La Francia richiama l’ambasciatore: cosa significa

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-02-07

L’ultima volta era successo nel 1940 per la dichiarazione di guerra. In Europa non è un fatto inedito. Gli interessi economici tra i due paesi consigliano a Roma e a Parigi di andarci molto cauti con lo sciovinismo. Ma per fortuna c’è Di Battista!

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Il richiamo dell’ambasciatore francese in Italia costituisce il punto più basso nelle relazioni fra i due Paesi da 80 anni a questa parte. Per ritrovare una crisi diplomatica fra Roma e Parigi bisogna risalire, ricorda l’AGI, al 10 giugno 1940, quando l’allora ministro degli Esteri, Galeazzo Ciano, ricevette alle 16,30 André Francois-Poncet, ambasciatore francese a Roma, per consegnargli la dichiarazione di guerra che, di lì a poco, sarebbe stata annunciata da Mussolini al popolo italiano.

La Francia richiama l’ambasciatore: cosa significa

Anais Ginori, inviata di Repubblica a Parigi, spiega su Twitter che «il richiamo di un ambasciatore è un gesto diplomatico forte. Dopo esiste in teoria solo la rottura delle relazioni diplomatiche bilaterali». Il ministero degli esteri francese ha spiegato stamattina in una nota che si è creata una “situazione grave che pone interrogativi sulle intenzioni del governo italiano rispetto alle relazioni con la Francia. Alla luce di questa situazione senza precedenti, il governo francese ha deciso di richiamare l’ambasciatore di Francia – Christian Masset – in Italia per consultazioni”. La data di ritorno per ora non è prevista. “Impossibile rispondere”, dice France Info.

Il gesto arriva al culmine di una tensione diplomatica crescente sull’asse Roma-Parigi con l’avvicinarsi delle elezioni europee, che il 21 gennaio scorso aveva visto la convocazione al ministero degli Esteri francese della nostra ambasciatrice a Roma, Teresa Castaldo, dopo le parole del vicepremier Luigi Di Maio sulla moneta coloniale, ovvero la bufala del franco CFA che ci riempie di immigrati. Secondo la prassi diplomatica nel caso il richiamo non dovesse essere sufficiente si procede al “ritiro”, che implica una interruzione dei rapporti diplomatici, pur mantenendo le attività consolari.

Le tensioni delle ultime ore – con le dichiarazioni di ieri della portavoce del ministero per gli Affari europei, che aveva definito “una provocazione inaccettabile” l’incontro del giorno prima tra Di Maio e una delegazione di gilet gialli a sud di Parigi tra i quali spiccava Cristophe Chalençon – costituiscono il nuovo capitolo di una rissa tra i due paesi combattuta con toni da balera (in Italia) e silenzi enigmatici (in Francia), ma con scarsa qualità di argomenti.

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Gli ambasciatori richiamati: i precedenti

Nonostante l’enfasi di toni con cui è stata caratterizzata la notizia, il ritiro dell’ambasciatore non è un gesto inedito nelle diplomazie europee. Tre anni fa la Grecia richiamò per protesta l’ambasciatore dall’Austria perché non era stata invitata a un meeting sull’immigrazione. L’Unghieria nell’agosto 2017 richiamò l’ambasciatore dall’Olanda dopo le sue critiche al governo di Budapest.

Trattasi quindi tecnicamente di gesto assolutamente simbolico e privo di qualsivoglia conseguenza. Si potrebbe dire che è un avvertimento, se non fosse che non sembrano essere in preparazione altri passi da parte di Macron. Il 13 giugno scorso il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, ha convocato alla Farnesina l’ambasciatore Masset e, data la sua assenza da Roma, ha ricevuto l’Incaricata d’Affari, Claire Anne Raulin. Moavero, come ha spiegato la Farnesina, nella circostanza “ha comunicato che il governo italiano considera inaccettabili le parole usate nelle dichiarazioni pubbliche rese” il 12 giugno “a Parigi, anche a livello governativo, sulla vicenda della nave Aquarius.

Il ministro Moavero ha chiarito che simili dichiarazioni stanno compromettendo le relazioni tra Italia e Francia. Nella nota venivano stigmatizzati i toni “ingiustificabili, tenuto conto che da molti mesi ormai il nostro Paese ha pubblicamente denunciato l’insostenibilità dell’attuale situazione di latitanza di un approccio coordinato e coeso a livello europeo circa la gestione dei flussi migratori, rispetto ai quali l’Italia non si è mai tirata indietro”.

Il patriottismo patriottico e patriottardo di Di Battista

Di certo gli interessi economici tra i due paesi consigliano a Roma e a Parigi di andarci molto cauti con lo sciovinismo. E a questo proposito, vediamo cosa ha scritto Alessandro Di Battista su Facebook:

Più che richiamare in patria l’ambasciatore francese in Italia, suggerisco al Presidente Macron di richiamare in Francia quei dirigenti francesi che dettano ancora legge nelle banche centrali africane. Noi abbiamo sollevato una serie di questioni: il controllo da parte dei governi francesi delle risorse africane; il tema del Franco CFA, una moneta stampata a Lione e poi spedita a 14 paesi africani e che toglie sovranità monetaria all’Africa; il superamento di una serie di regole stupide per una nuova politica europea sull’immigrazione; la consegna dei terroristi italiani ancora presenti sul territorio francese.

Questi sono temi discussi proprio in questo momento anche da molti francesi. Oggi, in Italia, qualche nemico della Patria si scandalizza per le battaglie che stiamo facendo. Badate bene sono quelli che nel 2011 si calarono le braghe quando Sarkozy propose l’intervento armato in Libia. Se ci fossero stati allora politici con la schiena dritta l’Italia non avrebbe dovuto affrontare da sola anni di imponenti flussi migratori e la Libia probabilmente non sarebbe l’inferno che è adesso. E su molte di queste cose concorda la stragrande maggioranza del Popolo francese.

L’ex onorevole, “amico” della Patria (con la P maiuscola) a differenza di quelli che osano criticare i patrioti come lui, sa che il popolo è con lui, quindi c’è poco da discutere: meglio che Macron si consigli mani e piedi senza troppe perdite di tempo. Chissà perché c’è chi diceva che il patriottismo è l’ultimo rifugio delle canaglie.

Intanto la ministra francese per gli Affari europei, Nathalie Loiseau, intervistata da France Info, manda segnali di pace: “Non abbiamo le stesse scelte politiche della Lega di Matteo Salvini o del Movimento 5 Stelle di Luigi di Maio. Ma ognuno faccia prevalere la preoccupazione per gli affari del proprio paese, del benessere della propria popolazione e di fare in modo di avere buone relazioni con i vicini”. Il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi fa sapere che “Al rientro a Roma del Presidente del Consiglio dalla missione all’estero verrà esaminata con la massima attenzione la decisione del Governo francese di richiamare a Parigi per consultazioni l’ambasciatore Christian Masset. Francia e Italia sono nazioni alleate e profonda è l’amicizia fra i due Popoli. La difesa e il confronto sui rispettivi interessi e punti di vista, nonché il dibattito politico per le prossime elezioni per il Parlamento Europeo, non possono incidere e non incideranno sulle solide relazioni che ci uniscono da decenni”. Di Battista permettendo.

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