Il triste spettacolo del governo giallorosso sullo ius culturae

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-09-30

Il nuovo umanesimo lanciato qualche settimana fa da Giuseppe Conte si infrange contro la mancanza di coraggio di PD e M5S che temporeggiano sullo ius culturae per paura di Matteo Salvini. Dimostrando ancora una volta che Matteo Salvini ha già vinto prima ancora di votare la legge in Aula

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Si riprende esattamente dal punto in cui M5S e Partito Democratico avevano dimostrato la loro irriducibile diversità. Era il dicembre del 2017, il M5S non si presentò in Aula al Senato per il voto sullo Ius Soli facendo mancare il numero legale e la legge finì in un cassetto. Oggi che il MoVimento 5 Stelle e il PD sono al governo assieme si parla invece di ius culturae, che è sostanzialmente la stessa cosa, ma con un nome diverso.

Il benaltrismo di Di Maio perché ci sono “delle priorità”

Ed infatti non piace al Capo Politico del MoVimento 5 Stelle Luigi Di Maio che ieri a Non è l’arena ha detto che le priorità sono altre: «ragioniamo un attimo, voglio essere molto chiaro. Il governo ha delle priorità, il 7 ottobre il taglio dei parlamentari, entro il 31 dicembre la riforma della giustizia, poi la legge di bilancio, nella quale si decidono le tasse degli italiani, che non aumenteremo, e il salario minimo». C’è ben altro cui pensare. Ed in effetti se la legge sulla cittadinanza delle persone che sono nate in Italia e hanno ultimato un ciclo di studi nel nostro Paese fosse stata fatta due anni fa ora potremmo serenamente parlare d’altro.

azzolina m5s ius culturae - 1

Ma non è stato fatto. E quindi rimane aperta la questione che riguarda ragazze e ragazzi che si sentono italiani come i loro compagni di classe ma che per lo Stato non lo sono. Nel M5S non tutti però la pensano come Di Maio. Il sottosegretario all’Istruzione Lucia Azzolina ha rilasciato oggi un’intervista a Repubblica dove chiede l’apertura di un “sano dibattito” sul tema della cittadinanza a persone di 12 anni. Non uno ius soli all’americana (come del resto non lo era nemmeno quello della proposta del PD della scorsa legislatura) dove la cittadinanza viene concessa alla nascita.

giuseppe brescia m5s ius culturae - 1

Secondo il sottosegretario Azzolina non bisogna avere fretta ma una norma per «integrare i bambini che hanno già concluso un ciclo di studi in Italia, conoscono la lingua, frequentano le nostre scuole e i nostri figli» va fatta: «riusciremo a raggiungere quello che io considero un traguardo di civiltà». Al testo sta lavorando il deputato pentastellato Giuseppe Brescia che dal 3 ottobre sarà relatore del provvedimento in Commissione alla Camera. Nemmeno lui ha fretta, anche se dice di essere favorevole, e ci tiene a ribadire che siamo ancora molto lontani da un testo base e che in ogni caso dovrà decidere Rousseau.

La falsa prudenza del PD che è paura di Salvini

Inutile qui ricordare come nei giorni del dibattito sullo ius soli il MoVimento 5 Stelle avesse rilanciato con la proposta di un fantomatico ius europaeum. Perché quella era una fregnaccia ad uso e consumo di quegli elettori abilmente imboccati con dichiarazioni contro i taxi del mare sul pericolo delle ONG. Ma non sono solo quelli del M5S ad avere un atteggiamento ambigui sullo ius culturae. Anche il sottosegretario allo Sviluppo Economico Alessia Morani ieri su Facebook ha ribadito che lo ius culturae è un “principio sacrosanto” ma che che non si può discutere o approvare ORA la legge perché finirebbe per regalare voti a Salvini e alla Lega.

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Secondo la Morani bisogna prima “eliminare le tossine del razzismo inoculate da Salvini” e dimostrare agli italiani che “c’è un modo efficace e diverso da quello di Salvini di governare i flussi migratori e di fare sul serio politiche di integrazione”. Non si capisce come mai concedere la cittadinanza a persone che sono nate in Italia e che hanno studiato in Italia e che sono figli di cittadini stranieri che lavorano nel nostro Paese debba essere subordinato alla capacità del governo di regolare l’ingresso degli immigrati. Del resto a parole pure Salvini ritiene che gli stranieri che lavorano in Italia siano cittadini italiani.

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Quello della Morani sembra un modo per rinviare sine die la questione dello ius culturae. Ma forse il sottosegretario dimentica che a farne le spese sono dei ragazzini. O forse Alessia Morani sta dicendo che l’unico modo per votare una legge sulla cittadinanza è quello di gestire i flussi migratori per fare entrare meno immigrati? Perché se si deve interpetare il “sentiment” gli italiani ora gli stranieri non li vogliono proprio. Sembra che le tossine del salvinismo abbiano fatto presa anche nel PD. Non tutti però. Matteo Orfini, che nel 2017 era rimasto l’ultimo a difendere lo ius soli,ribadisce che per lui invece ragionare sullo ius culturae è una delle priorità. A chiedere l’avvio di un dibattito anche l’ex presidente del Consiglio Enrico Letta mentre per Matteo Renzi la cosa si può fare solo se ci sono i numeri: «Se ci sono i numeri, e Di Maio ci sta, facciamolo. Ma se non ci sono i numeri, perché i Cinque stelle non ci sono, prendiamone atto. Ma non trasformiamolo in un tormentone come è stato fatto dal governo nel 2017, con un tragico errore». Insomma bisogna dirlo chiaramente: della cittadinanza ai figli degli stranieri che sono nati in Italia e che hanno studiato nelle scuole italiane non frega quasi a nessuno. E Salvini è solo una scusa per non avere quel poco di coraggio che serve per una legge di civiltà. Ma quelli che sono al governo ora non sono gli stessi che qualche settimana fa ci raccontavano come avevano sconfitto Salvini in Parlamento? E che fine ha fatto il nuovo umanesimo di Giuseppe Conte se non si riesce a trovare un accordo sulla cittadinanza ai bambini?

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