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Fioramonti non pensava che la norma 5 stelle sulle dimissioni da parlamentare lo obbligasse a dimettersi da parlamentare

Giovanni Drogo 15/01/2020

Oggi l’ex ministro dell’Istruzione ha detto che non ci sono documenti che lo obbligano a dimettersi da deputato solo perché ha lasciato il M5S e ha sfidato il Capo Politico del M5S a dimostrare il contrario. Ma non serve scomodare Di Maio, basta leggere lo Statuto e il Codice Etico del M5S. E adesso Fioramonti che fa, lascia o raddoppia?

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Oggi l’ex ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti ad Agorà è tornato sulla questione delle sue dimissioni che lui non pensava venissero accettate. Ieri a CartaBianca Luigi Di Maio è tornato sul famoso contratto “anti-voltagabbana” dicendo che chi se ne va dal MoVimento 5 Stelle dovrebbe dimettersi da parlamentare perché «gli avevamo fatto firmare degli impegni prima della candidatura “firmo tutto firmo tutto” poi vengono eletti il giorno dopo e mettono in discussione tutte le regole, qui ci vedo un po’ di malafede».

Fioramonti non si vuole dimettere da deputato perché non glielo hanno mai chiesto

Fioramonti però non la pensa così: «se l’onorevole Di Maio mostrasse il documento in cui io avevo detto che mi sarei dimesso qualora fosse andata così ed io mi dimetterò da parlamentare. Questi documenti non esistono». Ora, noi non abbiamo motivo di dubitare delle parole dell’onorevole Fioramonti. Ci limitiamo qui a ricordare alcuni fatti (e documenti) che forse gli sono sfuggiti. Il primo è un dato che è sfuggito pure al Capo Politico: Fioramonti è stato eletto alla Camera all’uninominale, questo significa che faceva parte della lista di candidati scelti personalmente da Di Maio.  Non si può poi certo dimenticare che durante la campagna elettorale per le politiche il M5S era quel partito che andava in giro per i salotti televisivi a parlare di “legge anti-voltagabbana”, inserimento del vincolo di mandato in costituzioni e penali per i parlamentari “infedeli”.

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Addirittura nel contratto di governo tra Lega e M5S (e ricordiamo ai più distratti che in quel governo Fioramonti era viceministro) si leggeva: «occorre introdurre forme di vincolo di mandato per i parlamentari, per contrastare il sempre crescente fenomeno del trasformismo». Tutto questo per dire che difficilmente la richiesta di dimissioni di Di Maio può suonare come una sorpresa per chi, come Fioramonti, è stato eletto tra le fila di quel partito.

Fioramonti non sa leggere o non legge quello che firma?

Ma purtroppo per Fioramonti la questione non finisce qui. Se così fosse sarebbe facile dire che sì, c’erano decine di dichiarazioni in tal senso ma in fondo il progetto di inserire il vincolo di mandato in Costituzione non è mai andato in porto e quindi tutto il discorso non vale nulla. Perché come tutti i partiti anche il M5S si è dotato di uno statuto. E Fioramonti che oggi parla della necessità di rivedere le regola interne del MoVimento sicuramente lo avrà letto. Così come avrà letto il Codice Etico del M5S ben sapendo che «l’adesione al MoVimento 5 Stelle comporta il dovere dell’iscritto di accettare e rispettare lo Statuto, il presente Codice Etico ed ogni regolamento ed atto posto in essere dagli organi associativi in conformità allo Statuto ed al Codice Etico» (articolo 1 del Codice Etico).

fioramonti m5s espulsione dimissioni statuto - 2

Fonte: Statuto del M5S

E proprio il Codice Etico all’articolo all’articolo 3 “Obblighi per i portavoce eletti sotto il simbolo del MoVimento 5 Stelle” stabilisce che il portavoce/eletto ha l’obbligo «in caso di espulsione del MoVimento 5 Stelle, a dimettersi dalla carica». Si dirà: ma Fioramonti se ne è andato dal MoVimento 5 Stelle, mica è stato espulso. Ed è qui che si passa allo Statuto del M5S, in particolare le lettere h) e m) dell’articolo 11 (“Procedimento per l’irrogazione di sanzioni disciplinari”). Al comma 5 della lettera h) si legge che i comportamenti che possono determinare l’adozione di provvedimenti sanzionatori per gli iscritti eletti ad una carica elettiva, sono tra le altre cose «gravi violazioni degli impegni assunti all’atto di accettazione della candidatura». È evidente quindi che al momento della candidatura gli eletti si sono assunti impegni ben precisi, che lo abbia fatto anche Fioramonti, che è stato candidato direttamente da Di Maio, però rimane un caso dubbio. Ma quali sono queste violazioni che possono determinare l’espulsione? Uno dei capi è «l’adesione ad altro Gruppo parlamentare e/o al Gruppo Misto».

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Fonte. statuto del gruppo parlamentare del M5S alla Camera

Esattamente il caso di Fioramonti. Il quale sicuramente avrà letto anche lo statuto del gruppo parlamentare del M5S alla Camera dei Deputati (dove è stato eletto). In particolare il comma 3 dell’articolo 21 dove si ribadisce che «sono in ogni caso espulsi dal Gruppo i componenti del Gruppo che aderiscano ad altro Gruppo parlamentare o al Gruppo Misto», il che è lapalissiano. Fioramonti per altro non è ancora espulso, perché la sua espulsione non è automatica ma deve essere ratificata. Ma di fatto avendo aderito al gruppo Misto è espulso dal M5S ed essendo espulso ha – come stabilisce il Codice Etico – l’obbligo di dimettersi dalla carica. Questo a prescindere dal fatto che la richiesta di dimissioni (ma anche il pagamento della penale da 100 mila euro) sia legittima e costituzionale. Dimostra se non altro che dei documenti dove è previsto tutta questa trafila esistono, che Fioramonti li abbia firmati o visionati pare fuori di dubbio – altrimenti non sarebbe stato candidabile nel M5S – che li abbia firmati senza leggerli (o abbia dimenticato il contenuto) è probabile. Se pensate che questa persona era il ministro dell’Istruzione, beh, il giudizio sta a voi. Del resto stiamo sempre parlando delle dimissioni di un politico che si è dimesso senza volersi dimettersi veramente, tutto il resto sono dettagli.

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