Caciosciacallo: la fuga di Salvini da Mondragone è il frutto dell’odio che sparge

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-06-30

I centri sociali li paragona ai clan, perché “evidentemente alla camorra dà fastidio che qualcuno parli di legalità”, e spera in una “condanna unanime”. Eppure da anni (da sempre?) Salvini porta avanti campagne di odio nei confronti di gruppi sociali per lucrare politicamente e quando siede al ministero dell’Interno “dimentica” di sgomberare i palazzi Cirio, così come ha “dimenticato” che poteva fare la flat tax mentre faceva cadere il suo governo tra un mojito e l’altro al Papeete. Davvero è così strano che ieri non l’abbiano fatto parlare e gli abbiano tirato dell’acqua?

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Matteo Salvini ieri a Mondragone si è ripreso indietro l’odio che sparge come era prevedibile dall’accoglienza che gli stavano preparando già dal mattino e come in fondo prevedeva anche lui, visto che da qualche tempo è impegnato nella strategia della vittima.

Caciosciacallo: la fuga di Salvini da Mondragone

Racconta oggi Dario Del Porto su Repubblica che quando il cronista di Repubblica gli ha chiesto dell’opportunità di organizzare un appuntamento del genere in queste condizioni, in questo luogo e in questo momento, Salvini aveva già preparato la risposta: «E perché? Siamo in democrazia, c’è diritto di parlare. Mi sembra una domanda mal posta onestamente». Quindi: «C’è stata la violenza dei centri sociali contro Lega, poliziotti, giornalisti e cittadini perbene. Loro preferiscono illegalità e camorra, io preferisco lavoro, libertà e sicurezza. Se pensano di spaventarmi con violenza e minacce, non mi conoscono: tornerò finché non avremo ridato pace alle persone perbene. È gravissimo il fatto che ci sia qualcuno che impedisce di parlare alla gente dei problemi veri che ci sono qui. In questo quartiere ci sono cittadini, proprietari di case o inquilini, che sono ostaggio della delinquenza e c’è qualche delinquente da centro sociale che preferisce l’illegalità. Non credo di dover chiedere il permesso ai centri sociali, che mi fanno schifo e pena». E ora, attenzione:

salvini sciacallo mondragone

Quando gli domandano se, da ministro dell’Interno, abbia affrontato il dramma del rione dormitorio della ex Cirio, Salvini dice: «La Campania è stata la regione che ha avuto più soldi e più uomini delle forze dell’ordine. Situazioni come questa le abbiamo risolte in altre regioni d’Italia».

Traduzione più sintetica. No, non lo ha fatto. Però oggi ci specula perché accusa qualcun altro di doverlo fare. Anche ieri qualcuno si è sentito in dovere di alzare la manina e dire che no, così non si fa:

Purtroppo Roberto Giachetti dovrà notare che nel suo stesso partito c’è chi dice l’esatto contrario:

caciosciacallo salvini

Alla fine i centri sociali li paragona ai clan, perché “evidentemente alla camorra dà fastidio che qualcuno parli di legalità”, e spera in una “condanna unanime”, anche esplicita da parte del presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca. Il leader della Lega, Matteo Salvini, alle 18 inizia a Mondragone un mini-tour nella zona dove un focolaio del coronavirus è diventato giorni fa anche epicentro di tensioni sociali e contrapposizioni tra una comunità bulgara che vive di sommerso e di giornate nei campi e una parte di quella italiana, gia’ provata dal lockdown e timorosa per la precaria ripresa delle attività turistiche che, con il caseario, sono l’unica fonte di reddito della collettività. Motivi per cui è doppiamente sbagliato gettare benzina sul fuoco ma lui lo fa,. Il comizio al gazebo allestito ai confini della zona rossa dei Palazzi Cirio, dove i Covid positivi sono in quarantena, non si fa. Ci sono invece tre cariche di alleggerimento, momenti di forte tensione, contestazioni, manganellate e un ferito. I manifestanti sono un centinaio, tra cui esponenti dei centri sociali, molti arrivati da Napoli, che, a ridosso del gazebo, fischiano, lanciando acqua verso Salvini e i rappresentanti locali della Lega e mettono fuori uso l’impianto audio allestito per il comizio.

La violenza genera violenza

Sì, è violento togliere il diritto di parola a qualcuno. Come è violento andare a citofonare a un poveraccio accusandolo di essere uno spacciatore durante la campagna elettorale (e sarebbe violento anche se fosse davvero uno spacciatore). Così come è violento inventare fregnacce sul Coronavirus creato in laboratorio per sfruttare l’edgerank di Facebook e conquistare visualizzazioni e poi non rettificare alcunché di fronte alle smentite unanimi di tutti quelli che ne capiscono un po’ più di niente. Così come è violento e criminale inventare che il ministro dell’Economia “ha firmato il MES” e gettarlo in pasto al popolo ben sapendo che non solo non è vero, ma è proprio impossibile. O inventare che i bambini andranno a scuola nel plexiglas terrorizzando i genitori anche se è falso.

matteo salvini treno mascherina

Da anni (da sempre?) Salvini porta avanti campagne di odio nei confronti di gruppi sociali per lucrare politicamente e quando siede al ministero dell’Interno “dimentica” di sgomberare i palazzi Cirio, così come ha “dimenticato” che poteva fare la flat tax mentre faceva cadere il suo governo tra un mojito e l’altro al Papeete. Da anni il Capitano utilizza qualsiasi metodo per guadagnare voti e scappa davanti alle responsabilità di un politico, tra le quali ci sarebbe anche quella di evitare di farsi vedere senza mascherina in un momento in cui, come dice il governatore della Lombardia Attilio Fontana, è necessario essere responsabili. Un’altra scena in cui c’è tutto Salvini l’ha raccontata stamattina Repubblica:

Salvini cammina con la mascherina tricolore abbassata al di là del confine della zona rossa delimitata dopo la scoperta dei focolaio. Quando glielo fanno notare, il Capitano se la ride e scavalca una fioriera, portandosi al di qua dell’area a rischio. «Così lui è contento», dice.

Ecco, Salvini è questo qui. Davvero è strano che ieri non l’abbiano fatto parlare e gli abbiano tirato dell’acqua?

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