Fact checking
Di Maio e il complotto del testo manipolato sulla pace fiscale
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2018-10-17
Di Maio minaccia una denuncia: al Quirinale è arrivato un testo manipolato e diverso rispetto a quello approvato in CDM. Il presidente della Repubblica risponde e spiazza tutti: “Il testo non è ancora pervenuto”
“Non è possibile che vada al Quirinale un testo manipolato” che riguarda la pace fiscale. “Domani sarà depositata una denuncia alla Procura della Repubblica”: Luigi Di Maio lancia la bomba a Porta a Porta perché all’atto della sua trasmissione al Quirinale, secondo quanto denunciato dal vicepremier, sarebbe stato manipolato dopo l’approvazione in Consiglio dei ministri. “C’è di tutto, c’è il reato di riciclaggio, c’è di tutto. Questa parte deve essere tolta”, dice riferendosi all’articolo 9 del decreto fiscale. Subito dopo l’accusa è stata ribadita sulla pagina Facebook del vicepremier, “condita” da pesanti insinuazioni nei confronti dei tecnici e degli alleati della Lega.
Chi ha manipolato il testo sulla pace fiscale?
Di Maio sostiene che il testo della pace fiscale trasmesso al Quirinale sia diverso da quello approvato dal Consiglio dei ministri. Roberto Petrini su Repubblica ha spiegato la questione del riciclaggio e dell’antiriciclaggio in relazione alla dichiarazione integrativa della pace fiscale, ovvero il meccanismo in base al quale per i precedenti cinque anni di imposta si potrà far emergere fino a un terzo di quanto dichiarato l’anno precedente e non oltre 100 mila euro, pagandoci sopra solo un 20% di imposta. Un contribuente che abbia dichiarato 50mila euro nel 2013 e integri a 65mila euro il proprio reddito, sui 15mila fatti emergere pagherà soltanto 3mila euro di Irpef, risparmiandosi il pagamento delle salatissime sanzioni e gli interessi di mora. Da questa base di partenza secondo Di Maio si sarebbe aggiunto il meccanismo del riciclaggio e dell’autoriciclaggio:
Per chi partecipa alla dichiarazione integrativa si “esclude la punibilità delle condotte previste dagli articoli 648-bis e 648-ter del codice penale” commesse in relazione all’evasione. Si tratta di due reati gravi come il riciclaggio e l’autoriciclaggio che prevedono pene da 2 a 8 anni.
In particolare il reato di autoriciclaggio, introdotto recentemente nella normativa italiana, colpisce chi “avendo commesso o concorso a commettere un delitto non colposo, impiega, sostituisce, trasferisce, in attività economiche, finanziarie, imprenditoriali o speculative, il denaro, i beni o le altre utilità provenienti dalla commissione di tale delitto, in modo da ostacolare concretamente l’identificazione della loro provenienza delittuosa”.
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Il complottone evocato da Di Maio
Il vicepremier nella dichiarazione su Facebook non mette la mano sul fuoco su nessuno riguardo l’autore della mossa, visto che accusa una manina politica (la Lega) o una manina tecnica (gli odiati tecnici del MEF), ma a Porta a Porta corregge il tiro e dice di non aver motivo di dubitare del Carroccio: a questo punto rimane un solo colpevole in campo per l’ispettore Di Maio. In questo governo stanno avvenendo tante cose inedite, tanti giochini. Ciò che metteremo in campo dopo la denuncia in Procura ci farà capire”, sostiene bellicoso da Vespa avvolto dalla sindrome di accerchiamento più bieca: “Questo è il governo con il più alto numero di nemici e questa cosa non mi meraviglia”.
L’unica accusa lanciata è però di oscuro significato: “Il meccanismo decisionale del Cdm è troppo informale. Deve avere dei segretari che verbalizzano”. Sospetta del sottosegretario Giancarlo Giorgetti per quanto riguarda la presunta manomissione del dl fiscale trasmesso al a Colle? “Non mi permetterei mai”. E qui arriva il colpo di scena finale in una nota: in riferimento a numerose richieste da parte degli organi di stampa, l’ufficio stampa del Quirinale precisa che il testo del decreto legge in materia fiscale per la firma del Presidente della Repubblica non è ancora pervenuto al Quirinale.
Il deputato Michele Anzaldi fa notare che la ricostruzione di Di Maio non è credibile: “Per trasmettere un decreto al Quirinale serve la firma del presidente del Consiglio su un testo verificato dal sottosegretario di Stato. Di Maio denuncia Conte e Giorgetti? O siamo di fronte alla solita sceneggiata per la tv? Vergognoso coinvolgere ancora una volta il Colle”. Ma quando gli viene riferita la smentita del Colle, Di Maio cambia tutto con una sciabolata morbida che pesca l’avversario in contropiede per quanto è caciarona: “Si può tornare indietro. Io denuncio una cosa che è un dovere morale nei confronti dei cittadini. Ai miei uffici è stato riferito che quel testo è stato mandato al Quirinale. Se non è così torno a Palazzo Chigi, accertiamo tutto. Non ci sarà bisogno di riunire un nuovo Cdm. Basta stralciare quella parte dal testo”. E vissero tutti felici e contenti. Con un dubbio: ma alla fine la manina di chi era?