problema di debito e di competitività, se cerchiamo di rilanciare la competitività con la deflazione o con un’inflazione bassa arriviamo ad un aumento del valore del debito».

Cosa ha detto davvero Tabellini sull’uscita dall’euro

Bisogna tenere presente innanzitutto che quel dibattito è avvenuto un anno prima dell’introduzione del Quantitative Easing da parte della BCE, uno strumento di politica monetaria avviato nel 2015 (e tutt’ora in azione) utilizzato con lo scopo di stimolare la crescita immettendo liquidità e facendo crescere l’inflazione. Ovvero proprio andando ad agire sui due problemi individuati da Tabellini che continua così il suo discorso: «purtroppo abbiamo aderito, e forse è bene dirlo che magari è stato un errore, ad un’area euro che è dominata dalla Germania economicamente e ideologicamente nell’impostazione della politica macroeconomica e questo è un grave problema.

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Per cui se si dovesse davvero manifestare una crisi insostenibile può darsi che il male minore sia quello di prendere atto di questa situazione». Ma che Tabellini stesse pensando proprio al Quantitative Easing lo conferma anche questa intervista rilasciata qualche mese dopo al Fatto Quotidiano dove ha detto che occorre «stimolare l’economia tagliando le imposte e finanziandosi col supporto della Banca centrale europea».

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Per Tabellini l’uscita dall’euro sarebbe “meno peggio” della ristrutturazione del debito perché «in quel modo riacquisteremmo degli strumenti per gestire la politica monetaria: il tasso di cambio, l’inflazione, manterremmo la reputazione di aver tenuto fede ai nostri impegni per quanto riguarda il debito pubblico». La conclusione di Tabellini però ci fa capire che non sta perorando la causa dell’uscita dall’euro: «sono tutti discorsi molto remoti e estremamente improbabili non sto dicendo che mi aspetto che usciremo dall’area euro vi sto dicendo che il debito pubblico non è in una situazione insostenibile c’è un problema di crescita e non di politiche di bilancio se tuttavia davvero il mondo dovesse rivoltarci contro allora dovremmo rimettere in discussione la moneta unica piuttosto che mancare la parola data sul nostro debito pubblico».

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Insomma in una situazione di grave crisi con il rischio di fare default e di non poter quindi ripagare il debito Tabellini ritiene che sarebbe preferibile uscire dall’euro in modo da poter onorare gli impegni presi con i creditori. Al contrario di Savona Tabellini ha chiesto una politica fiscale europea e nel luglio 2015 ha chiarito molto bene qual è la sua posizione sull’uscita dall’euro spiegando che il costo da sostenere sarebbe il fallimento delle banche e che l’Italia finirebbe per pagare un prezzo altissimo per uscire dalla moneta unica.

Ma quindi qual è la posizione di Tabellini sull’euro?

Come avevamo scritto nel 2014  Tabellini era uno dei tanti economisti che nel mezzo della crisi si erano scoperti keynesiani e che sostenevano che le politiche monetarie messe in campo dalla Banca Centrale Europea fossero sufficienti. La soluzione proposta era quella di tagliare le tasse per far ripartire la domanda, aumentare i deficit e finanziare il disavanzo stampando moneta. In un secondo momento si sarebbe dovuto procedere a ripianare il debito con tagli alla spesa. Qualche tempo prima Tabellini, sul Sole 24 Ore del 6 novembre 2012, affermava che occorresse «rassicurare i mercati che il rigore di bilancio resterà una priorità inderogabile anche nella prossima legislatura». Quanto detto da Tabellini nel 2014 non fa che confermare questa linea, da un lato la necessità di una politica monetaria diversa (che è arrivata con il Quantitative Easing) dall’altro la ferma convinzione che un debito non più sostenibile avrebbe danneggiato il Paese.

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In realtà il “Paolo” a cui fa riferimento Tabellini nel video è Paolo Manasse…

Al contrario di quello che sostengono molti illuminati commentatori di Twitter e di Facebook Tabellini e Savona non la pensano allo stesso modo. Al di là di quello che ha detto al convegno del 2014 e di tutto quello che ha detto dopo qualche giorno fa Tabellini è intervenuto sul Foglio dove ha criticato quei partiti che fino a poco fa promettevano referendum per l’uscita dall’euro.

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Fonte: il Foglio del 26/05/2018

Sempre sul Foglio, questa volta il 26 maggio, Tabellini scriveva a Lega e M5S che il potere contrattuale dell’Italia con l’Eurozona è pari a zero perché sono i paesi creditori a dettare le regole del gioco. Tabellini concludeva il suo ragionamento dicendo che l’Italia non può permettersi di mettere in discussione l’euro, spiegando che «l’uscita da euro per l’Italia significa: sistema bancario strozzato, imprese e famiglie senza credito, capitali in fuga all’estero, code ai bancomat, sistema pagamenti interrotto, Governo senza soldi per pensioni e stipendi». Confrontate queste parole con quelle scritte da Paolo Savona nei giorni scorsi e forse capirete che dire che Tabellini sostiene la necessità di uscire dall’euro è una bufala.

Leggi sull’argomento: L’alibi di Di Maio e Salvini sullo spread

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