Fact checking
Emanuele Dessì: il candidato M5S spiega la vicenda della casa popolare
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2018-02-02
«Sui giornali si lascia intendere che io sia entrato in possesso di questa casa sfruttando le mie amicizie con consiglieri o con i criminali», dice. «Ma non c’è nulla di vero, ecco come sono andate le cose»
Emanuele Dessì dice la sua. Il candidato finito nella polemica politica prima per il video con Spada e poi per la storia della casa popolare a 7,75 euro di affitto mensile affida a una diretta Facebook la sua versione dei fatti, dopo la richiesta di spiegazioni arrivata da Roberta Lombardi e Luigi Di Maio.
Emanuele Dessì dice la sua
Prima di tutto Dessì parla del video con Domenico Spada: «Era un video promozionale, c’erano due piccoli spezzoni in una delle tante palestre di pugliato che frequentavo all’epoca. In quella palestra Valerio Monti allenava Domenico Spada, allora campione del mondo. Quindi ecco la prima smentita: io non frequentavo gli Spada, io andavo a trovare un pugile campione del mondo che si chiama Domenico Spada e che rappresenta l’Italia nel mondo. In quel periodo lui era un esempio dal punto di vista sportivo, è stato premiato da Delrio e Malagò con il collare d’oro”, dice ripetendo più o meno quanto dichiarato qualche giorno fa.
Dessì poi sostiene che la questione che lo riguarda è stata tirata fuori appositamente dopo la consegna della lista con il suo nome ad arte per colpire il MoVimento: «Tutti gli attivisti sanno quello che ho fatto, la mia vicinanza alla comunità. Proprio per questo non hanno mai dubitato un minuto sulla mia persona. Per questo sono stato uno dei più votati nel Lazio». E continua: «Mi scuso di quel gesto – dice riferendosi al rumeno “menato” – mentre attraversavo la piazzetta uno di tre ragazzi seduti su una panchina mi chiede una sigaretta, io gli dico di non averla, lui mi sputa e si gira. Mia moglie gli dice ‘Cosa cavolo fai?’ e lui in lingua rumena gli dice ‘Succhiami il…pene’ e allora io gli ho detto che stava esagerando, e lui mi ha sputato. Allora ho pensato di colpire questo ragazzo, perché avevo paura che colpisse mia moglie o le mie bambine. Questo ha convinto i suoi compagni di gioco ad allontanarsi, non ha subito traumi o nulla e se n’è andato. Dove ho sbagliato? Ho sbagliato a condividere con i miei amici quanto accaduto».
La casa popolare a 7,75 euro
Poi Dessì arriva alla questione della casa: «Sui giornali si lascia intendere che io sia entrato in possesso di questa casa sfruttando le mie amicizie con consiglieri o con i criminali», dice, anche se nel servizio di Piazzapulita e nell’articolo di Repubblica che raccontavano la storia nessuno ha scritto nulla del genere. «Mio nonno paterno rese un’abitazione civile una casa distrutta durante la guerra; mia nonna ci andò ad abitare e lì rimase; mia madre rimase lì fino al 1987, anno in cui morì. Mia madre, dopo la separazione con mio padre, andò ad abitare lì e io avevo già 24-25 anni. Poi il Comune chiese il rientro in possesso della casa di Frascati, si aprì una vertenza che portò nel 1989 a una sentenza che rigettava l’istanza del Comune sulla restituzione dell’immobile. Il contratto di locazione relativo all’immobile è stato oggetto di novazione agli eredi».
Dessì continua: «Riguardo l’affitto di 7,75 euro, questo è determinato da una legge regionale: ogni anno il Comune fa un censimento, prima pagavo un affitto più alto. Più volte ho provato a pagare di più, ma non mi è stato consentito per la legge. Nel 2003-2004 mia madre muore e io in quel momento avevo appena avuto una bambina. Per questo con la mia compagna Raffaella siamo andati a vivere lì. Io nel frattempo ho fatto molti lavori e pagavamo un altro affitto, ma mia moglie aveva deciso di vendere l’azienda e avevamo deciso di aprire un’azienda su Frascati. I primi anni andavamo bene, facevamo importazione dalla Cina di prodotti per il bagno, vendite online e così via. L’azienda purtroppo non ha funzionato, il fatturato è sceso e alla fine non mi sono potuto segnare come dipendente: l’unico reddito è dagli utili di questa azienda, che purtroppo non ne ha. Ho una sola azienda, l’altro è un consorzio di cui non ho diritto agli utili. Sono stato eletto membro del consiglio di amministrazione, ma senza compenso».
Come campa Emanuele Dessì?
«A questo punto – prosegue – potrete chiedervi: come campi? Me lo chiesero anche con un manifesto gli avversari politici del PD, dicendo che avevo reddito zero. Era un attacco politico, a cui come gruppo M5S Frascati abbiamo risposto e io ho querelato tutto il consiglio comunale di Frascati per quel manifesto, perché mi sono ritenuto diffamato. Nessuno è autorizzato a darmi dell’evasore fiscale, non può darmelo un politico del PD sulla base di illazioni». E continua: «Capisco se mi diciate che non dovrei propormi come senatore visto che non faccio funzionare un’azienda di trasporti. Ma nessuno mi può dire che ho fatto cose nel mio interesse e non in quello della cittadinanza. Sono una persona normale, forse un imbecille che non sa fare l’imprenditore ma onesto. Tutta questa documentazione è a disposizione degli attivisti del MoVimento 5 Stelle e sono a disposizione dello staff e dei Garanti. Loro mi diranno cosa devo fare e se posso continuare ad aiutare il M5S. Vi ringrazio».
Intanto il Comune di Frascati fa sapere che l’assegnazione della casa a Emanuele Dessì è regolare e non risulta moroso: “Per completezza di informazioni, lo stesso Dessì si era reso disponibile ad aumentare il valore del canone mensile corrisposto ma ciò non è stato possibile perché il Canone è correlato al reddito dichiarato”, precisa la nota del comune di Frascati.