Fatti
La svolta (annunciata) di Matteo Salvini
Alessandro D'Amato 20/04/2018
Al Salone del Mobile il leader della Lega dice che vuole fare “tre passi avanti” per fermare il disegno di riportare il PD al governo. Ma l’unico modo che ha per farli, attualmente, è mollare Berlusconi e chiedere in cambio la presidenza del Consiglio a Di Maio
«Piuttosto che riportare al governo il PD, faccio tre passi avanti io. Sono a disposizione personalmente e direttamente»: quella di Matteo Salvini durante il suo giro tra gli stand del Salone del Mobile nel quartiere fieristico di Milano sembra proprio una candidatura e il contesto in cui è pronunciata è ancora più gustoso, visto che il leader della Lega rispondeva a Silvio Berlusconi, che oggi in Molise è tornato a chiudere al MoVimento 5 Stelle e soprattutto a dire che lui vorrebbe chiedere i voti al Partito Democratico per far partire un governo di centrodestra.
La svolta (annunciata) di Matteo Salvini
Ora, se ieri la trattativa segreta tra Di Maio e Salvini era vera e non frutto di un equivoco o di una trappola, è evidente che Salvini ha un solo modo per fare “tre passi avanti”: chiedere l’incarico per formare un governo con il MoVimento 5 Stelle. Barattando il suo arrivederci a Berlusconi per paura del governo dei tecnici (un altro spauracchio agitato dal Capitano) con la presidenza del Consiglio che invece per il M5S deve andare a Di Maio senza discussioni. ”Io – ha detto – aspetto rispettosamente le scelte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dopo, di fronte a a questi veti e ammiccamenti mi sentirò libero di mettermi direttamente a disposizione”, ha spiegato Salvini. Una svolta?
Per ora è piuttosto l’annuncio di una svolta. Salvini non ha detto esplicitamente di avere l’intenzione di mollare il vecchio alleato per il nuovo, e soprattutto non ha alcuna certezza che in cambio dell’arrivederci a Berlusconi il MoVimento gli conceda la poltrona di presidente del Consiglio. Non solo: storicamente la Lega ci ha abituati a decine di migliaia di penultimatum dati all’alleato che alla fine non si sono risolti in nulla. Ce n’è abbastanza per dubitare che questa sia la vera svolta della crisi di governo. Ma è un buon inizio.