La soluzione di Elena Fattori per i bambini immunodepressi

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-09-11

La senatrice pentastellata propone di tenere a casa i bambini immunodepressi “fino ai tre anni” ma al tempo stesso dice che è sbagliato e “nazista” tenere a casa da scuola i figli dei no-vax. Qualcosa non torna nella posizione del M5S sui vaccini

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Sarà pure una sciocchezza dire che il M5S è contro i vaccini ma nel MoVimento 5 Stelle ci sono ancora molte persone, tra cui consiglieri regionali di Lazio e Piemonte, che hanno le idee poco chiare sui vaccini. Merito del fatto che prima che si provvedesse a fare chiarezza sulla posizione ufficiale del MoVimento sulle vaccinazioni pediatriche Beppe Grillo e i suoi avevano più di qualche problema con i vaccini. Ciononostante qualcuno nel M5S dimostra di non aver ancora ben capito che i vaccini servono e soprattutto perché per alcune particolari categorie di persone (gli immunodepressi) è di fondamentale importanza che il tasso di copertura vaccinale sia il più alto possibile.

Per Elena Fattori i bambini immunodepressi devono rimanere a casa fino ai tre anni

Qualche giorno fa Davide Bono, consigliere regionale pentastellato piemontese, pretendeva di spiegarci che l’Epatite B non è contagiosa. Un’affermazione che ha scatenato molte polemiche e per la quale Bono, che è medico, è stato segnalato all’Ordine dei medici. Come spesso accade Bono poi ha corretto il tiro spiegando che l’Epatite B non si prende con uno starnuto e che – in virtù del modo di trasmissione della malattia – non ha senso vaccinare i bambini. Bono ha precisato che il M5S non è contro i vaccini (anche se lui dice che i vaccini sono inutili) ma «all’obbligo pena l’esclusione da scuola dei bimbi».
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Della stessa opinione è anche la senatrice Elena Fattori che assieme a Guido Silvestri e ad altri esperti ha elaborato la posizione ufficiale del MoVimento sulle vaccinazioni pediatriche. Per la Fattori è sbagliato tenere a casa i i figli dei no-vax e altrettanto sbagliate sono le espulsioni dal nito e dalla materna.
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Ma la Fattori va oltre: secondo lei anche i bambini immunodepressi “non dovrebbero proprio andare al nido”. Perché “uno Stato serio dovrebbe dare la possibilità alla madre di tenerli a casa fino ai 3 anni”. Il fatto è che i bambini non vaccinati “per scelta” rappresentano un potenziale pericolo per i bambini immunodepressi mentre questi ultimi non rappresentano un pericolo per nessuno. Ma la Fattori ritiene che lo Stato dovrebbe consentire alle madri di stare a casa fino ai 3 anni, per difenderli. Non è chiaro cosa succeda ad un eventuale bambino immunodepresso che si ammala dopo i 3 anni. E non è chiaro in che modo dopo i tre anni un bambino immunodepresso non sia più così immunodepresso da non rischiare nulla a frequentare una classe di non vaccinati.
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Per la Fattori è tutta colpa dello Stato, che è un po’ come dire che “è colpa delle Amministrazioni precedenti” quando si allaga una città perché non hai pulito le caditoie sei mesi fa.
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Alcuni genitori hanno fatto notare alla Fattori che è troppo comodo mettere ai margini i malati e i sofferenti per dare spazio a chi agisce in modo antiscientifico. Ed in effetti non si capisce come mai i genitori possano pretendere di avere “libertà di scelta” quando la stessa non è garantita ai genitori dei bambini immunodepressi, costretti semplicemente a restare a casa. Curioso poi che per la Fattori le madri debbano sacrificare la carriera per consentire ad altri di essere “free-vax”. I padri invece possono continuare a lavorare, perché è così che funziona la società?
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Curiosamente anche la Fattori, così come Bono, è stata fraintesa e corregge il tiro. Anche lei è madre di un bambino che per motivi di salute non è stato vaccinato. E lei ha fatto la scelta di rimanere a casa.

Bambini no-vax e bambini immunodepressi non hanno colpe

La Fattori dichiara quindi che nessun bimbo malato o sano merita di essere lasciato a casa per l’incapacità degli adulti. Quindi tenendo conto che un bambino immunodepresso non lo è “per incapacità degli adulti” non si spiega come mai la senatrice proponesse di tenerli a casa da scuola. Ricordiamo alla Senatrice che così come un bambino immunodepresso improvvisamente non guarisce al compimento dei tre anni un bambino no-vax rimarrà tale anche una volta intrapresa la scuola dell’obbligo, continuando a mettere a repentaglio la vita dei bambini immunodepressi. Ci sono malattie come ad esempio la leucemia infantile che non guariscono in un paio d’anni e il cui decorso è piuttosto lungo e può protrarsi ben oltre la scuola materna, quella elementare o le scuole medie. Nel frattempo un bambino figlio di no-vax continuerebbe a rimanere non vaccinato.
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È vero: così come i bambini immunodepressi anche i bambini no-vax non hanno colpe. E i bambini no-vax sono anche esposti a rischi inutili. Ma a differenza dei primi la loro condizione è facilmente reversibile con la vaccinazione. La situazione “patologica” di cui soffrono i bambini no-vax è dovuta ai genitori.
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Nessuna “mammina” mette il figlio al nido “a tre mesi” e nessuno ritiene che se tutti sono vaccinati la mammina possa portare il  “bimbo difficile” al nido senza problemi. Questo lo sanno bene tutte le mammine (quando disprezzo c’è in questa parola?) che hanno “bimbi difficili”. Ma perché non ridurre almeno i problemi e i fattori di rischio sui quali è possibile intervenire?
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Molti genitori sono insorti contro le parole della Fattori e contro le sue “precisazioni”.
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La senatrice però rimane della sua opinione: vietare la scuola ai figli no-vax non risolverà il problema. Ed è vero: l’unico modo per risolvere il problema è innalzare il livello della copertura vaccinale.
 

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