Whirlpool, la lettera che smentisce Di Maio

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-06-15

Politico.eu cita una missiva di Whirlpool e rivela che il capo di gabinetto di Di Maio sapeva tutto e aveva partecipato ad incontri con i nuovi potenziali investitori. Ma il ministro ha continuato a negare

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Una lettera inviata ad aprile dai vertici di Whirlpool al ministero dello Sviluppo smentisce Luigi Di Maio. E dimostra che il suo ministero dello Sviluppo era a conoscenza dell’intenzione da parte dell’azienda di cedere lo stabilimento di Napoli, cosa che il ministro ha pubblicamente smentito. Della lettera, di cui aveva parlato nei giorni scorsi l’ex ministro Carlo Calenda, parla oggi Politico.eu.

Whirlpool, la lettera che smentisce Di Maio

Giovedì scorso Di Maio in un intervento alla radio aveva negato di aver ricevuto notizie da parte dell’azienda. La lettera inviata agli inizi di aprile segnalava che Whirlpool non poteva più sostenere l’impegno di tenere in piedi Napoli “dato che il segmento di business stava vivendo un forte calo della domanda” e segnalava che un investitore era pronto a subentrare salvaguardando i posti di lavoro.

Due diverse fonti confermano a Politico.eu che il ministro era consapevole della decisione dell’azienda e aveva incaricato i suoi sottoposti di esplorare alternative. I funzionari del ministero avevano chiesto ad Invitalia di incontrare il potenziale investitore individuato da Whirlpool per fornire una valutazione tecnica della proposta.

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Il primo incontro, svoltosi presso la sede del ministero a Roma il 19 aprile, ha visto la presenza del vice capo di Gabinetto di Di Maio, Giorgio Sorial, di funzionari di Invitalia e di rappresentanti del potenziale nuovo investitore. Di Maio e Sorial non hanno risposto al commento che gli ha chiesto Politico. Altri incontri si sono tenuti a maggio, due al ministero e il terzo presso la sede di Invitalia.

Quello che Di Maio non dice su Whirlpool

Nei giorni scorsi abbiamo raccontato che il suo predecessore al ministero, Carlo Calenda, ha sostenuto (senza essere smentito carte alla mano da nessuno) a L’Aria che tira che ad inizio aprile il ministero sapeva della questione che riguardava il sito di Napoli. Di Maio ha atteso le elezioni europee e la chiusura delle urne per andare all’attacco di Whirlpool e per far incontrare Invitalia con i subentranti. Gli incentivi, sosteneva Calenda, il sito di Napoli non li ha ancora presi mentre gli altri che Di Maio ha promesso di revocare sono stati già spesi. Ma soprattutto, l’altroieri si è svolto il famoso tavolo tra azienda, sindacati e ministero e il comunicato finale della Fim Cisl parla chiarissimo:

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Il comunicato dei sindacati dopo l’incontro di Whirlpool (da Twitter)

La Whirlpool ha infatti detto che a causa delle azioni messe in campo dal governo (ovvero la minaccia di revoca dei fondi) non c’erano le condizioni per trovare una soluzione per il sito di Napoli, aggiungendo che le dichiarazioni pubbliche del ministro hanno creato un danno all’impresa. E se ne capisce facilmente il perché: se Whirlpool ha deciso di vendere lo stabilimento di Napoli, un possibile acquirente poteva trovare appetibile l’affare sapendo dei 17 milioni di euro di fondi da cui partire. Se questi venissero meno, anche gli acquirenti potrebbero ripensarci. A fronte di ciò, il ministro ha fatto sapere che ribadisce “il no alla chiusura dello stabilimento” (che non ha auspicato nessuno finora, avete notato?) e “il no al disimpegno di Whirlpool”. Notate la finezza politico-comunicativa: il ministero non dice no alla vendita, ovvero a quello che realmente è in ballo, ma no “al disimpegno”, che invece è parola generica e può voler dire tante cose (ad esempio che Whirlpool potrebbe garantire commesse per qualche anno al nuovo proprietario per tenere in piedi in ogni caso lo stabilimento). La situazione quindi è attualmente questa: nessuno ha detto che lo stabilimento di Napoli andava chiuso, nessuno ha detto che Whirlpool manterrà la proprietà dello stabilimento. Anzi, Whirlpool ha detto il contrario. Noi non possiamo sapere se domani o dopodomani l’azienda cambierà idea ma il dato di fatto è uno: la vera battaglia su Whirlpool comincia ora. E se il ministro non è troppo impegnato, sarebbe il caso di combatterla.

Leggi anche: Perché su Whirlpool Di Maio e i grillini hanno capito proprio male

 

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