Come il M5S ha fregato i diplomati magistrali che restano fuori dalle GAE

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-02-28

Nei mesi scorsi i ministri e i portavoce del M5S si sono fatti spesso fotografare assieme agli aderenti del Coordinamento diplomati magistrali abilitati per dimostrare la loro vicinanza. Ma ieri il Consiglio di Stato ha stabilito che le maestre e i maestri diplomati non possono accedere alle Graduatorie ad esaurimento. Piccola storia di come la politica ha sfruttato i precari della scuola, lasciandoli senza dignità

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Le maestre e i maestri diplomati magistrali restano fuori dalle Graduatorie ad esaurimento (GAE). A deciderlo è stata l’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato che ha stabilito che «il possesso del solo diploma magistrale conseguito entro l’anno scolastico 2001/2002 non costituisce titolo sufficiente per l’inserimento nelle graduatorie ad esaurimento del personale docente ed educativo istituite dall’articolo 1, comma 605, lett. c), della legge 27 dicembre 2006, n. 296». Questo significa che per i diplomati magistrali l’immissione in ruolo non potrà avvenire in base allo scorrimento delle graduatorie ma sarà necessario superare un concorso.

Cosa ha stabilito il Consiglio di Stato sui diplomati magistrali

Il Consiglio di Stato conferma così quanto stabilito nella precedente sentenza emessa dalla Plenaria nel 2017 che diede il via alla battaglia dei diplomati magistrali.  Con la recente sentenza l’Adunanza ha ribadito la necessità di superare un concorso per accedere ai posti di insegnamento cosa che appunto esclude coloro che hanno conseguito il diploma magistrale (e non hanno altri titoli di studio) prima del 2001. I maestri e le maestre che sono in possesso del diploma magistrale non perdono l’abilitazione all’insegnamento ma per poter accedere alle cattedre dovranno superare i concorsi.

 

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Il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti ha commentato la sentenza dichiarando che «la decisione del Consiglio di Stato sui diplomati magistrali conferma la bontà e la lungimiranza delle decisioni prese dal Governo e dalla maggioranza con il Decreto Legge Dignità a tutela di questi lavoratori» ricordando come «grazie alle norme varate questa estate, infatti, il personale è stato messo nelle condizioni di partecipare a un concorso semplificato che consentirà agli interessati di accedere all’immissione in ruolo». Ed è proprio in virtù dell’introduzione del decreto legge 12 luglio 2018, n. 87 (il cosiddetto decreto dignità) che ha istituito il concorso straordinario che si è resa necessaria una seconda valutazione da parte del Consiglio di Stato. Il Decreto Dignità però non è intervenuto sulla questione del valore abilitante ex se del diploma magistrale. Al momento sono circa 50mila i diplomati magistrali cui è impedito l’accesso alle GAE e sono state 42mila le domande di iscrizione al concorso straordinario indetto dal Ministero.

I diplomati magistrali usati come burattini da politici e ministri

Dal punto di vista giudiziario la vicenda non finisce qui perché a marzo è atteso il pronunciamento della Cassazione sulla sentenza “gemella” del Consiglio di Stato, quella del 2017. Se la suprema Corte decidesse di annullare la sentenza del 2017 a cascata si potrebbe arrivare anche all’annullamento di quella dei giorni scorsi, con il prevedibile effetto di complicare ulteriormente le cose per il Governo, almeno dal punto di vista dell’immagine. L’esecutivo ha tentato di prendere tempo trasformando in contratto a tempo determinato (fino al 30 giugno 2019) il contratto a tempo indeterminato (o le assunzioni annuali) già sottoscritto dai docenti magistrali abilitati. Ma questo non basta.

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In un post pubblicato questa mattina sulla pagina Facebook del Coordinamento Diplomati Magistrali Abilitati i docenti esprimono tutta la loro amarezza e impotenza: «come dei Burattini appesi ad un filo che non riusciamo a spezzare. Un filo mosso a turno dai giudici delle diverse sezioni, dai politici, dai ministri, dagli avvocati, dagli “opponendum” e dall’assenza dei sindacati». I docenti non dimenticano di essere stati a lungo blanditi da chi oggi è al governo e che ha lasciato intendere che una soluzione si sarebbe trovata. Ad esempio durante un comizio a Pescara Luigi Di Maio disse alle maestre «vi dovete fidare di me, perché nessuno vuole mandarvi a casa e nessuno vuole compromettere le vostre aspettative di lavoro». Qualche giorno dopo la senatrice Barbara Floridia ribadiva in Aula a Palazzo Madama che il M5S stava con le maestre “anche adesso che stiamo al governo”. Ora ai diplomati magistrali – usati come tanti per fare un po’ di campagna elettorale – resta solo il concorso straordinario. Che però rischia di lasciare fuori molte maestre. I 24 mesi di servizio inseriti tra requisiti di accesso per il concorso potrebbero portare all’esclusione di docenti abilitati. Ad esempio quelli inseriti con riserva nelle GAE in seguito ai ricorsi ma che non hanno i due anni di servizio oppure coloro inseriti nella III fascia delle graduatorie e in possesso di diploma magistrale.

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