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Gianni Scarpa: l’ex gestore del Playa Punta Canna nei guai per razzismo
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2019-08-19
Avrebbe indotto una bagnante di Padova, nata in Italia da genitori originari dell’Africa occidentale, ad abbandonare a Ferragosto uno stabilimento balneare nel quale si trovava con una amica con comportamenti discriminatori accompagnati da musiche e frasi diffuse da casse e megafoni
Gianni Scarpa, l’ex gestore della spiaggia fascista di Playa Punta Canna a Sottomarina, finisce nuovamente nei guai, a due anni di distanza dalla sua iscrizione nel registro degli indagati per apologia del fascismo per i cartelli in spiaggia con le foto e gli slogan di Mussolini. I carabinieri di Chioggia lo hanno denunciato alla Procura per violenza privata aggravata da finalità di discriminazione razziale, ingiuria e apologia del fascismo.
Gianni Scarpa: l’ex gestore del Playa Punta Canna nei guai per razzismo
Secondo le accuse, avrebbe indotto una bagnante di Padova, nata in Italia da genitori originari dell’Africa occidentale, ad abbandonare a Ferragosto uno stabilimento balneare nel quale si trovava con una amica con comportamenti discriminatori accompagnati da musiche e frasi diffuse da casse e megafoni. Una volta uscita, la donna ha chiesto l’intervento dei militari. Due anni fa Scarpa, 66 anni, venne prosciolto perché le sue azioni furono ricondotte alla libertà di pensiero garantita dalla Costituzione.
Scarpa, 64 anni, da Mirano, si presentava di solito con una bandana nera e un ufficio straboccante di gadget mussoliniani con tanto di cannone che spunta da una finestrella. Diversi poster di Benito Mussolini e di saluti romani (“questo è più di un saluto, uno stile di vita”; “questo è il mio saluto, se non ti piace me ne frego”); la foto di un bambino che dice: “Nonno Benito, per un’Italia onesta e pulita torna in vita”.
L’archiviazione dell’ottobre 2017
Nel 2017 i magistrati avrebbero ritenuto le foto del Duce e i richiami all’ordine e al manganello una articolazione del pensiero del gestore, e non una reale apologia del fascismo, ovvero una violazione dell’articolo 4 della legge 645 del 1952, la cosiddetta legge Scelba. Dopo l’articolo di Paolo Berizzi su Repubblica, che aveva rivelato il caso, la Digos aveva fatto visita allo stabilimento di Playa punta Canna; successivamente il prefetto di Chioggia aveva fatto rimuovere i cartelli e il 13 luglio scorso Gianni Scarpa era stato indagato.
Foto da: Pagina FB New Playa Punta Canna
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