Guerra al contante: come funzionano le detrazioni per chi paga con il bancomat

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-09-25

Lo sconto fiscale del 19% spetterebbe solo a chi usa una carta elettronica per pagare il medico, la palestra dei figli, le spese funebri o quelle dell’università. Chi paga in contanti perderebbe il diritto alla detrazione

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Il piano del governo per la guerra al contante – senza tassa sui prelievi al bancomat – privilegia la spinta all’uso della moneta elettronica e alla tracciabilità dei pagamenti, ma per conseguire questo obiettivo, spiega oggi Il Messaggero, gli incentivi per gli esercenti e la riduzione delle commissioni (destinate a scendere a zero per importi fino a 5 euro) potrebbero non bastare.

Di qui l’idea di attivare un meccanismo di contrasto di interessi che renda conveniente per i contribuenti la rinuncia al contante. E la convenienza scatterebbe senz’altro se il ricorso agli strumenti elettronici diventasse la condizione per poter fruire delle attuali detrazioni Irpef, sulle spese mediche, universitarie e tutte  le altre. Insomma, lo sconto fiscale del 19% spetterebbe solo a chi usa una carta elettronica per pagare il medico, la palestra dei figli, le spese funebri o quelle dell’università. Chi paga in contanti perderebbe il diritto alla detrazione.

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I reati tributari scoperti dalla Guardia di Finanza (La Repubblica, 25 settembre 2019)

Vista da un altra angolazione, si tratta di un’estensione del sistema della fatturazione elettronica, che scatterebbe nello stesso momento del pagamento, mentre attualmente le due fasi sono separate. Mario Sensini sul Corriere della Sera spiega che per agevolare le persone anziane si pensa di collegare ai conti bancari o postali le attuali carte d’identità elettroniche, che già inglobano tessera sanitaria, codice fiscale, e che presto potrebbero “ospitare” anche la patente e altre funzioni. Poi c’è l’idea delle sanzioni per i professionisti che non si dotano di un POS:

L’obbligo di trasmettere scontrini e fatture al Fisco per via telematica si sta già rivelando un’arma formidabile per scovare gli evasori seriali. In pochi mesi sono emersi 700 milioni di falsi crediti Iva, e solo ieri è venuta fuori una nuova indagine per false fatturazioni che riguarda ben cinquecento commercialisti, professionisti e imprenditori.

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