Fact checking

Che fine hanno fatto i filobus di Virginia Raggi?

Giovanni Drogo 08/08/2017

Erano nuovi, ecologici e avrebbero fatto bene alla salute dei romani. Così la sindaca Raggi il 27 marzo fa si vantava di aver rimesso su strada 15 filobus di ATAC. A cinque mesi di distanza in servizio ne restano solo due. Ad ammetterlo è il consigliere Enrico Stefàno che di fatto smentisce l’assessora Linda Meleo che quattro giorni fa parlava di 32 filobus già collaudati

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Ieri il consigliere comunale del M5S, nonché Presidente della Commissione mobilità, Enrico Stefàno ha scritto su Facebook quello che tutti – romani e giornalisti – sapevano da mesi. I filobus messi in funzione dalla giunta Raggi sono rotti. E non saranno in circolazione fino a settembre, quando ripartirà il contratto di manutenzione. Per la verità anche questa volta Stefàno riesce a non dire tutta la verità perché si limita a dire che il numero di filobus attualmente circolanti “in questi giorni è calato vertiginosamente”.

Enrico Stefàno si è accorto del “calo vertiginoso” dei filobus in ricolazione

Ma si tratta di un eufemismo. Perché come scrivono oggi Erika Dellapasqua e Andrea Arzilli sull’edizione locale del Corriere della Sera dei 45 filobus che costituiscono il parco mezzi (acquistato nel 2009) ne circolano attualmente solo due. I restanti 43 sono tutti in attesa di essere riparati e sono parcheggiati al deposito di Tor Pagnotta. Non tutti i mezzi però erano stati messi in circolazione. Eppure Virginia Raggi le cose le aveva presentate diversamente. Al grido di #riprendiamoci i filobus la giunta aveva proclamato la restituzione dei mezzi alla cittadinanza.

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La conferenza di presentazione dei 15 “nuovi” filobus di Atac


Appena cinque mesi (il 27 marzo) fa la sindaca Virginia Raggi annunciò assieme all’assessora Linda Meleo che quindici filobus sarebbero stati messi subito in circolazione.Su Facebook la Raggi rincarò la dose parlando dell’attenzione della giunta per la salute dei romani con un trasporto pubblico “più green”.

A chi ci accusa di non fare niente per Roma rispondiamo con i fatti: potenziamo il trasporto pubblico e lo rendiamo più sostenibile per l’ambiente, senza ulteriore impiego di fondi ma rimediando agli sprechi delle precedenti amministrazioni. Oggi abbiamo restituito ai cittadini romani quello che gli è stato tolto in precedenza.

Ma  il giorno dopo la grandiosa inaugurazione di Raggi&Meleo i filobus erano già fuori servizio.

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Il post con cui Enrico Stefàno ammette – a modo suo – che i filobus sono tutti rotti


Il 28 marzo quattro mezzi erano stati costretti a tornare al deposito per guasti alle centraline e problemi ai motori. Non si può nemmeno dire che fosse trattato di un imprevisto: il personale ATAC aveva avvertito che rimettere in circolazione i mezzi avrebbe comportato non poche difficoltà perché le vetture non sono sicure e persino in fase di collaudo avevano presentato problemi di affidabilità. In una lettera alla Sindaca i lavoratori della municipalizzata avevano parlato di «improvvisazione operativa». Anche perché il servizio di manutenzione dei filobus non era ancora stato affidato: ovvero i bus rotti sarebbero rimasti fermi.

Le ipotesi di complotto del consigliere Paolo Ferrara

Due giorni dopo, il 29 marzo, al conteggio dei filobus fuori servizio se ne aggiunsero altri tre. Ma la vicenda dei “nuovi” filobus – uno dei grandi successi della giunta Raggi – si complicò ulterioremente un mese dopo la corsa inaugurale. Il 18 aprile infatti quindici filobus su quindici erano fermi in deposito. Come spesso accade nella Roma a 5 Stelle ci fu chi si affrettò a bollare la notizia come una bufala. È il caso del capogruppo del MoVimento 5 Stelle in Campidoglio, Paolo Ferrara che su Facebook parlò di una bufala.
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Ma a smentirlo ci pensò direttamente l’ATAC che scrisse di «problemi che sono una evidente conseguenza del lungo fermo delle vetture prima della messa in esercizio». Inizialmente in una nota l’ATAC aveva negato che i filobus fossero tutti i fermi, ma dopo un rapido calcolo emerse che quindici mezzi su quindici (o 45 su 45 se preferite il conto totale) erano fermi per guasti.

Quando Enrico Stefàno se la prendeva col Corriere

All’epoca dei primi guasti Enrico Stefàno se la prese direttamente con il Corriere della Sera. Il quotidiano a suo dire era in contraddizione perché prima si lamentava dei 45 filobus fermi mentre dopo l’operazione della giunta si lamentava “perché camminano”.
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In realtà, come gli fecero notare nei commenti, «Enrico sei abbastanza intelligente da capire che si grida allo scandalo perché sono fermi, e si grida allo scandalo perché oggi camminano a Benzina . E sono filobus, cioè elettrici. Tanto è che di 15, 4 si sono già guastati». In effetti a Stefàno sembrava sfuggire un dato importante: le vetture sono state progettate per viaggiare con il motore elettrico, il diesel è previsto solo per piccoli spostamenti, per evitare ostacoli improvvisi, in caso di caduta nella tensione di rete.
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Appena quattro giorni fa l’assessora Linda Meleo rivendicava con orgoglio il successo della sua amministrazione nel rimettere in funzione i filobus spiegando che “a luglio sono state collaudate 32 vetture su 45“. Mezzi tolti dalla polvere e restituiti ai cittadini, chiosava con una punta d’orgoglio. Chissà come mai però in circolazione oggi di quei 32 mezzi ce ne sono solo due. Perfino Stefàno è stato costretto ad ammettere che qualche problema c’è. Forse l’immobilismo (dei filobus) rappresenta il modello di buona politica del M5S. Se ne parlerà, forse, a settembre. E intanto i romani ringraziano.

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