Opinioni
Il gender e i bambini che vogliono cambiare sesso e scrivono a Del Debbio
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2017-03-12
In questo meraviglioso (si fa per dire) video tratto dalla Scuola di formazione politica della Lega Nord a Lucca possiamo ammirare il giornalista Paolo Del Debbio che denuncia l’arrivo in redazione a Quinta Colonna di mail scritte da genitori preoccupati perché i figli di 8 anni hanno chiesto loro “quando è che potranno cambiare sesso, […]
In questo meraviglioso (si fa per dire) video tratto dalla Scuola di formazione politica della Lega Nord a Lucca possiamo ammirare il giornalista Paolo Del Debbio che denuncia l’arrivo in redazione a Quinta Colonna di mail scritte da genitori preoccupati perché i figli di 8 anni hanno chiesto loro “quando è che potranno cambiare sesso, perché lo dicono a scuola”.
I bambini chiedono: “Mamma, quando potrò diventare anche io bambina?” e le bambine chiedono: “Mamma quando potrò diventare io bambino?”. Allora, al che le mamme chiedono “Perché mi fai questa domanda?”. “Perché ho sentito tanto parlarne e perché dobbiamo essere solo così, sarebbe bello essere tutte le cose insieme. RIpeto: bambini e bambine tra gli otto e i dieci anni. Io se lo avessi saputo prima avrei portato le email, eh, avrei cancellato i nomi e ve le avrei fatte vedere.
Di che sta parlando Paolo Del Debbio? Ma che domande: della fantastica Teoria del Gender. Ovvero di una cosa che non esiste, come non esiste un’ideologia del Gender. Non esiste una teoria usata dalle “Lobby Gay” per scardinare l’istituto della famiglia e insegnare l’omosessualità nelle scuole. Esistono invece i Gender Studies ovvero quelli che in italiano vengono chiamati studi di genere. Questi studi mirano a individuare e a spiegare i motivi per cui ad un dato genere (maschile o femminile) vengano attribuiti dei ruoli specifici non strettamente legati alle caratteristiche sessuali (ad esempio perché le donne guadagnano meno degli uomini). Questi studi non hanno prodotto una “teoria unificata” ma assomigliano più ad una costellazione di singole ricerche e modelli scientifici; poi, recentissimamente, qualcuno ha cominciato a dire che invece ci sarebbe stata una teoria unitaria, di cui però gli studiosi non sanno nulla. Una spiegazione ce la dà l’Ordine degli Psicologi del Lazio in questo articolo. L’ideologia del Gender è una teoria costruita dalle stesse persone che la criticano che hanno l’hanno inventata per avere uno strumento per attaccare le legittime richieste delle persone omosessuali:
Esistono molteplici studi di genere che analizzano come i ruoli attribuiti all’uno o all’altro sesso (maschio/femmina) siano sociali e strettamente legati alla cultura di appartenenza. Altrove, nel mondo, ci sono dipartimenti interi.
Quindi possono variare da paese in paese e anche nello stesso paese nel tempo.
NON esiste teoria che rifiuti la differenza biologica tra maschi e femmine (e non uomini e donne, concetto di genere, non biologico sebbene in parte legato anche a questo ambito).
Né esistono le fantasiose varianti « ideologia del genere », « teoria del genere sessuale », « teoria del genere queer », « ideologia delle femministe del gender ».
Insomma, nessuno vuole insegnare la Teoria del Gender nelle scuole, per il semplice motivo che non esiste. Esiste solo nel modo di comodo in cui è stata inventata proprio da coloro che si oppongono all’insegnamento dell’educazione sessuale nelle scuole. Quello che esiste è invece un Disegno di Legge (DDL 1680) presentato dalla Senatrice Valeria Fedeli che però non è ancora stato discusso in Aula e quindi non può certo riguardare la materia del contendere visto che “i genitori” sostengono che il rischio è imminente anzi, che il Gender viene già insegnato nelle scuole. Il DDL Fedeli propone l’introduzione “dell’educazione di genere e della prospettiva di genere nelle attività e nei materiali didattici delle scuole del sistema nazionale di istruzione e nelle università“. Per la precisione gli obbiettivi sono due.
La prima, fissare tra gli obiettivi nazionali dell’insegnamento e delle linee generali dei curricoli scolastici la cultura della parità di genere e il superamento degli stereotipi; la seconda, l’intervento sui libri di testo, riconosciuti in tutte le sedi internazionali, come un’area particolarmente sensibile per le politiche delle pari opportunità.
Insomma si tratta di insegnare il rispetto delle diversità (non di inculcare la voglia di essere diversi) per garantire a tutti pari opportunità. Con buona pace di Paolo Del Debbio e dei Genitori Preoccupati(TM).