Il prezzo pagato da Di Maio per il governo con Salvini

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-05-06

L’ipotesi di governo tecnico riaccende le trattative tra Lega e M5S: niente Palazzo Chigi per i grillini ma un ministero per il reddito di cittadinanza. Lo strappo della Lega da Berlusconi torna ad essere possibile

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Un improvviso ritorno di fiamma (tricolore) grazie alla minaccia del governo tecnico riporta in campo l’ipotesi di governo tra Lega e MoVimento 5 Stelle. E parte da un punto: il presidente del Consiglio non sarà Luigi Di Maio mentre c’è una possibilità che lo sia Matteo Salvini, oppure un nome leghista indicato da lui (Giancarlo Giorgetti è in pole).

Il ministero per il reddito di cittadinanza

In cambio a Di Maio (o a una persona da lui scelta) verrebbe dato il reddito di cittadinanza, promessa principe del MoVimento 5 Stelle in campagna elettorale, e persino un ministero ad hoc che si occupi della legge, come scrive Ilario Lombardo sulla Stampa. La partita tra 5 Stelle e Lega si è riaperta quando i due partiti hanno capito che Sergio Mattarella si stava dirigendo verso il governo del Presidente, ed era già cominciato il totonomi sull’incarico di governo.

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La paura di Di Maio e Salvini è che il Quirinale tiri fuori dal cilindro una soluzione a cui uno dei due (o entrambi) difficilmente potrebbero dire di no: ovvero un nome popolare e vicino alle aspirazioni e agli ideali dei grillini. Per una leadership che la politica dei due forni ha logorato ampiamente (come si vede dai sondaggi) sarebbe difficile continuare a mettersi di traverso, anche a causa dell’ok che potrebbe arrivare dal Partito Democratico. Di qui la riapertura della trattativa con la Lega, che però oggi ha ancora bisogno di un fatto per sostanziarsi.

Cosa aspetta Matteo Salvini

Ovvero deve consumarsi lo strappo tra Matteo Salvini e Silvio Berlusconi che doveva arrivare dopo le elezioni in Friuli Venezia Giulia ma che potrebbe concretizzarsi adesso e su due schemi tattici ben precisi, spiegati oggi sulla Stampa:

Ci sono due modi, ed entrambi sono stati affrontati nei colloqui tra M5S e Lega. Il primo è più lineare, ma anche più difficile: Berlusconi dà l’appoggio esterno e si parte (era la proposta di Di Maio, già respinta). Il secondo è più contorto ma è quello che preferirebbero i leghisti, e anche i grillini: Berlusconi dice sì al governo di tregua del Capo dello Stato, offrendo a Salvini l’occasione per rompere con lui.

Il leader della Lega sentirebbe di avere le mani libere e non potrebbe essere accusato di «tradimento» dall’ex Cavaliere per aver rotto il patto di centrodestra. Anzi, sarà lui, a quel punto, a dire che Berlusconi, sposando un esecutivo di tecnocrati, ha rotto il patto con gli elettori. Alla fine, l’incognita resta sempre il leader di Forza Italia.

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Vignetta di El Giva

Ecco perché Salvini continua a insistere con la sua proposta ai grillini: un governo politico che comincia a tempo determinato e poi si vede: «Faccio da garante io per tutto il centrodestra, voi parlerete solo con me, Berlusconi resterà in disparte». Ma il M5S non si fida più. Troppe volte, dicono, «ci ha promesso che si sarebbe liberato facilmente di Berlusconi».

Di Maio, Salvini e l’Europa brutta e cattiva

In ogni caso Salvini ricomparirà questa sera a Roma per il vertice di centrodestra a Palazzo Grazioli con Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni. Bisognerà concordare una linea per andare al Quirinale e proprio lì potrebbe arrivare a consumarsi lo strappo con Forza Italia, se Berlusconi dovesse mettere sul tavolo l’appoggio al governo tecnico di Mattarella. Spiega Carmelo Lopapa di Repubblica: 

In assenza di numeri che possano sostenere la richiesta di un incarico per il centrodestra, Gianni Letta nei suoi riservati contatti col Quirinale ha continuato a lavorare in questi giorni per garantire la disponibilità di Forza Italia alla soluzione “di tregua” che il Colle si appresta a varare. Qui le strade con Salvini si divaricano, e non poco.

Basta leggere la nota che non a caso in serata viene pubblicata dalla capogruppo Mariastella Gelmini: «È giunta l’ora della responsabilità. Serve un governo. Lunedì ascolteremo il presidente della Repubblica e proveremo a trovare una soluzione allo stallo. Partiamo dal centrodestra che ha vinto, ma un immediato ritorno alle urne sarebbe assurdo, noi di Forza Italia siamo pronti a lavorare per affrontare le emergenze».

La postilla sembra essere un dito nell’occhio all’alleato leghista e il sostegno invece ai principi irrinunciabili per il capo dello Stato: «Primi punti sono l’appartenenza del nostro Paese all’Unione europea, alla moneta unica e un pieno riconoscimento nell’Alleanza Atlantica».

matteo salvini

Come Di Maio e Salvini vogliono far fuori Berlusconi per il governo

Proprio mentre Gelmini dava prova di responsabilità e atlantismo, dimostrando così di avere più punti in comune con il M5S di Di Maio rispetto a Salvini, il Capitano ricordava che la Lega non vuole essere “schiava dell’Europa”. Proprio questo potrebbe causare lo strappo con Berlusconi che porterebbe rapidamente alla congiunzione con il MoVimento 5 Stelle per il governo. Ieri, in serata, si è svolto un vertice tra i grillini – l’ennesimo di questo periodo e anche, probabilmente, uno dei più delicati — per decidere le prossime mosse. E per discutere di cosa fare se lo strappo di Salvini dovesse davvero avverarsi.

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Fonte: Il Sole 24 Ore del 06/03/2018

Il MoVimento 5 Stelle attenderà comunque cosa accade nel centrodestra, che sarà sentito al Quirinale prima del MoVimento 5 Stelle lunedì quando il presidente Mattarella proporrà la sua soluzione per uscire dalla crisi. Poi sceglierà in base a quello che succederà nel centrodestra. Se non dovesse succedere niente, valuterà l’ipotesi proposta dal Capo dello Stato. Altrimenti si butterà tra le braccia di Salvini. E se sono cose, coseranno.

Leggi sull’argomento: L’ultimo appello di Salvini per il governo Lega-M5S

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