Scuola, il decreto dignità contro la dignità dei docenti

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-07-27

La maggioranza prova a mettere una pezza alla questione dei diplomati magistrali abilitati con un concorso straordinario su base regionale. Ma al tempo stesso rischia di lasciare senza lavoro i docenti disabili che hanno ottenuto l’abilitazione

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Alcuni giorni fa la commissione Lavoro della Camera ha approvato un emendamento dei relatori al decreto dignità. All’interno anche l’emendamento Scuola che riguarda i diplomati magistrali e che consente l’assunzione nella scuola dei precari diplomati prima dell’anno scolastico 2001/2002. L’assunzione avverrà tramite concorso straordinario “semplificato” su base regionale (con una sola prova orale) al quale potranno accedere appunto i diplomati magistrali e i laureati in scienze della formazione che abbiano svolto almeno due anni di servizio negli ultimi otto.

La sanatoria per i 43mila docenti della scuola primaria

L’idea è quella di risolvere la questione aperta dalla sentenza del Consiglio di Stato che lo scorso anno aveva stabilito che il diploma magistrale, conseguito prima del 2001/2002, non poteva più considerarsi un titolo di studio abilitante ai fini dell’insegnamento nella scuola primaria. Di conseguenza il personale docente assunto non poteva essere assunto mentre chi era nelle graduatorie ad esaurimento (GAE) perdeva il diritto all’assunzione. L’escamotage individuato dal governo consiste nell’eseguire le sentenze di esclusione dalla GAE emanate dai TAR trasformando in contratto a tempo determinato (fino al 30 giugno 2019) il contratto a tempo indeterminato (o le assunzioni annuali) già sottoscritto dai docenti. In questo modo si vuole salvaguardare il regolare svolgimento del prossimo anno scolastico. Inoltre è previsto che 7.500 docenti vengano retrocessi di un gradino nella graduatoria. I docenti abilitati mediante Pas e Tfa invece resteranno fuori dalle GAE.

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Il prossimo anno scolastico i posti per i docenti nella scuola per l’infanzia e primaria (compresi quelli di sostegno) saranno assegnati per il 50% agli iscritti nelle GAE e per il restante 50 per cento ai vincitori di concorso (sia quello ordinario del 2016 che quello straordinario). Il nuovo concorso sarà su base regionale – e si potrà partecipare in un’unica regione – e dei 100 punti 100 punti complessivi 30 vengono assegnati alla prova orale, mentre dei 70 riservati ai titoli, 50 punti vanno al servizio.

Che fine faranno i docenti disabili?

«Questa è l’ora delle norme giuste, equilibrate, costituzionali e che non cadano davanti al primo ricorso. Norme che rendono la scuola più stabile con 12 mila posti aggiuntivi per l’infanzia e la scuola primaria rivolti ai diplomati magistrali e ai laureati in scienze della formazione con questo selezione straordinaria e che risponda ai pasticci del passato con il blocco dei licenziamenti di 7000 persone». Così ha commentato in una nota il pentastellato Luigi Gallo, presidente della Commissione Cultura della Camera. Non tutti però la pensano così. Il senatore Patrizio La Pietra di Fratelli d’Italia denuncia come saranno «7000 le persone che perderanno il ruolo con questo provvedimento. Le insegnanti chiedono legittimamente la riapertura delle graduatorie ad esaurimento e la salvaguardia dei ruoli. Il Governo grillo-leghista non vuole assumersi la responsabilità di superare la sentenza del Consiglio di Stato che è un verdetto politico.  Far passare i ricorsi delle insegnanti avrebbe significato annullare di fatto la Buona Scuola di Renzi.  Il Governo del cambiamento ha fatto tante promesse durante la campagna elettorale per poi rimangiarsele»

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Meno critica invece FLC-CGIL che plaude ai criteri di selezione del concorso che premiano l’anzianità di servizio. Ma c’è chi ad esempio solleva dubbi sui 24 mesi di servizio inseriti tra requisiti di accesso per il concorso evidenziato come in questo modo rimangono fuori migliaia di docenti; ad esempio quelli inseriti con riserva nelle GAE in seguito ai ricorsi ma che non hanno i due anni di servizio oppure coloro inseriti nella III fascia delle graduatorie e in possesso di diploma magistrale.

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C’è poi il caso paradossale evidenziato da un docente milanese in una lettera pubblicata su Orizzonte scuola. Nella lettera Mario, disabile, insegnante da 11 anni e assunto come maestro di scuola primaria a tempo indeterminato nel 2017 solleva una questione non molto dignitosa, quella del licenziamento dei docenti dei disabili inseriti nelle graduatorie speciali. La situazione poi diventa assurda quando Mario spiega che in questo modo un docente disabile potrebbe rimanere un anno senza lavoro:

Ma la beffa deve ancora arrivare, per iscriversi alle liste del collocamento mirato, oltre ad avere una disabilità riconosciuta minima del 46% ed essere disoccupati, è necessario avere un reddito basso non superiore alle 8000 euro lordi annui, quindi chi ha lavorato, come nel mio caso e non solo, oltre ad esse licenziato, almeno per un anno non può iscriversi alla liste di collocamento perché ha un reddito che supera gli 8000 euro e se nel frattempo vinci il concorso non puoi fare valere i tuoi diritti di disabile perché non appartenente alle liste di collocamento per i motivi sopra citati.

Ed è anche qui il problema della mancanza di dignità all’interno del decreto. Docenti disabili che hanno ottenuto un posto fisso se lo vedranno togliere e dovranno aspettare un anno, anche dopo aver vinto il concorso, per poter rientrare all’interno delle liste di collocamento.

Leggi sull’argomento: Cosa succede quando il M5S non rispetta le sue regole (spoiler: niente)

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